Nicola Pietrangeli: differenze tra le versioni

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Nel marzo del 1976 Pietrangeli succede a [[Fausto Gardini]] come capitano non giocatore della [[squadra italiana di Coppa Davis]], ferma restando la conferma della direzione del settore tecnico in capo a [[Mario Belardinelli]]<ref name=corsera77>d.p., ''Un capitano burrascoso'', Corriere della Sera, 28 dicembre 1977, p. 14</ref>. Trova un ambiente reduce dalla sconfitta subita per mano della Francia (2-3), nell'unica apparizione del 1975. Riesce nell'impresa di amalgamare i dissidi e le caratteristiche della coppia dei due doppisti (la "stella" Panatta e [[Paolo Bertolucci]]) con gli altri due singolaristi [[Corrado Barazzutti|Barazzutti]] e [[Tonino Zugarelli|Zugarelli]].
 
In agosto compie la scelta di schierare Zugarelli nella finale europea contro la [[Gran Bretagna]], ritenendolo più idoneo a giocare sull'erba di Wimbledon, rispetto al "titolare" Barazzutti. La scelta si rivela feliceː il romano vicevince entrambi i singolari e l'Italia supera il difficile turno. Il direttore tecnico Belardinelli, tuttavia, si adombra, sostenendo che l'intuizione sia stata la sua e che il capitano non giocatore se la sia impropriamente attribuita. Nascono i dissidi tra i due<ref name=corsera77></ref>. In settembre l'Italia ospita, nella semifinale interzone, lo squadrone australiano che per ben due volte ha impedito a Pietrangeli di innalzare il trofeo, da giocatore. Stavolta il risultato è differenteː la squadra italiana batte l'Australia 4-1, grazie alle vittorie di Panatta e Barazzutti contro [[John Newcombe|Newcombe]] e del doppio Panatta-Bertolucci contro i "mitici" Newcombe e [[Tony Roche|Roche]]<ref>{{Cita libro|titolo = 500 anni di tennis |autore= Gianni Clerici |p =354}}</ref>. L'Italia giunge per la terza volta nella sua storia nella finalissima di Coppa Davis ma, a questo punto, sorgono i problemi "politici".
 
L'avversario, infatti, è il [[Cile]], governato dal dittatore [[Augusto Pinochet]] e l'incontro dovrà essere disputato a [[Santiago del Cile|Santiago]]. Sorge una vasta platea, nell'opinione pubblica soprattutto di [[Sinistra (politica)|sinistra]], contraria alla partecipazione italiana alla finale, vista come un riconoscimento virtuale al regime dittatoriale cileno. Pietrangeli partecipa a un dibattito televisivo con l'esponente comunista [[Gian Carlo Pajetta]], dove sostiene l'imprescindibilità della trasferta e della partecipazione alla competizione. É minacciato di morte per telefono ma non cede di un millimetro. Alla fine la spunta lui<ref name=piccardi></ref>.