Fra Carnevale: differenze tra le versioni

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|Nome = Carnevale
|Cognome =
|PreDataPostoCognomeVirgola = [[pseudonimo]] di '''Bartolomeo di Giovanni Corradini'''
|Sesso = M
|LuogoNascita = Urbino
|GiornoMeseNascita = [[1420]]/[[1425]] circa
|AnnoNascita =
|LuogoMorte = Urbino
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|Epoca = 1400
|Nazionalità = italiano
|PostNazionalità = . Non è nota la sua data di nascita
}}
 
==Biografia==
La sintetica voce che la Enciclopedia Italiana (Treccani) dedicava nel [[1931]] a Fra Carnevale iniziava con la laconica affermazione:
:''«di lui si hanno soltanto notizie, non opere note»''. Dopo aver riferito le scarne notizie certe, la voce si affrettava a concludere che ''«gli sono state attribuite, ma senza fondamento, opere di Piero della Francesca e della sua scuola»''. <br />
 
Evidente è il riferimento dell'autore della voce alla vicende attributive della ''[[Pala di Brera|Pala di Montefeltro]]'' entrata nel [[1811]] alla [[Pinacoteca di Brera]] come opera di Fra Carnevale e poi riconosciuta come uno dei capolavori di Piero.
 
Si possono oggi misurare i faticosi progressi compiuti dagli storici dell’arte per far luce su una figura - quella di Bartolomeo di Giovanni Corradini, appunto - di notevole rilievo nello sviluppo dell’arte rinascimentale presso la corte urbinate, sulla quale, tuttavia, rimangono aperti molti quesiti ed enigmi.
 
Tra il [[1445]] ed il [[1446]], il pittore di Urbino è attestato a [[Firenze]] presso la importante bottega di [[Fra [[Filippo Lippi]], forse inviato dallo stesso [[Federico da Montefeltro]] per assorbire le novità del [[Rinascimento fiorentino]]. Sono questi non già gli anni del suo apprendistato (che si vuole avvenuto nella città natale sotto la guida di un buon pittore tardo gotico, quale il ferrarese [[Antonio Alberti (pittore)|Antonio Alberti]]), ma della sua vera maturazione artistica.
 
Oltre agli insegnamenti di [[Fra Filippo Lippi|Filippo Lippi]], egli dovette cogliere, nel crogiolo artistico fiorentino, anche le suggestioni prospettico-spaziali derivanti da [[Filippo Brunelleschi|Brunelleschi]], [[Donatello]] e [[Leon Battista Alberti]]. Particolarmente rilevante dovette anche essere l’incontro con [[Domenico Veneziano]], da cui mutuò l'attenzione naturalistica di stampo fiammingo verso i particolari, la predilezione per gli ampi scorci scenografici e per i colori chiari e tersi. A Firenze fece probabilmente da tramite per l'invio dei primi architetti rinascimentali a Urbino, tra cui [[Maso di Bartolomeo]], già dal [[1449]].
 
Tornato ad [[Urbino]], il suo percorso artistico dovette sovrapporsi a quello religioso, stante il fatto che nel [[1449]] egli risulta aver già preso i voti nell'Ordine dei [[Domenicani]] presso il convento di San Domenico ed assunto il nome di Fra Carnevale.
 
A lui fa cenno il [[Vasari]], nelle sue ''Vite'', quando, parlando di [[Bramante]], afferma che il padre lo indirizzò all'arte della pittura ''«nella quale studiò egli molto le cose di fra' Bartolomeo, altrimenti fra' Carnovale da Urbino, che fece la tavola di Santa Maria della Bella in Urbino»''.<br />
 
Se Fra Carnevale fu architetto, {{citazione necessaria|è probabile che ciò vada inteso non in senso pieno, ma solo come autore di disegni di edifici e di rilievi decorativi.}} In tal senso vanno intese le notizie che lo danno nel [[1449]] e nel [[1451]] impegnato nella costruzione del portale di [[chiesa di San Domenico (Urbino)|San Domenico]], e poi, nel [[1455]], coinvolto nella realizzazione del [[Duomo di Urbino|Duomo]].
 
Presso la corte, colta e raffinata, di [[Federico da Montefeltro]], la vita di Fra Carnevale dovette sicuramente incrociarsi con quella di [[Piero della Francesca]], per quanto non si abbiamo precise informazioni sul loro rapporto.
 
Nel [[1466]] ricevette – come testimonia il [[Vasari]] – la commessa per la realizzazione di una tavola destinata alla [[chiesa di Santa Maria della Bella]], sempre ad [[Urbino]].
 
Nella parte finale della sua vita l’impegnol'impegno religioso prevalse verosimilmente su quello artistico. Morì nel [[1486]], lasciando disposizioni testamentali a favore del suo convento e dell’insegnamento alla predicazione.
 
== I dipinti==
I progressi compiuti dalla critica artistica hanno, come si è accennato, reso meno laconica l’affermazione sulla assenza di opere certe.<br />Un'importante mostra dedicata a Fra Carnevale, aperta alla [[Pinacoteca di Brera]] nell'ottobre del 2004 (e destinata a replicarsi al [[Metropolitan Museum of Art di New York]]), ha consentito di presentare un catalogo aggiornato (anche se ancora discusso) dei dipinti del pittore urbinate.
 
Una importante mostra dedicata a Fra Carnevale, aperta alla [[Pinacoteca di Brera]] nell’ottobre del 2004 (e destinata a replicarsi al [[Metropolitan Museum of Art di New York]]), ha consentito di presentare un catalogo aggiornato (anche se ancora discusso) dei dipinti del pittore urbinate.<br />
ConvieneL'elenco quiseguente limitarsisi adlimita elencare lealle opere attribuite o “restituite” con “certezza” (per quanto valido possa essere questo temine in un campo in cui è d’obbligo il ricorso al "paradigma indiziario") a Fra Carnevale dalla mostra di Brera.
* ''Annunciazione'', [[Monaco]], [[Alte Pinakothek;]]
* ''Annunciazione'', [[Washington, D.C.|Washington]], The [[National Gallery of Art]], Samuel H. Cress Collection
* Polittico smembrato e disperso (di cui sono conservate le seguenti tavole:
**''San Pietro'', [[Milano]], [[Pinacoteca di Brera]];
**''San Francesco'', [[Milano]], [[Pinacoteca Ambrosiana]];
**''San ''Giovanni Battista'', [[Loreto]], [[Museo della Santa Casa; ]]
**''CrocefissoCrocifisso'', [[Urbino]], [[Galleria Nazionale delle Marche)]]
* ''Nascita della Vergine'', [[New York]], [[Metropolitan Museum of Art di New York|Metropolitan Museum of Art]], (già nella Collezione Barberini)
* ''[[Presentazione della Vergine al Tempio (Fra Carnevale)|''Presentazione della Vergine al Tempio]]'']], [[Boston]], [[Museum of Fine Arts (Boston)|Museum of Fine Arts]], (già nella Collezione Barberini)
 
Vale la pena soffermare l’attenzione sulleLe due Tavole ex Barberini (ora a New York ed a Boston) che nel [[1935]] lasciarono l’Italia per il più ricco mercato statunitense.
Per una visione di alcune immagini delle opere citate si rimanda ai collegamenti esterni riportati di seguito.
Esse furono precocemente identificate con la tavola, o meglio con il polittico, della chiesa di Santa Maria della Bella di cui parla il Vasari. Di diverso avviso – sia sulla identificazione, sia sull’autore - fu invece [[Federico Zeri]] che, nell'incertezza attributiva, preferiva – in un saggio del [[1961]] - riferirsi all'autore come al “Maestro delle Tavole Barberini” (appellativo che ancora compare nella edizione aggiornata al [[2002]] della “garzantina” dedicata all’Arte). Si tratta di due tavole piene di fascino, che – a dispetto della intitolazione a soggetti religiosi – ci mostrano una luminosa raffigurazione di ardite architetture rinascimentali con decorazioni all’antica (nelle quali è pienamente visibile la lezione di [[Leon Battista Alberti]]), popolate da una molteplicità di personaggi un po’po' incongrui con il luogo, che molto concedono al gusto fiammingo dei particolari ed alle reminiscenze della prima formazione tardo gotica dell’artistadell'artista.
 
*Nel catalogo dei dipinti certi di Fra Carnevale si è più volte fatto il nome della celebre ''[[Città Ideale (dipinto)|Città Ideale]]'', ([[Urbino]], [[Galleria Nazionale delle Marche -]]). Il pannello, un omaggio all’architetturaall'architettura e all’arteall'arte della prospettiva che è stato assunto a manifesto dei valori della armonia e della bellezza propri della [[città ideale]] dell'[[Umanesimo]], era, ancora recentemente, ritenuto di [[Piero della Francesca]]; o di [[Leon Battista Alberti]], ma oggi pare doversi “restituire” a Fra Carnevale, sia pur in forma dubitativa rispetto ad una seconda ipotesi in favore di [[Luciano Laurana]], l’architettol'architetto incaricato della realizzazione della parte alta del [[Palazzo ducale di Urbino]]
== Brevi annotazioni critiche==
Vale la pena soffermare l’attenzione sulle due Tavole ex Barberini (ora a New York ed a Boston) che nel [[1935]] lasciarono l’Italia per il più ricco mercato statunitense.
Esse furono precocemente identificate con la tavola, o meglio con il polittico, della chiesa di Santa Maria della Bella di cui parla il Vasari. Di diverso avviso – sia sulla identificazione, sia sull’autore - fu invece [[Federico Zeri]] che, nell’incertezza attributiva, preferiva – in un saggio del [[1961]] - riferirsi all’autore come al “Maestro delle Tavole Barberini” (appellativo che ancora compare nella edizione aggiornata al [[2002]] della “garzantina” dedicata all’Arte).
Si tratta di due tavole piene di fascino, che – a dispetto della intitolazione a soggetti religiosi – ci mostrano una luminosa raffigurazione di ardite architetture rinascimentali con decorazioni all’antica (nelle quali è pienamente visibile la lezione di [[Leon Battista Alberti]]), popolate da una molteplicità di personaggi un po’ incongrui con il luogo, che molto concedono al gusto fiammingo dei particolari ed alle reminiscenze della prima formazione tardo gotica dell’artista.
Nel catalogo dei dipinti certi di Fra Carnevale non è possibile inserire una opera per la quale si è più volte fatto il suo nome. Si tratta della celebre
* ''Città Ideale'', [[Urbino]], Galleria Nazionale delle Marche - Il pannello – un omaggio all’architettura e all’arte della prospettiva che è stato assunto a manifesto dei valori della armonia e della bellezza propri della [[città ideale]] dell'[[Umanesimo]] – era, ancora recentemente, ritenuto di [[Piero della Francesca]]; ma oggi pare doversi “restituire” a Fra Carnevale, sia pur in forma dubitativa rispetto ad una seconda ipotesi in favore di [[Luciano Laurana]], l’architetto incaricato della realizzazione della parte alta del [[Palazzo ducale di Urbino]]
 
== Bibliografia ==
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* [http://gallery.euroweb.hu/html/p/piero/francesc/idealcit.html''Città ideale''] (il pannello compare nel sito con l'erronea attribuzione a Piero della Francesca)
 
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[[en:Fra Carnevale]]