Francesco I di Erbach-Erbach: differenze tra le versioni

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Quando tornò ad [[Erbach (Assia)|Erbach]], prese finalmente le redini del governo del suo piccolo stato nel 1775. Nell'ambito dell'amministrazione, prestò particolare attenzione al miglioramento dell'agricoltura e alla promozione del commercio locali, nonché dell'artigianato e dei trasporti. Dal gennaio al giugno del 1791 compì un secondo viaggio in [[Italia]]. A [[Roma]], il conte Francesco I ritrovò molte delle persone che aveva incontrato nel suo primo soggiorno. Ancora una volta al fianco di Reiffenstein, ebbe l'occasione di visitare diverse collezioni private, tra cui quella del pittore e mercante d'arte [[Thomas Jenkins]] (1720–1798) e la collezione di pietre tagliate a [[Palazzo Strozzi]]. Fu probabilmente in quel periodo che, su pressione di Reiffenstein e Visconti, il conte divenne anch'egli un collezionista ed iniziò ad acquistare alcune opere antiche dall'antiquario [[Aloys Hirt]] (1759–1837) e da due scultori, [[Alexander Trippel]] (1744–1793) e [[Bartolomeo Cavaceppi]] (1716–1799). Quest'ultimo lavorò anche come restauratore per il conte. Il 28 marzo, gli oggetti d'antiquariato che acquistò, vennero inviati ad Erbach.
 
A fine aprile di quello stesso anno si portò ancora una volta a [[Napoli]] per un soggiorno di tre settimane nel quale visitò i castelli di [[Portici]] e [[Capodimonte (Napoli)|Capodimonte]] dove erano collocate molte delle antichità rinvenute a [[Pompei]] e ad [[Ercolano]]. Successivamente si spostò a [[Pompei]] ed a [[Baia]]. Durante questo soggiorno ebbe modo di conoscere [[Johann Heinrich Wilhelm Tischbein]](1751–1829), direttore dell'Accademia di Belle Arti di Napoli il quale stava predisponendo le incisioni su rame per la pubblicazione della seconda collezione di vasi dell'ambasciatore Hamilton. Tischbein mostrò al conte di Erbach le incisioni e questo lo portò ad acquistare altre antichità nel napoletano grazie alla mediazione del pittore [[Jacob Philipp Hackert]] (1737-1807).
 
La collezione di antichità recuperate in questo secondo viaggio in Italia, comprendeva anche trentatré sculture in marmo, centosettanta vasi, piccoli bronzi, alcuni resti di mosaici ed opere egizie. Con l'intento di creare un piccolo museo personale al castello di Erbach, già mentre era in Italia il conte si era rivolto al pittore [[Johann Wilhelm Wendt]] (1747-1815) con l'intento di stilare un progetto per ridisegnare alcune stanze della sua residenza. Vennero ricavate due sale dedicate alle antichità romane ed una per quelle etrusche.