Notte dei cristalli: differenze tra le versioni

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Il 21 novembre [[Papa Pio XI]] rivolgendosi ai fedeli, stigmatizzò l'esistenza di una razza ariana superiore, insistendo sull'esistenza di un'unica razza umana. L'asserzione del pontefice fu messa in discussione dal ministro del Lavoro nazista [[Robert Ley]], che il 22 a Vienna dichiarò che: «Nessun sentimento di compassione sarà tollerato nei confronti degli ebrei. Rifiutiamo l'affermazione del papa secondo cui non esisterebbe che un'unica razza. Gli ebrei sono parassiti». Sulla scia delle parole del papa, alcuni eminenti uomini di chiesa condannarono la Notte dei cristalli; il cardinale [[Alfredo Ildefonso Schuster|Schuster]] di [[Milano]], il cardinale belga [[Jozef-Ernest Van Roey|Van Roey]] e il cardinale di [[Parigi]] [[Jean Verdier|Verdier]]<ref>{{cita|Gilbert|p. 160}}.</ref>.
 
Sempre in Italia, appena due giorni prima la Notte dei cristalli, vennero emanate le [[leggi razziali fasciste]] che impedivano agli ebrei impieghi statali, governativi o nell'insegnamento. Molti ebrei italiani da sud, ed ebrei tedeschi e austriaci da nord, tentarono dunque di accedere in [[Svizzera]]; ma fin dal 23 novembre Heinrich Rothmund - capo del dipartimento federale della Polizia svizzera - protestò ufficialmente con il ministro degli Esteri a proposito dei rifugiati ebrei a cui era consentito entrare nel paese<ref>{{cita|Gilbert|pp. 161-162}}.</ref>. Questo è solo un piccolo esempio di come se da una parte si alzarono voci a favore degli ebrei, dall'altra le correnti [[Innatismo|innatiste]] e [[Xenofobia|xenofobe]] di vari paesi stavano esercitando pressione sui rispettivi governi per arrestare il flusso di emigranti ebrei dalla Germania, che di fatto videro le loro vie di fuga pesantemente limitate<ref>{{cita|Evans|p. 555}}.</ref>.
 
La [[Polonia]] annoverava un partito furiosamente antisemita nella forma dell’[[Democrazia Nazionale (Polonia)|Endecja]] di [[Roman Dmowski]], che durante gli [[Anni 1930|anni Trenta]] richiamò una vasta coalizione delle classi medie attorno a un'ideologia dai contorni spiccatamente fascisti. Dopo il 1935 la Polonia fu governata da una giunta militare, e l'Endecja era all'opposizione; il che non le impedì di organizzare in tutto il paese boicottaggi di negozi e aziende ebraiche, spesso con buon contorno di violenze. Con il radicalizzarsi della persecuzione ebraica in Germania, in Polonia nel 1938 il partito di governo adottò un programma in tredici punti sulla questione ebraica, in cui si proponevano varie misure volte a consolidare l'estraneità istituzionale degli ebrei dalla vita dello Stato. Nel 1939 essi erano ormai esclusi dagli albi professionali anche se in possesso dei previsti titoli universitari. Il partito di governo stava così adottando in misura sempre più massiccia una serie di politiche originariamente avanzate dai nazisti in Germania. Una proposta di legge per un equivalente polacco delle Leggi di Norimberga fu avanzata da un suo gruppo parlamentare nel gennaio 1939<ref>{{cita|Evans|pp. 561-562}}.</ref>.
 
Idee e iniziative analoghe si potevano osservare in questo periodo in altri paesi dell'Europa centrorientale in lotta per creare una nuova identità nazionale, in particolare [[Ungheria]], [[Romania]] e [[Ungheria]]. Questi paesi avevano i propri movimenti fascisti, la [[Guardia di ferro]] in Romania e la [[Croce frecciata]] in Ungheria, entrambi caratterizzati da un fanatismo antigiudaico simile a quello nazista . Come in Germania, anche qui l’antisemitismo era strettamente legato a un nazionalismo radicale, all'idea che la presunta imperfezione dell'inverata idea nazionale fosse da imputare in primo luogo all'influenza negativa dei giudei. Questi paesi seguendo l'esempio nazista, che si fece sempre più esplicito dopo i pogrom del novembre 1938, inasprirono i loro provvedimenti antiebraici, i quali riflettevano chiaramente l'influenza della Germania nazista, e ne seguivano in gran parte criteri razziali. In quel periodo, la Germania non fu affatto l'unico paese a ridurre i diritti degli ebrei, a privarli dei mezzi di sostentamento economico, a adoperarsi per una loro emigrazione di massa e ad assistere a violenze, distruzioni e omicidi ai loro danni<ref>{{cita|Evans|pp. 562-563}}.</ref>.
 
== Dai pogrom di novembre all'Olocausto ==