Studio op. 10 n. 2 (Chopin): differenze tra le versioni

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Lo '''Studio op. 10 n. 2''' in La minore è stato composto da [[Fryderyk Chopin]] nel 1829 e fu pubblicato per la prima volta nel 1833 in [[Francia]]<ref>{{Cita web|url=http://www.chopinonline.ac.uk/cfeo/|titolo=Paris: M. Schlesinger, June 1833.}}</ref> , [[Germania]]<ref>{{Cita web|url=http://www.chopinonline.ac.uk/cfeo/|titolo=("German edition"). Leipzig: Fr. Kistner, August 1833 .}}</ref> e [[Inghilterra]] <ref>{{Cita web|url=http://www.chopinonline.ac.uk/cfeo/|titolo=("English edition"). London: Wessel & Co, August 1833.}}</ref>. Questo studio è utile per sviluppare l'indipendenza delle dita più deboli della mano destra riproducendo una rapida scala cromatica con il terzo, il quarto e il quinto dito della mano destra; nel frattempo la mano sinistra accompagna con accordi e singole note.
Non è un esercizio, ma uno Studio e Chopin scrive: "''Per molto tempo si è agito contro natura esercitando le dita a dare una forza uguale. Dato che ogni dito è conformato in modo diverso, è meglio non cercare di distruggere il fascino speciale di diteggiatura di ogni dito, ma al contrario di svilupparlo. Ogni dito ha la forza secondo la sua conformazione. Il pollice il più grande, come il quinto quale altra estremità della mano. Il terzo il più libero come punto d'appoggio. il secondo ..., il quarto, il più debole, quale fratello siamese del terzo legato a lui dai medesimi legamenti e che si vuole per forza staccare dal terzo , cosa impossibile e, grazie a Dio, inutile''<ref> DaCitato da [[Piero Rattalino]] "in ''Le grandi scuole pianistiche"'', Milano, Ricordi, 1992, p. 64 </ref>"
 
==Struttura==
Come molti altri studi, Chopin divise questo lavoro in tre sezioni: il primo tema, il secondo tema e la ripresa in forma ternaria. Lo studio inizia nella scala di laLa minore con la melodia cantata dalla mano sinistra. A mano a mano che si evidenzia l'armonia degli accordi, si modula in do maggiore e lo studio progredisce in un climax.
Chopin ha scritto per 7 volte che la scala cromatica fosse suonata sempre legato, una direzione menzionata sette volte in tutto il punteggio. Questo contrasta con gli accordi di accompagnamento suonati,invece, in staccato .Questo studio è ritenuto da alcuni musicologi come il più difficile dell'op. 10.
 
Chopin ha scritto che la scala cromatica fosse suonata sempre in ''[[legato (musica)|legato]]'', una direttiva menzionata sette volte in tutta la partitura. Questo contrasta con gli accordi di accompagnamento suonati, invece, in ''[[staccato]]''. Questo studio è ritenuto da alcuni musicologi come il più difficile dell'op. 10 e una delle pagine più ardue di tutta la letteratura pianistica.<ref>André Lavagne, ''Fryderyk Chopin'', Parigi, Hachette, 1969</ref>

Lo schema armonico della sezione A è relativamente semplice, in La minore, Mi maggiore, La minore, ma l'incontro della scala cromatica e dei suoi Do diesis con gli accordi minori tendono a velare la chiarezza della tonalità in La minore e creano un misterioso effetto sonoro ulteriormente accresciuto dall' [[accordo di sesta napoletana]] nella battuta 15. La sezione centrale porta un aumento drammatico con un climax dinamico esattamente al centro del pezzo, in corrispondenza della battuta 25. Questo climax viene avvicinato da sequenze progressive a due battute da Fa maggiore a La minore , attraverso Sol minore. L'ultimo accordo di settima dominante di ciascuna sequenza porta a quello successivo per mezzo di una [[Cadenza#Cadenza d'inganno|cadenza d'inganno]]. <ref>{{Cita pubblicazione|autore=|titolo=Leichtentritt, Hugo. "Die Etüden." In Analyse der Chopin'schen Klavierwerke [Analysis of Chopin's Piano Works]. Band II. Berlin: Max Hesses Verlag, 1922, p. 92.|rivista=|volume=|numero=|url=https://archive.org/details/agf2835.0001.001.umich.edu}}</ref>
 
La seconda parte più lunga e asimmetrica della sezione B, che riporta alla riaffermazione della sezione A, utilizza una progressione armonica simile ma sequenze più brevi. La sezione A finale è una riformulazione , sebbene abbreviata, che termina con una coda di una scala in [[Cadenza#Cadenza piccarda|cadenza piccarda]].
 
== Critica Musicofila ==
Il musicologo [[Hugo Leichtentritt]] (1874-1951) definisce l'étude un "[[moto perpetuo]]". <ref>{{Cita pubblicazione|autore=|titolo=Leichtentritt, Hugo. "Die Etüden." In Analyse der Chopin'schen Klavierwerke [Analysis of Chopin's Piano Works]. Band II. Berlin: Max Hesses Verlag, 1922.|rivista=|volume=|numero=}}</ref> La fitta trama trasparente di [[Semicroma|semicrome]] senza fine accompagnata da un basso "danzante" leggero ha i suoi precursori nel Preludio n. 5 in re maggiore di Bach (BWV 850) del primo libro del [[Il clavicembalo ben temperato|Clavicembalo ben temperato]] e assomiglia ad altri pezzi virtuosi del 1830 come quelli di Paganini Moto Perpetuo per violino e pianoforte. Nella rivista musicale Neue Zeitschrift für Musik del 1836 di Robert Schumann,<ref>{{Cita pubblicazione|autore=|titolo=Schumann, Robert. "Die Pianoforte-Etuden [sic], ihren Zwecken nach geordnet" ["The Pianoforte Études, Categorized According to their Purposes"]. Neue Zeitschrift für Musik No. 11, February 6, 1836, p. 45.|rivista=|volume=|numero=}}</ref> tutti gli Études op. 10 di Chopin ricevono un asterisco (*) per "carattere poetico" tranne il n. 2.