Gabrio Lombardi: differenze tra le versioni

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Dal 1970, dopo l'approvazione della legge Fortuna-Baslini (il primo dicembre), con la quale era stato introdotto in Italia il divorzio, si diede da fare per ottenere un referendum abrogativo, sicuro di stravincerlo: divenne quini presidente del ''Comitato per il [[Referendum abrogativo del 1974|referendum]] sul [[divorzio]]'', riuscendo a far raccogliere le firme necessarie (1.370.134), e polemizzando in molti casi con la [[Democrazia Cristiana]], accusandola di scarsa incisività (ed ottenendo l'appoggio esplicito del solo [[Amintore Fanfani]]).
 
Molteplici furono le sue prese di posizione in merito: in particolare è da ricordare la definizione che diede del divorzio, ''"una variante dell'harem diluita negli anni"''<ref>F. De Santis, ''La voce dell'abate soave che ha allarmato la Chiesa'', pubblicato sul [[Corriere della sera]], 29 aprile 1974</ref>
 
L'impegno deciso di Lombardi provocò anche una reazione di segno opposto all'interno del mondo ecclesiastico, ed un gruppo di cattolici democratici predispose un appello contrario all’abrogazione della legge ed al referendum, firmato tra gli altri dallo storico [[Francesco Traniello]], dal sociologo [[Sabino Acquaviva]], da [[Franco Bassanini]], [[Tiziano Treu]], lo storico [[Pietro Scoppola]], il sindacalista [[Pierre Carniti]], [[Nuccio Fava]], [[Raniero La Valle]], i giornalisti [[Mario Pastore]] e [[Guglielmo Zucconi]], la teologa [[Adriana Zarri]] e soprattutto il rettore dell'[[Università Cattolica]], [[Giuseppe Lazzati]], e [[Carlo Carretto]], responsabile della congregazione fondata da [[Charles de Foucauld]], che espresse pubblicamente il suo votare no in un articolo su [[La Stampa]]<ref>''Voto no, Signore'', pubblicato su [[La Stampa]] del 7 maggio 1974, pag. 1</ref>.