Ľudovít Štúr: differenze tra le versioni

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Dopo l'insuccesso della campagna militare del [[1849]] e dopo la ripetuta delusione verso la Corte imperiale, che aveva promesso protezione agli slovacchi nella battaglia contro i radicali ungheresi, Ľudovít Štúr si incontrò in circostanze sfavorevoli. La richiesta di autorizzazione a stampare un giornale politico slovacco (''Slovenské národné noviny'' era cessato nei giorni della rivoluzione) e il tentativo di ottenere il riconoscimento ufficiale per l'associazione [[Tatrín]], ebbe esito negativo. Štúr in questo periodo proseguì l'attività incominciata negli anni precedenti, si dedicò alla cultura popolare slava e lavorò allloo scritto ''Slovanstvo a svet budúcnosti'' ("Gli Slavi e il mondo del futuro").
 
Nel [[1851]] ebbe inizio una serie di tragedie personali: a gennaio morì suo fratello Karol (pastore protestante e insegnante a [[Modra]]) e sei mesi dopo suo padre. Ľudovít dopo la morte del fratello si trasferì a Modra, dove – solo e controllato dalla polizia, si occupò dei sette figli del fratello. Cercò di proseguire la sua attività letteraria, benché la sua vita fosse limitata e controllata dalla polizia. Nel [[1853]] morirono a Vienna l'amica [[Adela Ostrolúcka]] e a [[Trenčín]] sua madre. Nello stesso anno pubblicava la raccolta ''O národních písních a pověstech plemen slovanských'' ("Canzoni e racconti popolari dei popoli slavi"), e la raccolta poetica ''Spevy a piesne'' ("Canti e canzoni").
 
Verso la metà del dicembre del [[1855]] in un tentativo di attraversare un ruscello non lontano da Modra si ferì alla coscia con un colpo di fucile. Vi furono infondati sospetti che fosse stato colpito da qualcuno o che avesse tentato il suicidio. Ľudovít Štúr morì quarantenne il 12 gennaio 1856.