Acquisizione del linguaggio: differenze tra le versioni

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Con l'espressione "'''acquisizione del linguaggio'''", in [[psicolinguistica]] e in [[psicologia dello sviluppo]], si intende il processo di [[apprendimento]] e [[crescita]] che porta il [[bambino]] a comprendere e a riprodurre intenzionalmente una [[lingua naturale]], sia essa una [[lingua materna]] (L1) o una [[lingua seconda]] (L2), e ad interagire verbalmente con altri individui.<ref name="beccaria"beccaria16>{{cita|Beccaria|ppp. 16-19}}.</ref>
 
==Acquisizione della lingua materna==
Il processo di acquisizione della lingua materna ha carattere spontaneo e riguarda tanto la competenza passiva (la comprensione) quanto la competenza attiva (la produzione) del bambino.<ref name=beccaria16/>
 
I principali orientamenti teorici sul tema sono tre:<ref name=beccaria16/>
*il costruttivismo o evoluzionismo di [[Jean Piaget]] (''[[La représentation du monde chez l'enfant]]'', 1926), secondo cui l'acquisizione ha carattere dinamico ed è orientata dall'interazione tra lo sviluppo fisico-cognitivo dell'individuo e il contesto;
*il [[comportamentismo]] di [[Burrhus Skinner]] (''[[Verbal Behaviour]]'', 1957), secondo cui l'apprendimento è innescato dal contesto e dalla imitazione, attraverso un meccanismo di stimolo e risposta;
*il maturazionalismo o universalismo (che rimonta alle posizioni di [[Noam Chomsky]], espresse tra gli anni sessanta e settanta del Novecento, in polemica con Skinner), secondo cui l'acquisizione linguistica obbedisce ai principi della [[grammatica universale]] ed è biologicamente determinata.
 
Le posizioni di Piaget e Chomsky, pur nella loro diversità, sono di stampo [[innatista]], mentre Skinner ritiene che il linguaggio sia un comportamento acquisito.<ref name=beccaria16/>
 
== Evoluzione del linguaggio ==
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Fin da prima di nascere il bambino è in grado di distinguere diversi suoni, di differenziarli e di memorizzarli; riconosce ad esempio la voce della madre. A livello di produzione pre-linguistica, a 13 giorni muove mani e bocca mentre a 21 è già in grado di modulare il pianto a seconda delle necessità. Nel processo si susseguono diversi stadi:
* Stadio pre-intenzionale: fin dai primissimi giorni il neonato esprime dei suoni senza intento comunicativo; i primi fonemi a comparire sono labiali, bilabiali (sviluppati grazie al contatto con il capezzolo) e le vocali cardinali. A 7 mesi si passa alla [[lallazione]], in cui si esprimono sequenze di vocali e consonanti ben precise con intonazione. La lallazione compare nei bambini tra i sei e i dieci mesi di vita è un momento molto importante perché l’adulto può interagire in senso verbale con il proprio bambino, quindi quando il bambino incomincia a ripetere le prime sillabe, l’atteggiamento giusto da avere sarebbe quello di rispondere al proprio bambino ripetendo a noi stessi quello che lui dice, questo fa sì che il bambino possa studiare il nostro volto, possa guardare i movimenti che noi facciamo con la bocca e possa recepire le informazioni fondamentali per lo sviluppo sia articolatorio sia comunicativo delle prime parole. La lallazione è molto importante perché è riconosciuto che più è ricca è più prolungata la fase della lallazione migliore sarà lo sviluppo delle prime parole.