Dimissioni di don Luigi Sturzo da segretario del Partito Popolare Italiano: differenze tra le versioni

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==La richiesta delle dimissioni==
In una lettera a padre [[Pietro Tacchi Venturi]] (un gesuita resp.responsabile dei rapporti tra il Vaticano e i politici italiani) il Segretario di Stato cardinale [[Pietro Gasparri]] riferiva che la possibilità di Sturzo di rimanere in politica era venuta meno in quanto {{quote|ora il S.Santo Padre ritiene che, nelle attuali circostanze, in Italia un sacerdote non può restare alla direzione di un partito, anzi dell'opposizione di tutti i partiti avversi al governo, auspice la massoneria.}}
 
A tale richiesta, il [[9 luglio]] [[1923]] Sturzo rispose con una lettera nella quale, pur ribadendo la sua obbedienza al pontefice, esprimeva le sue perplessità sulle conseguenze politiche delle stesse in quanto, incosì tal modofacendo:
*sarebbe stato palese l'intervento diretto della S.[[Santa Sede]] "negli affari politici d'Italia"
*"verrebbe minorata la libertà politica dei cattolici"
*il partito popolare ne sarebbe rimasto "scompaginato o ridotto ad un puro organismo elettorale alla mercé di qualsiasi governo".
{{cassetto|titolo=Testo della lettera scritta da don Sturzo|
testo=
Di seguito il testo della missiva; in grassetto sono riportate le chiosenote delapposte dal Papa.
 
''Beatissimo Padre, (...) ho ricevuto comunicazione del desiderio di V[ostra] B[eatitudine] che io lasci senza indugio la segreteria politica del partito popolare italiano; e nella forma come mi è stato espresso il desiderio e per la testimonianza della pia e veneranda persona che me l'ha comunicato, debbo ritenere che si tratti di un comando ['''desiderio motivato'''].