Carlo Antonio Casnedi: differenze tra le versioni

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{{Bio
|Nome = Carlo Antonio
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Durante la [[guerra di successione spagnola]] de Cabrera fuggì a [[Lisbona]] per organizzare la resistenza antiborbonica e Casnedi lo seguì nonostante il divieto del Generale della Compagnia, [[Tirso González de Santalla]], che minacciò anche di [[scomunica]]rlo.
 
Giunto a [[Lisbona]] ricevette la protezione del re [[Portogallo|portoghese]], e durante il generalato di [[Michelangelo Tamburini]] fu riabilitato all'interno della Compagnia e ricoprì a [[Lisbona]] il ruolo di [[visitatore]] e di vice-[[provinciale]].

Fu [[esecutore testamentario]] dell'enorme fortuna che De Cabrera aveva lasciato alla [[Compagnia di Gesù]], e si occupò delle delicate polemiche dei riti cinesi, che in quegli anni mettevano in difficoltà la presenza della Compagnia in [[Cina]].

Caduto in disgrazia presso il re portoghese, fu espulso dal [[Portogallo]] e morì ottantenne in [[Spagna]], a [[Badajoz]].
 
== La ''Crisis theologica'' ==
 
Negli ultimi anni del [[XVII secolo]], Casnedi si dedicò alla stesura di una poderosa opera di teologia, la ''Crisis Theologica'', che fu stampata solo più tardi a Lisbona ([[1711]]-[[1719]]).

Si trattava di un testo in difesa del probabilismo, il [[sistema]] di [[teologia morale]] più diffuso all'interno della Compagnia, che in quegli anni era messo in discussione dallo stesso Generale dell'ordine, che lo considerava troppo pericoloso per le possibili derive lassiste. Questa posizione del Generale causò una vera e propria frattura all'interno dell'ordine, che si ridimensionò dopo la morte di González ma non fu mai definitivamente risolta. Nel suo libro Casnedi vuole dimostrare l'origine antica del probabilismo, attraverso ampie citazioni dei Padri della Chiesa e di Tommaso, mettendo così in luce la fedeltà di tale sistema alla tradizione della chiesa; nel I tomo egli difende l'autorità del pontefice e l'infallibilità dei suoi pronunciamenti. Il libro fu violentemente attaccato nel XVIII secolo dai rigoristi italiani (Ballerini, Migliorini, Concina, Patuzzi), e dalla pubblicistica antigesuitica francese.
 
== Bibliografia ==