Interferenza (fisica): differenze tra le versioni
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== Cenni storici ==
{{Vedi anche|Teoria ondulatoria della luce}}
[[Isaac Newton]], dall'osservazione delle ombre create dagli oggetti investiti dalla [[luce]], ipotizzò che essa fosse composta da corpuscoli che venivano bloccati dalla superficie illuminata di quei corpi. La congettura di Newton resistette per diverso tempo fino a quando [[Thomas Young]] dimostrò nel suo celebre [[Esperimento di Young|esperimento]] del [[1801]], il primo in cui appunto veniva evidenziato il fenomeno dell'interferenza luminosa, la natura ondulatoria della luce, scardinando così la teoria corpuscolare che comunque, già all'epoca di Newton, iniziava ad essere falsificata (lo stesso fisico inglese non riuscì ad esempio a spiegare il fenomeno degli [[anelli di Newton]], che può essere compreso solo ricorrendo a modelli ondulatori). La doppia natura di "onda" e "quanto", della luce, fu in seguito appurata mediante gli studi sul [[corpo nero]], sull'[[effetto Compton]], sull'[[effetto fotoelettrico]] e sull'[[assorbimento della radiazione]] da parte della materia.
L'[[esperimento di Young]] venne ripetuto nel [[1961]], utilizzando stavolta non radiazioni elettromagnetiche ma fasci di [[Elettrone|elettroni]]; anche in quel caso si osservò il fenomeno dell'interferenza, a conferma dell'ormai collaudato formalismo della [[meccanica quantistica]] e in particolar modo della cosiddetta ipotesi del [[dualismo onda-particella]].
== Descrizione generale ==
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In questa sezione si considera il caso di due fenditure; per semplicità, il problema verrà trattato limitatamente ad una sezione piana ortogonale allo schermo e passante per le due aperture (vedi figura alla fine del paragrafo).
Quello che interessa ai fini della trattazione è come si distribuisce l'intensità luminosa sulla lastra, e quindi capire come questa varia tra i massimi e i minimi. La condizione di [[campo vicino e campo lontano|campo lontano]], necessaria per poter trattare le due fenditure come puntiformi, consente di affermare che i vettori <math>\mathbf{r_1}, \mathbf{r_2}</math> congiungenti le due aperture con il punto ''P'' della lastra in cui si intende valutare l'intensità possono essere considerati paralleli in prossimità delle fenditure. La differenza di cammino ottico, ossia la lunghezza in più che la prima onda percorre rispetto alla seconda prima di giungere in ''P'', può essere dunque approssimata nel seguente modo:
: <math>|r_1 - r_2| = d \, \sin \alpha</math>,
dove
: <math>E_1 = E_0 \cos (kr_1 - \omega t) \qquad E_2 = E_0 \cos (kr_2 - \omega t)</math>,
essendo
: <math>E = E_1 + E_2 = 2E_0 \cos \frac{k(r_1+r_2)}{2} \cos \frac{k(r_1-r_2)}{2} \approx 2E_0 \cos \frac{k(r_1+r_2)}{2} \cos \frac{kd \, \sin \alpha}{2}</math>.
: <math>E = 2E_1 \cos \frac{kd \, \sin \alpha}{2}</math>.
: <math>I_1 \propto E^2_1 \, , \, I \propto E^2 \quad \Rightarrow \quad I = 4I_1 \cos^2 \frac{k d \sin \alpha}{2} </math>
è la relazione che esprime l'intensità in funzione dell'angolo (o se si preferisce, in funzione della differenza di cammino ottico) e dell'intensità dell'onda che incide sullo schermo. Evidentemente, quando la differenza di cammino ottico è pari ad un multiplo intero della lunghezza d'onda
: <math>\sin \alpha = \frac{n \lambda}{d} \qquad n = 0, \pm 1, \pm 2, ...</math>
i due campi interferiscono in fase, l'interferenza è costruttiva e si osserva un massimo nella figura di interferenza; viceversa, quando tale differenza coincide con un multiplo dispari di mezza lunghezza d'onda.
[[File:YoungEquation.svg|left|thumb|Schema semplificato di apparato con doppia fenditura e differenza di cammino ottico tra i due percorsi]]
: <math>\sin \alpha = \frac{n \lambda}{2d} \qquad n = \pm 1, \pm 3, ...</math>
le perturbazioni interferiscono in controfase, l'interferenza è distruttiva e si osserva un nullo di intensità. In termini della coordinata
: <math>x = L \tan \alpha \approx L \sin \alpha</math>
dove
: <math>\Delta x \approx L \frac{\lambda}{d}</math>
In conclusione, la distribuzione dell'intensità sullo schermo non è uniforme, ma si manifesta in fasce chiare e scure alternate. Questa ridistribuzione dell'intensità rispetta il [[Legge di conservazione dell'energia|principio di conservazione dell'energia]], nel senso che la potenza incidente sulla lastra coincide esattamente con quella che transita attraverso le due fenditure. Lo spessore delle fasce, in questo caso uguale per tutte (sempre per piccoli angoli), sarà pari alla metà di
=== Estensione a un numero generico di fenditure ===
Si supponga ora di avere una griglia regolare costituita da un numero molto grande
: <math> E_0\mbox{e}^{ikr_1}+E_0\mbox{e}^{ikr_2}+\ldots+E_0\mbox{e}^{ikr_N} = </math>
: <math> = E_0\mbox{e}^{ikr_1}(1+{e}^{ikd\sin\alpha}+\ldots+\mbox{e}^{ik(N-1)d\sin\alpha}) \approx E_1\int_{0}^{N}{e}^{iknd\sin\alpha}\mbox{d}n </math> [1]
nell'ipotesi che la distanza
: <math> E = E_1 \, \frac{{e}^{ikNd\sin\alpha}-1}{ikd\sin\alpha} = E_1 \, \frac{{e}^{\frac{ikNd\sin\alpha}{2}}}{\frac{kd\sin\alpha}{2}}\frac{{e}^{\frac{ikNd\sin\alpha}{2}}-{e}^{-\frac{ikNd\sin\alpha}{2}}}{2i} </math>.
[[File:Fentes de young profil intensite.png|thumb|''Pattern'' di interferenza da doppia fenditura]]
[[File:DiffractionAtAGrating.svg|thumb|Interferenza prodotta da un reticolo di sorgenti, per piccole lunghezze d'onda. Sono chiaramente visibili i massimi principali e quelli secondari]]
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e in definitiva, dato che l'intensità è semplicemente proporzionale al modulo quadro del fasore
: <math> I = I_1N^2 \, {\left[\frac{\sin\left(\frac{kNd\sin\alpha}{2}\right)}{\frac{kNd\sin\alpha}{2}}\right]}^2 </math>.
I nulli di intensità corrispondono ai valori di <math> \sin\alpha </math> per i quali questa quantità è un intero
: <math> \sin\alpha = m \frac{\lambda}{Nd} \; , \quad m = \pm 1, \pm 2 \ldots </math>,
mentre i massimi sono intercalati tra i vari minimi in una qualche maniera; il picco di intensità si trova ovviamente nel centro, cioè per
L'estensione al caso tridimensionale è ovvia, richiede solo di osservare che la differenza di cammino ottico è data dalla proiezione del vettore
: <math> E = E_1\int_{S}{e}^{i\mathbf{kx}}\mbox{d}\mathbf{x} </math>,
essendo ''S'' la superficie occupata dalla griglia e
=== Analisi della lunghezza d'onda ===
Un'analisi più accurata, valida per un numero qualsiasi di fenditure e soprattutto per una generica lunghezza d'onda, prevede l'uso della [[serie geometrica]] per esprimere la [1]:
: <math> E = E_1\frac{1-{e}^{ikNd\sin\alpha}}{1-{e}^{ikd\sin\alpha}} = E_1 \, \frac{{e}^{\frac{ikNd\sin\alpha}{2}}}{{e}^{\frac{ikd\sin\alpha}{2}}}\frac{\sin\left(\frac{kNd\sin\alpha}{2}\right)}{\sin\left(\frac{kd\sin\alpha}{2}\right)} </math>.
: <math> I = I_1N^2 \, {\left[\frac{\sin\left(\frac{kNd\sin\alpha}{2}\right)}{N\sin\left(\frac{kd\sin\alpha}{2}\right)}\right]}^2 </math>,
che si riduce alla precedente per grandi lunghezze d'onda; piccole lunghezze d'onda hanno pertanto l'effetto di creare delle ondulazioni nell'inviluppo del ''pattern'', che non avrà più un andamento strettamente decrescente ma appunto decadrà oscillando.
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: <math> \frac{kd\sin\alpha}{2} = m \pi \quad \Rightarrow \quad \sin \alpha = m \frac{\lambda}{d} \; , \quad m \in Z </math>
(si noti che la condizione è indipendente dal numero di fenditure), mentre gli altri massimi, detti secondari, si ottengono in corrispondenza dei punti in cui il seno a frequenza multipla, al numeratore, è massimo in modulo e quello al denominatore è non nullo:
:<math> \frac{kNd\sin\alpha}{2} = m \pi \quad \Rightarrow \quad \sin \alpha = \frac{m}{N} \frac{\lambda}{d} , \quad m \in Z </math> esclusi i punti in cui <math>m</math> è multiplo di <math>N</math> per non includere i massimi principali.
Per i minimi si deve infine scegliere di annullare il numeratore escludendo, però, i punti corrispondenti alla condizione di massimo principale
:<math> \frac{kNd\sin\alpha}{2} = \left(m + \frac {1}{2}\right) \pi \quad \Rightarrow \quad \sin \alpha = \frac{(m + \frac{1}{2})}{N} \frac{\lambda}{d} , \quad\ m \in Z </math>.
== Gli effetti di diffrazione ==
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In base al principio di Huygens, anche la diffrazione può essere rimandata ad un problema di interferenza. Le approssimazioni fatte sopra trattano le fenditure come sorgenti puntiformi, ma in realtà la loro estensione influenza in qualche maniera il ''pattern'', soprattutto per piccole lunghezze d'onda; in sostanza, all'effetto interferenziale dovuto all'interazione reciproca tra una fenditura e le altre, è necessario aggiungere quello indotto da ciascuna singola fenditura.
La condizione di massimo di intensità per due fenditure adiacenti, a distanza <math>d</math>, è:
: <math> \sin \alpha = \frac{m \lambda}{d} \; , \quad m = 0, \pm 1, \pm 2 \ldots </math>,
mentre la condizione di interferenza distruttiva per la singola fenditura è data da:
: <math> \sin \alpha = \frac{m \lambda}{a} \; , \quad m = \pm 1, \pm 2 \ldots </math>,
dove, in caso monodimensionale, <math>a</math> è la larghezza della fenditura: infatti, il minimo si ha se e solo se ad ogni punto della fenditura ne corrisponde un altro che produce un'onda in controfase con quella prodotta dal precedente (con una differenza di cammino ottico pari a mezza lunghezza d'onda, quindi), e ovviamente questo è possibile se e solo se la distanza tra quei due punti coincide con la metà della larghezza della fenditura. I massimi assenti, ad esempio, possono essere dedotti combinando le due formule:
: <math> \sin \alpha^* = \frac{m_1 \lambda}{d} = \frac{m_2 \lambda}{a} \; \Leftrightarrow \; \sin \alpha^* = \frac{m \lambda}{a} \; , \quad m = \pm 1, \pm 2 \ldots </math>.
Il caso multidimensionale è più complesso da trattare; un esempio è quello del [[disco di Airy]], che rappresenta la figura di diffrazione prodotta da un'apertura circolare investita da una radiazione con lunghezza d'onda confrontabile con il diametro della fessura o inferiore.
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