Découpage (cinema): differenze tra le versioni

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Nell'ambito della [[critica cinematografica]], il découpage è uno dei tanti metodi di analisi possibili. L'attenzione è concentrata sulla messa in scena, considerata l'anima del film e l'essenza del lavoro del regista. Il metodo consiste nell'analizzare ogni singola inquadratura, smontando letteralmente il film per risalire alle singole scelte operate dal regista, con lo scopo di capire il suo linguaggio, il suo modo di trasformare la sceneggiatura in un ''racconto per immagini''. Gli elementi che si cerca di valutare sono:
 
*la composizione del "quadro", ossia la disposizione dei soggetti, le geometrie (vedi la "[[regola dei terzi]]" in fotografia), la prospettiva, il modo in cui l'ambiente è rappresentato nella sua [[plasticità (arte)|plasticità]] e profondità, la presenza di "punti di interesse" che catturino l'attenzione dello spettatore, il modo in cui i bordi del quadro ''incorniciano'' la scena dando il ''taglio'' all'inquadratura (da non confondere con il [[taglio (cinema)|taglio]] nel montaggio);
*l'insieme degli avvenimenti presentati dall'inquadratura, ossia cosa accade in quell'arco di tempo, come viene seguito il centro dell'azione con la [[macchina da presa]], la distanza da esso e, di conseguenza, il grado di partecipazione dello spettatore;
*i movimenti di macchina, la loro funzione ed efficacia ai fini del racconto, la loro "trasparenza" agli occhi dello spettatore: come per il montaggio, è preferibile non appesantire la narrazione con virtuosismi eccessivi (anche se alcuni registi hanno fatto dell'eccesso il loro marchio di fabbrica);