Hermann Buhl: differenze tra le versioni

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Nel [[1952]], dopo aver fatto la prima ripetizione in solitaria (in sole 4 ore circa, contro i 3-4 giorni delle normali cordate) della via aperta da Cassin sulla parete Nord Est del [[Pizzo Badile]] (e percorrendo in bicicletta la strada da e per Innsbruck, lontana 170 km), effettuò col compagno [[Sepp Jöchler]] l'ottava ascensione alla parete nord dell'[[Eiger]]. In quest'occasione si trovò alla testa di una cordata di nove persone: a lui e Sepp si erano unite la cordata dei fratelli Maag, e una cordata francese formata da [[Gaston Rébuffat]], [[Paul Habran]], [[Jean Bruneau]], [[Pierre Leroux (alpinista)|Pierre Leroux]] e [[Guido Magnone]]. Pesantemente rallentati da condizioni meteorologiche e della parete pessime, i nove furono condotti da Buhl fino oltre le fessure di uscita della parete, dove, ormai sfinito, Buhl dovette cedere il comando della cordata a Jöchler.<ref name=harrer>H. Harrer, ''op. cit.''</ref><ref name=buhl>H. Buhl, ''op. cit.''</ref>
 
Nel [[1953]] partecipò alla spedizione austro-germanica al [[Nanga Parbat]] (8125 {{m s.l.m.}}, [[Himalaya]]), conquistandone in solitaria e in prima assoluta la cima, senza utilizzare l'ossigeno.<ref>''È buioname=buhl sul ghiacciaio''</ref>. Nella discesa fu costretto a pernottare a 8000 m privo di attrezzatura per bivacco, e riportò gravi congelamenti ai piedi, in seguito ai quali gli furono amputate due dita del piede destro.
 
Nel 1955 Buhl fece la sua comparsa a [[Macugnaga]] per salire la famosa parete Est del [[Monte Rosa]]. Compì una solitaria al Silbersattel 4515m, il colle più alto delle Alpi aperto tra le punte Dufour e Nordend e discese a [[Zermatt]] dove era atteso per un convegno. Più tardi disse : "dovevo arrivare a Zermatt e volli farlo dall'ingresso più degno".
 
Con il compagno [[Kurt Diemberger]] effettuò poi nel [[1957]] la prima ascensione, sempre senza ossigeno, del [[Broad Peak]] (8047 {{m s.l.m.}}, nel [[Karakorum]]), diventando così il primo salitore di due ''8000''.<ref name=buhl /><ref name=kurten>K. Diemberger, ''Summits and Secrets''</ref> Per motivi organizzativi, la spedizione si trovò senza portatori prima del campo base; Buhl ne approfittò per reimpostare l'organizzazione della spedizione, affrontando la salita come se si fosse trattato di un'ascensione nelle [[Alpi occidentali]], senza appoggi esterni, senza ossigeno supplementare e con attrezzatura relativamente leggera. Questo stile venne definito dallo stesso Buhl "stile delle Alpi occidentali", ed aprì la strada a quello che successivamente venne definito "stile alpino".<ref name=buhl /><ref name=kurten />
 
Proprio mentre con lo stesso Diemberger pochi giorni dopo saliva sul [[Chogolisa]] (7645 {{m s.l.m.}}, sempre nel Karakorum), il crollo di una cornice nevosa provocava la sua tragica morte. Nonostante le ricerche, il corpo non venne mai ritrovato.<ref name=buhl /><ref name=kurten />
 
Autore di alcuni scritti relativi alle sue ascensioni, è rimasta famosa la sua autobiografia, tradotta in italiano col titolo ''È buio sul ghiacciaio'' pubblicata dalla [[S.E.I.]] nel [[1960]], e successivamente ristampata più volte. Su di lui hanno scritto vari autori, in particolare Kurt Diemberger e [[Reinhold Messner]], che ne esaltano le doti e la personalità. Messner in particolare si è a lui ispirato per utilizzare, anche sulle grandi cime himalayane, la tecnica di salita "in stile alpino", cioè privilegiando rapidità e compattezza rispetto alle imponenti spedizioni che si ritenevano in precedenza necessarie per conquistare le altissime vette.
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* Hermann Buhl, ''È buio sul ghiacciaio'', con i diari alle spedizioni al [[Nanga Parbat]], al [[Broad Peak]] e al [[Chogolisa]], a cura di Kurt Diemberger, Corbaccio, 2007, ISBN 978-88-7972-871-3
* Kurt Diemberger, ''Danzare sulla corda'', Corbaccio, 2009, ISBN 978-88-7972-945-1
* {{en}}Kurt Diemberger, ''Summits and Secrets'', in ''The Kurt Diemberger Omnibus'', Baton Wicks Publications, 1998, ISBN 978-18-9857-326-5
* {{en}} Heinrich Harrer, ''The White Spider - the story of the North face of the Eiger'', Harper Perennial, Londra, 2005, ISBN 0007197845