Stanza dell'Incendio di Borgo: differenze tra le versioni

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Una lettera del [[1514]], inviata dal Sanzio a [[Baldassarre Castiglione]], sembra alludere a un importante ruolo di quest'ultimo nell'elaborazione dei soggetti, derivati in larga parte dal ''[[Liber Pontificalis]]''<ref name=D112>De Vecchi, cit., pag. 112</ref>.
 
Durante la decorazione vennero mantenuti gli affreschi nella volta eseguiti da [[Perugino]] al tempo di [[Giulio II]], tra il [[1507]] e il [[1508]]: opere della fase calante dell'artista, poco gradite allo stesso papa Giulio, vennero mantenute nella decorazione forse per l'affezione del Sanzio verso l'antico maestro, come scrisse [[vasariVasari]], piuttosto che per la fretta (come ipotizzò [[Cavalcaselle]]) o che per la scarsità di decoratori al momento disponibili in bottega (Redig de Campos)<ref name=D112/>.
 
Nella Stanza dell'Incendio di Borgo si rileva una presenza di aiuti sempre più estesa, come in tutte le opere degli ultimi anni di Raffaello, e qua e là, nelle storie, qualche scadimento di tono, che ha fatto parlare gran parte della critica di un "decadimento" o una "crisi della fantasia" nell'artista poco più che trentenne, da un lato impegnato in un sempre più sterile confronto con [[Michelangelo]], dall'altro abituato ad appaltare ormai ai suoi aiuti la gran parte della realizzazione dei suoi progetti a cui sovrintendeva<ref name=D112/>.