Crudele giovedì grasso: differenze tra le versioni

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===Le prime sommosse popolari===
I primi tumulti cominciarono a verificarsi già il 30 luglio [[1509]], quando a [[Sterpo]] una folla di contadini armati, guidata da Asquino e Federico Varmo, capi delle [[Cernida|cernide]] e clienti ben noti di [[Antonio Savorgnan]], raggiunti in seguito da Ippolito Valvasone, Francesco Cortona e Vincenzo Pozzo, prese possesso del castello - in quel momento occupato solo da Nicolò Colloredo, figlio di Albertino, e quattro servitori - fece prigioniero Nicolò, che fu condotto a Udine, cacciò i servitori, e lo diede alle fiamme.<ref>{{cita libro|titolo=Il sangue s'infuria e ribolle|autore=Edward Muir|editore=Cierre edizioni|anno=2010|città=Verona|p=92}}</ref><ref name="Storia del Friuli Fraschini">{{cita libro|titolo=Storia del Friuli|autore=Pio Paschini|editore=Arti Grafiche Friulane|città=Udine|anno=1975|pagina=774}}</ref> Era l'ultimo atto di uno scontro che si trascinava da tempo da parte degli abitanti di Virco, Flambro e Sivigliano contro i nobili [[Colloredo]], proprietari del castello, accusati di usurpare i [[Uso civico|pascoli e i boschi della comunità]] per il proprio tornaconto.
 
Questo era stato l'evento che aveva maggiormente colpito l'opinione pubblica, ma da diversi anni tutta la regione era scossa da liti e scaramucce promosse dai contadini verso i nobili e i loro [[Famiglio|famigli]], [[Bravo (soldato)|bravi]], [[Armigero|armigeri]] o rappresentanti (scontri si verificarono a [[Spilimbergo]], [[Maniago]], [[Valvasone]], [[Portogruaro]], [[Colloredo di Monte Albano|Colloredo]], [[Tarcento]]).
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==Proseguimento dello scontro==
Solo il 1º marzo arrivò in città un contingente armato di cento cavalieri proveniente da [[Gradisca d'Isonzo|Gradisca]] e guidato da Teodoro del Borgo - "mentre anche il popolo si sollevava a vendetta" (P. Paschini)<ref>{{cita namelibro|titolo="Storia del Friuli|autore=Pio Fraschini"Paschini|editore=Arti Grafiche Friulane|città=Udine|anno=1975|pagina=776}}</ref> - che riuscì a riportare l'ordine pubblico, ma non a interrompere la baldoria carnevalesca incentrata sullo scherno nei confronti dei nobili assassinati.
 
Nel frattempo la scia di violenze si diffuse a macchia d'olio ai territori limitrofi di Udine e pian piano a tutta la regione. Gli abitanti dei villaggi, per lo più contadini ed armati come per andare in battaglia, assediarono i castelli abitati dalla nobiltà: furono presi con la forza quelli di [[Spilimbergo]], [[Valvasone]], [[Zoppola|Cusano]], [[Pramaggiore|Salvarolo]] e [[Zoppola]]. Dell'assedio di quest'ultimo ci rimane testimonianza scritta: presero il castello ''brusando e deturpando dalla cima al fondo, circumdata da ornatissime case, in mezzo della cui corte trassero nuda madonna Beatrice de Freschi de Cucagna, donna de Thomaso consorte, con madonna Susanna decrepita sua madre [...], conducendo fora de lì captiva Madonna Lunarda Thana, vedova de Alvise di Consorti [...], usando contra de lei mille rusticità et scherni a la tangaresca''.<ref>{{cita libro|titolo=La «Crudel zobia grassa». Rivolte contadine e faide nobiliari in Friuli tra '400 e '500|autore=Furio Bianco|editore=Edizioni Biblioteca dell'Immagine|città=Pordenone|anno=1995|p=184|isbn=84-9789-258-5}} (Con, in appendice, la ''Historia della crudel zobia grassa'' di Gregorio Amaseo)</ref><ref>''Historia della crudel zobia grassa et altri nefarii excessi et horrende calamità intervenute in la città di Udine et patria del Friuli del 1511'', Cap. LXXX, in «Diarii... », Venezia 1884, opera cinquecentesca di [[Gregorio Amaseo]].</ref>