Bartolomeo Pico: differenze tra le versioni

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Era figlio di Prendiparte I Pico, signore di [[Quarantoli]], e di Algarda degli Aleardi, figlia di Niccolò degli Aleardi. La madre, divenuta vedova, si rinchiuse nel monastero di Santa Chiara in Modena, fondato da sua sorella Giovanna.<ref name=Litta/>
 
Insieme a Giovanni e Niccolò Pico, possedeva numerosi castelli a [[Borzano]] (poi ceduti ai Manfredi in cambi di altre corti), [[Spilamberto]], [[Castelvetro di Modena|Castelvetro]] e [[Modena]].<ref>{{cita libro|autore=Ingrano Bratti|autore2=Battista Papazzoni|titolo=Cronaca della Mirandola, dei figli di Manfredo e della corte di Quarantola scritta da Ingrano Bratti e cntinuatacontinuata da Battista Papazzoni|editore=Tip.Tipografia di G.Gaetano Cagarelli|collana=Memorie storiche della città e dell'antico ducato della Mirandola|città=Mirandola|anno=1872|p=4030|url=https://books.google.it/books?redir_escid=y4QKqyFGWyTgC&hl=it&idpg=MbdAL3XA5JgCPA30}}</ref>
 
Il 15 febbraio 1267 i Pico stipularono un contratto di permuta con la famiglia Prendiparte di Bologna, al fine di evitare la perdita di ulteriori beni nel modenese.<ref>{{cita|Andreolli|pp. 23-24}}</ref> Poco dopo, Bartolomeo (che aveva sposato Luisa Pallavicino, esponente di una delle famiglie più illustri del [[ghibellini|ghibellinismo]] padano)<ref>{{cita|Andreolli|p. 25}}</ref> fu costretto a cedere ai [[guelfi]] modenesi il [[castello della Mirandola]] e la Motta dei Papazzoni a [[Cividale (Mirandola)|Cividale]]. Le [[mura della Mirandola|fortificazioni della Mirandola]] e della Motta furono in quell'occasione immediatamente distrutte dai modenesi.<ref name=Litta>{{cita|Litta|p. 2}}</ref>