Atanasio di Alessandria: differenze tra le versioni

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Atanasio nacque ad [[Alessandria d'Egitto]] tra il 295 e il 299<ref>Khaled Anatolios, ''Athanasius'', New York, Routledge, p. 2.</ref> pochi anni prima dell'ultima grande persecuzione contro i cristiani scatenata dall'imperatore [[Diocleziano]] (303-305), e morì qualche lustro prima dell'adozione del [[Cristianesimo]] come religione ufficiale dell'[[Impero romano]]. Profondamente legato all'Egitto (scrisse in [[lingua copta|copto]])<ref>«''Il a de fortes attaches égyptiennes, il écrit lui-même en copte, et c'est dans la vieille sagesse d'Egypte que plongent les racines de sa pensée...''» («Ha dei forti legami egiziani, egli stesso scrive in copto, ed è nella vecchia saggezza d'Egitto dove affondano le radici del suo pensiero...»). Cit. da André Piganiol, ''L'Empire Chrétien (325-395)'', Presses Universitaires de France, Parigi, 1972, p. 48 (II edizione aggiornata da André Chastagnol).</ref> si formò nell'ambiente alessandrino, dove esisteva una rinomata scuola cristiana, e iniziò la carriera ecclesiastica come segretario del vescovo [[Alessandro di Alessandria|Alessandro]]. La sua vita fu legata al grande sforzo che la Chiesa dovette sostenere in quegli anni per dirimere l'accesa controversia sul dogma [[Trinità (cristianesimo)|trinitario]], alla cui difesa Atanasio si dedicò con tutte le sue energie.
 
Ancora [[diacono]] accompagnò il vescovo Alessandro al [[primo Concilio di Nicea]] del [[325]], voluto dall'imperatore [[Costantino I|Costantino]] per discutere della questione sollevata dalla predicazione di [[Ario]], all'epoca presbitero nella stessa città, il quale metteva in dubbio la natura divina di [[Gesù Cristo]]. Il concilio elaborò un "simbolo", cioè una definizione dogmatica relativa alla fede in Dio, nel quale compare, attribuito al [[Cristo]], il termine {{Unicode|ὁμοούσιος}} ''homooùsios'' (tradotto in latino con il termine ''consubstantialis Patri'' e quindi in italiano con il termine consustanziale al Padre, ma letteralmente "della stessa essenza"), che costituisce, tuttora, la base dogmatica del Cristianesimo storico. Il [[simbolo niceno]] si pose in netta antitesi con il pensiero di Ario, che predicava invece la creazione del Figlio ad opera del Padre e quindi negava la divinità del Cristo. {{vedi anche|Arianesimo}}
 
Atanasio fu per tutta la vita testimone e strenuo difensore dei principi stabiliti dal concilio, e per questa sua fermezza dovette subire cinque condanne all'[[esilio]]<ref>{{cita web|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/i-vescovi_(Enciclopedia-Costantiniana)/|titolo=I vescovi|accesso=24 agosto 2015}}</ref> negli anni che vanno dalla sua nomina a vescovo ([[328]]), alla sua morte. Profondo conoscitore della natura umana, poté però sempre contare sull'affetto e la fedeltà del suo clero e del suo popolo, che non avrebbe esitato a prendere anche le armi in sua difesa, sebbene la sua elezione non fosse stata immune da qualche dubbio di irregolarità e precipitazione<ref>[[Edward Gibbon]], ''Decadenza e caduta dell'Impero romano'', Avanzini & Torraca Ed., vol. III, cap. XXI, pag. 210 e seg.</ref>. Autore della già celebre [[Vita di Antonio]], gli antichi storici della Chiesa hanno voluto attribuire ad Atanasio di Alessandria anche la [[Vita di Sincletica]]: come quella infatti narra i detti e fatti del patriarca del monachesimo cristiano, così questa descrive “la vita e i modi della beata maestra Sincletica”, come rende chiaramente esplicito il titolo greco dell'opera. La tradizione manoscritta tuttavia non è concorde nell'ascrivere la paternità dell'opera ad Atanasio, variando nell'attribuzione ad altri più o meno sconosciuti autori, quali un certo Policarpo asceta o un Arsenios Pegados, la cui identificazione al pari del primo, rimane incerta e dubbia.<ref>[[Pseudo Atanasio]], [[Vita di Sincletica]]. Gli insegnamenti spirituali di una Madre del deserto, introduzione, traduzione e note di [[Lucio Coco]], Edizioni San Paolo, Cinsello Balsamo 2013</ref>.