Luigi Pirandello: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Annullata la modifica 121366772 di 151.37.46.127 (discussione)
Etichetta: Annulla
Riga 117:
 
Per la sua adesione al fascismo, Pirandello fu duramente attaccato da alcuni intellettuali e politici italiani fra cui il deputato liberale [[Giovanni Amendola]] che in un articolo arrivò a dargli dell'"accattone" che voleva a tutti i costi divenir senatore del Regno.<ref name=fasci2/>
Pirandello, pur non ritrovandosi caratterialmente con Mussolini e molti gerarchi, che riteneva persone troppo rozze e volgari,<ref name=giudice/> oltre che poco interessati alla vera arte,<ref name=pol/> non rinnegò mai la sua adesione al fascismo, motivata tra le altre cose da una profonda sfiducia nei regimi [[socialdemocrazia|socialdemocratici]] (così come non si interessò mai del [[marxismo]], solo ne ''I vecchi e i giovani'' mostra un leggero interesse per il [[socialismo]]), regimi nei quali sin da inizio Novecento si andavano trasformando le [[democrazia liberale|democrazie liberali]], che riteneva a loro volta [[corruzione|corrotte]], portando ad esempio gli scandali dell'del [[etàScandalo della Banca Romana|primo governo giolittianagiolittiano]] e il [[trasformismo (politica)|trasformismo]]; provava inoltre un deciso disprezzo per la classe politica del tempo,<ref name=fasci2>[http://www.classicitaliani.it/pirandel/saggi/pirandello_fascismo.htm ''Documenti:Pirandello e l'adesione al fascismo''<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref><ref>[http://www.classicitaliani.it/pirandel/critica/Panella_Pirandello_fascista.htm ''Gina Lagorio «Troppi idioti» E Pirandello partì''<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref> che avrebbe voluto vedere, [[nichilismo|nichilisticamente]], cancellata dalla vita del Paese, e una forte sfiducia verso la «massa» caotica del popolo, che andava, secondo lui, istruita e guidata da una sorta di "[[dispotismo illuminato|monarca illuminato]]".<ref name=giudice/>
[[File:Luigi Pirandello 1923.jpg|thumb|Pirandello al «Théâtre Edouard VII» per i ''Sei personaggi in cerca d'autore'' (Parigi, 1925).]]
 
Riga 124:
Un'altra motivazione addotta per spiegare tale scelta politica è che il [[fascismo]] lo riconduceva a quegli ideali [[patria|patriottici]] e [[Risorgimento|risorgimentali]] di cui Pirandello era convinto sostenitore, anche per le radici [[garibaldi]]ne del padre. Pirandello vedeva, secondo questa tesi, nel Fascismo la prima idea originale post-risorgimentale, che doveva rappresentare la "forma" nuova dell'Italia destinata a divenire modello per l'[[Europa]].<ref>[http://pirandelloonline.altervista.org/pirandello/index1.htm ''Pirandello. Gli anni del fascismo''] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20140324203233/http://pirandelloonline.altervista.org/pirandello/index1.htm |data=24 marzo 2014 }}</ref>
 
Potrebbe apparire un punto di contatto tra Pirandello e il fascismo<ref>Benito Mussolini, ''Nel solco delle grandi filosofie. Relativismo e fascismo'', in ''Il popolo d'Italia'', 22 novembre 1933</ref> il sostenuto [[relativismo]] filosofico di entrambi. In realtà ben diverso è il relativismo morale fascista fondato sull'attivismo [[Georges Eugène Sorel|soreliano]]<ref>«Le idee di Mazzini e di Sorel influenzarono profondamente il fascismo di Mussolini e Gentile...» (Simonetta Falasca Zamponi, ''Lo spettacolo del fascismo'', Rubbettino Editore, 2003 p.58)</ref><ref>«...Sorel è veramente il ''notre maître''» (B.Mussolini, ''[[Il Popolo d'Italia|Il Popolo]]'', 27 maggio 19091919 e in ''Opera Omnia'' II p.126)</ref> e il relativismo esistenziale pirandelliano che si richiama all'originario movimento scettico-razionale europeo della fine del XIX secolo e l'inizio del XX.<ref name=int/>
[[File:Luigi Pirandello 1932 (3).jpg|thumb|left|upright|Pirandello nel 1932]]
{{Citazione|Pirandello si fa interprete di un relativismo pessimistico, angosciato, negatore di ogni certezza, del tutto incompatibile con l'ansia attivistica o relativistica - positiva - del nostro tempo<ref name=int>Luigi Pirandello, ''Interviste a Pirandello: parole da dire, uomo, agli altri uomini'', Rubbettino Editore, 2002 - nota 3, p. 316</ref>}}
Riga 130:
 
In ogni caso, come detto, non furono infrequenti suoi scontri violenti con autorità fasciste e dichiarazioni aperte di apoliticità: «Sono apolitico: mi sento soltanto uomo sulla terra. E, come tale, molto semplice e parco; se vuole potrei aggiungere casto...».<ref name=giudice>[http://www.classicitaliani.it/pirandel/critica/Giudice_pirandello-fascismo.htm Gaspare Giudice, ''Luigi Pirandello'', UTET Torino 1963]</ref>
Clamoroso fu il gesto del 1927, narrato da [[Corrado Alvaro]],<ref>riportato da G. Giudice nel suo saggio</ref> in cui Pirandello a Roma strappò la sua tessera del partito davanti agli occhi esterrefatti del Segretario Nazionale.<ref>Prefazione alle Novelle per un anno, Milano 1956</ref> Nonostante ciò, una rottura aperta col fascismo non si consumerà mai.<ref name=aste/> Anzi, quello stesso anno sul quotidiano "L'Impero" del 12 marzo, apparve una sua intervista con tanto di foglio autografo dell’autore stampato in prima pagina: ''Mussolini non trova paragoni nella storia, mai esistito un condottiero che abbia saputo dare al suo popolo una così viva impronta della sua personalità''.<ref>{{cita web|url=https://www.ilfattoquotidiano.it/2017/09/19/luigi-pirandello-fascista-convinto-ritrovata-unintervista-del-1927-mussolini-non-trova-paragoni-nella-storia/3865805/|titolo=Luigi Pirandello fascista convinto. Ritrovata un’intervista del 1927: “Mussolini non trova paragoni nella storia”}}</ref>.
 
Nel 1928 si concluse senza troppa fortuna l'esperienza del [[Teatro d'Arte di Roma|Teatro d'Arte]] cominciata quattro anni prima; dopo lo scioglimento, in tacita polemica con il regime fascista che a suo avviso era troppo parco di sostegno ai suoi progetti teatrali, Pirandello si ritirò per qualche mese a Berlino insieme a [[Marta Abba]], [[primadonna]] della compagnia. Forse a parziale compensazione di questo mancato sostegno, nel 1929 Pirandello fu uno dei primi 30 accademici, nominati direttamente da Mussolini, della neo costituita [[Reale Accademia d'Italia]].
Riga 136:
Nel 1935, in nome dei suoi ideali patriottici, partecipò alla raccolta dell'"[[Oro alla Patria|oro per la patria]]" donando la medaglia del premio Nobel ricevuto l'anno prima,<ref>{{cita web|url=http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Tempo%20libero%20e%20Cultura/2007/12/storie-dalla-storia-oro-alla-patria-141207.shtml?uuid=11789ab0-aa52-11dc-aa28-00000e25108c|titolo=Storie dalla storia / L'oro alla Patria|editore=Il Sole 24 ORE|urlmorto=no|accesso=3 dicembre 2020|autore=Marco Innocenti|data=14 dicembre 2007}}</ref> cosa fatta, tra gli altri, anche dall'[[antifascista]] [[Benedetto Croce]], che donò la medaglia da senatore.
 
Questa scelta di adesione al regime è stata spesso sia minimizzata sia accentuata dalla critica, poiché sostanzialmente l'ideologia fascista non ebbe mai parte nella vita e nell'opera pirandelliana, abbastanza avulse delladalla realtà politica, così che egli non fu in grado di vedere e giudicare le violenze fasciste; tuttavia il contenuto idealmente [[anarchico]], corrosivo, [[pessimismo|pessimista]] e quasi sempre anti-sistema delle sue opere era guardato con sospetto da molti intellettuali e uomini politici del PNF, che non lo consideravano una vera "arte fascista".<ref>Marta Sambugar, ''Letteratura italiana per moduli'', vol.2 Incontro con l'autore: Luigi Pirandello</ref>
La critica fascista difatti non sempre esaltava le opere di Pirandello, spesso considerandole non conformi agli ideali fascisti: vi si vedeva una certa insistenza e considerazione di quella borghesia altolocata (che pure Pirandello non amava particolarmente) che il fascismo formalmente condannava come corrotta e decadente. Gli arzigogoli filosofici dei personaggi dei drammi borghesi pirandelliani erano considerati quanto di più lontano dall'attivismo fascista.<ref>Robert S. Dombroski, ''L'esistenza ubbidiente. Letterati italiani sotto il fascismo'', Guida Editori, 1984</ref>