Constitutio romana: differenze tra le versioni

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==Significato e conseguenze==
Tale statuto, ratificato da Eugenio II nell'[[826]], rappresenta il momento di più intensa influenza e controllo da parte del potere franco su uno Stato Pontificio ancora in embrione, che, nonostante l'estensione (dalledalla Romagne[[Romagna]] al Lazio), rifuggiva in massima parte dal potere papale che poteva essere esercitato con una certa efficacia solo nella città di Roma e nella parte centrosettentrionale dell'ex-[[ducato romano]] di matrice bizantina. Balza agli occhi che la Constitutio romana è l'espressione di una volontà unilaterale imposta da Lotario al papa e accettata ''in toto'' da Eugenio II che doveva il soglio pontificio al sovrano del [[Regnum Italiae]] e coimperatore. Alcuni articoli, concernenti la partecipazione, in veste di osservatori, dei messi imperiali alle elezioni papali e la facoltà lasciata all'imperatore di non avallare la nomina di un candidato a lui ostile, limitavano la sovranità del giovane Stato, all'epoca in fase di lento e incerto consolidamento.
 
Il Papa dal canto suo ottenne, come controparte, il riconoscimento, da parte imperiale, dei propri diritti sovrani sul territorio da lui governato e la prerogativa di incoronare e consacrare gli imperatori<ref>Sul principio, consolidatosi nel corso del [[IX secolo]], che solo i Pontefici avevano la facoltà di incoronare gli imperatori, cfr. Karl Bihlmeyer e Hermann Tuechle, ''Storia della Chiesa'', Brescia, [[Editrice Morcelliana SpA]], 1983, vol. 2, Il Medioevo, pag. 67 e 68</ref>. Tale riconoscimento trovava ulteriore vigore dal giuramento di fedeltà che i sudditi degli Stati governati dalla Chiesa, tramite i propri rappresentanti, avrebbero dovuto prestare al nuovo papa, loro indiscusso sovrano.