Piazza Vittorio Veneto (Torino): differenze tra le versioni

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== Storia ==
===L'antica Porta di Po===
Questo luogo seguì passo passo le vicissitudini dell'intera [[storia di Torino]], a partire dai primi insediamenti umani nella zona a ridosso del fiume [[Po]] (l'Eridano), come la presenza delle tribù dei [[Taurini]]-[[Taurisci]] nel cosiddetto villaggio di ''Taurasia'', attestato già nel [[III secolo a.C.]] (che per alcuni storici si sarebbe trovato più a nord, ovvero alla confluenza con il fiume [[Dora Riparia]]).<br/>
 
La successiva presenza della colonia [[storia romana|romana]] ([[Quadrilatero Romano|''castrum'' romano]]) nei primi secoli dopo Cristo, attraverso l'accesso orientale alla cittadina di ''Augusta Taurinorum'' verso la cosiddetta ''Porta Praetoria'', successivamente chiamata ''Fibellona'' e poi [[Piazza Castello (Torino)|piazza Castello]], rafforzò ulteriormente l'importanza strategica del luogo come ingresso, provenendo da [[Roma]], all'intero ''[[castrum]]''. All'epoca, infatti, esisteva solo uno stradone di accesso, l'attuale [[via Po]], che confluiva verso le rive del fiume attraverso imbarcazioni prima, precari ponti a levatoio e in legno nei successivi secoli<ref>Così Marziano Bernardi citato in: Renzo Rossotti, ''Le strade di Torino'', pp. 664-665</ref><ref>{{Cita web|url=http://www.museotorino.it/view/s/12ee1d445a7c455ca2ee998e38797995#par_144809|titolo=Antico ponte della Porta di Po - MuseoTorino|autore=MuseoTorino, Comune di Torino, Direzione Musei, Assessorato alla Cultura e al 150° dell'Unità d'Italia|sito=www.museotorino.it|accesso=2017-03-03}}</ref>. L'antico spiazzo che precedeva il ponte sul fiume fu quindi chiamato "Porta di Po".<br/>
 
Come verosimilmente poteva esser stato al tempo dei Taurini, l'intera zona, molto esposta all'attacco nemico, doveva servire come area di avvistamento militare e strategico nei confronti degli invasori e doveva quindi prevedere piccole torrette di avvistamento, sparse qua e là nei pressi del lungofiume. In epoca medioevale, ad esempio, è attestato già dal [[X secolo]] circa il cosiddetto "Bastione della Rocca", dove oggi sorge l'attuale via della Rocca<ref>http://www.mole24.it/2018/08/03/in-via-della-rocca-la-piu-chic-di-torino-un-tempo-vi-erano-bastioni-e-mulini-ce-lo-racconta-la-nostra-house-hunter-laura-polesinanti/</ref>; il bastione ospitava delle torrette non solo per avvistamenti militari, ma per prevenire eventuali principi di incendi delle casette in legno sottostanti, comprese quelle intorno allo spiazzo antistante che serviva come abitazione a pescatori e traghettatori, ma anche casette adibite a mulini ad acqua. Il ricovero delle imbarcazioni diventerà quello che verrà chiamato il lungo fiume dei "[[Murazzi del Po]]".
 
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Con la ritirata dell'esercito di Napoleone e la fine del dominio francese, il ritorno del re [[Vittorio Emanuele I di Savoia]] il [[20 maggio]] [[1814]], come è indicato anche dalla scritta sopra la [[Chiesa della Gran Madre di Dio (Torino)|chiesa della Gran Madre di Dio]] e la prospiciente statua del monarca a lui dedicata sulla opposta riva del fiume<ref>Renzo Rossotti, ''Le strade di Torino'', p. 665</ref>, fu accolto in totale trionfo della città, a tal punto che sia il ponte che la piazza, furono intitolati al "Tenacissimo" monarca.
 
Vittorio Emanuele I, sostenitore dell'avanzamento dei lavori della piazza a lui intitolata, stabilì tuttavia che il progetto semicircolare fosse modificato nell'attuale forma a "rettangolo", e dunque già nel [[1817]] furono apportate le debite modifiche, già in corso di cantiere; questo lo si può notare ancor oggi dalla forma rimasta ancora curva sul solo lato di via Po, per poi estendersi in rettangolo fino al fiume.<br/>
 
L'entusiasmo del re per l'effetto che la piazza dava come piazza di adunata militare fu smorzato soltanto qualche anno dopo, quando questo luogo perse gradualmente d'importanza a causa dell'imminente progetto di ampliamento urbanistico della città verso sud, che avverrà intorno al [[1825]], con lo spostamento della Piazza d'Armi della città nella zona più a sud, detta di "San Secondo" (zona di [[Borgo Nuovo (Torino)|Borgo Nuovo]] e zona di [[Stazione di Torino Porta Nuova|Porta Nuova]]).
 
===1825: i palazzi porticati===
Gli eleganti palazzi perimetrali intorno alla piazza furono progettati dall'architetto ticinese [[Giuseppe Frizzi]] nel [[1821]] circa; egli aggiunse alle classiche linee ancora [[architettura barocca|barocche]] di [[via Po]], elementi [[Architettura neoclassica|neoclassici]] semplici, con pilastri e arcate a tutto sesto al piano porticato e altri tre piani sovrastanti, congiungendo il porticato in entrambi i lati ai già esistenti semicerchi verso [[via Po]]. Il dislivello della piazza da via Po fino al fiume, inoltre, fu abilmente mascherato dall'architetto attraverso il disegno prospettico degli edifici sui due lati, in modo proprio da nasconderlo; si può intuire questa differenza soltanto passeggiando sotto i portici, verso il Po, dove al fondo si potrà notare che gli stessi sono leggermente più alti rispetto al livello di calpestio di quanto lo siano al principio della piazza.<ref> [http://www.comune.torino.it/infogio/guida/iti1/occhio.htm Comune di Torino - Guida] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20070410183607/http://www.comune.torino.it/infogio/guida/iti1/occhio.htm |data=10 aprile 2007 }}</ref>.<br>
 
In totale, i tre edifici lungo i lati maggiori della piazza, pur in continuità di porticato, tagliano, di fatto, le attuali via Bonafus-via Della Rocca-via Plana fino a lungo Po Diaz a sud, via Giulia di Barolo-via Vanchiglia-via Bava fino a lungo Po Cadorna a nord. Gli edifici furono realizzati nella pratica soltanto a partire dal periodo della [[Restaurazione]], ovvero durante gli ultimi anni di reggenza di [[Carlo Felice di Savoia]] (periodo [[1825]]-[[1831]]), inserendoli nel più grande progetto di un secondo ampliamento della città verso il fiume, la costruzione di una piazza in asse con via Po e la nascita del quartiere [[Borgo Nuovo (Torino)|Borgo Nuovo]] verso sud.
 
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Alla fine degli anni dieci del [[XX secolo]], dovendo scegliere una piazza da dedicare alla vittoriosa [[battaglia di Vittorio Veneto]], episodio che chiuse vittoriosamente la [[prima guerra mondiale]] per l'Italia, si optò per questa, poiché popolarmente già nota semplicemente come "Piazza Vittorio" per la popolazione torinese. Come tante altre in Italia, la piazza fu formalmente ribattezzata con questo nome a partire dal [[1920]].
 
La piazza fu ancora ampiamente utilizzata come Piazza d'Armi per le adunate del [[fascismo]] e per gli eventi ufficiali del regime stesso, come la visita del [[Benito Mussolini|Duce]] del [[14 maggio]] [[1939]], ma fu particolarmente martoriata durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale, in particolare quelli dell'estate [[1943]], quando furono significativamente danneggiati gli eleganti edifici perimetrici, specialmente quello tra via Bonafus e via Della Rocca.<br/>
 
Proprio per questo motivo, piazza Vittorio Veneto fu scelta come luogo ufficiale per le sfilate per le celebrazioni della liberazione d'Italia, a partire proprio dai giorni di fine aprile [[1945]], fino a confluire nella grande festa ufficiale in piazza, che avvenne proprio qui, il 6 maggio [[1945]].<br/>
 
Da quel momento la piazza divenne anche luogo di raduni politici e partenze di cortei per proteste e scioperi dei lavoratori, in particolare, per la ricorrenza della [[Festa del lavoro]].
 
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* AA.VV., ''Giuseppe Frizzi (Minusio 10 febbraio 1797 - Montafia, 13 ottobre 1831)'', Montafia d'Asti 1977, 1-9.
* Elena Gianasso, "Giuseppe Frizzi di Minusio. Un architetto urbanista della Torino ottocentesca", in Giorgio Mollisi (a cura di), ''Svizzeri a Torino nella storia, nell'arte, nella cultura, nell'economia dal Cinquecento ad oggi'', «Arte&Storia», anno 11, numero 52, ottobre 2011, Edizioni Ticino Management, Lugano 2011.
* Renzo Rossotti, ''Le strade di Torino'', Roma, Newton Compton, 1995., ISBN 88-8183-113-9.
 
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