Collezione Pallavicini: differenze tra le versioni

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Entrambi i fratelli Giuseppe e Luigi avvieranno alcune dismissioni delle rispettive collezioni ereditate dal padre, in quanto sul finire del secolo e agli inizi di quello successivo, con l'avvento della Repubblica romana e delle insurrezioni francesi, le famiglie patrizie romane accusarono il duro colpo di alcune tassazioni che determinarono la vendita più o meno coercitiva di interi blocchi delle loro proprietà (la medesima sorte la ebbero infatti i Borghese, i Giustiniani, i Pamphilj, etc).
 
Tuttavia la visione più lungimirante, intorno ai primi decenni del XIX secolo, la ebbe il duca [[Giuseppe Rospigliosi|Giuseppe]], il quale effettua alcuni acquisti allo scopo di reintegrare con alcuni capolavori il prestigio della collezione, intaccato sul finire del precedente secolo.<ref name=":177-179">{{Cita|A. Negro|pp. 177-179}}</ref> Al 1816 risale l'acquisto a [[Firenze]] della ''Derelitta'', del piccolo trittico con la ''Trasfigurazione di Cristo, san Girolamo e sant'Agostino'' e del tondo con la ''Vergine'', tutti di [[Sandro Botticelli]], e dell'del ''Allegoria[[Trionfo della Castità]]'' di [[Lorenzo Lotto]] (tutte oggi confluite nella collezione Pallavicini).<ref name=":z17" /><ref name=":177-179" />
 
==== La collezione sotto Giulio Cesare Rospigliosi ====