Equus hemionus hemionus: differenze tra le versioni

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La popolazione è diminuita in seguito al [[bracconaggio]] ed alla [[competizione]] con il [[bestiame]] per i pascoli e lo [[stato di conservazione (biologia)|stato di conservazione]] della specie viene valutato come vulnerabile<ref name = redlist/>. Dal 1953, in Mongolia l'asino selvatico mongolo ha goduto di una protezione completa. Questa sottospecie viene inoltre classificata nell'appendice I della [[CITES|Convenzione sul Commercio Internazionale delle Specie Minacciate]] (CITES) e nel 2002 è stata aggiunta all'appendice II della Convenzione sulle Specie Migratrici<ref>[http://www.cms.int/documents/appendix/cms_app2.htm CMS 2002. Convention on Migratory Species. Appendix II.] </ref>. Comunque, in seguito alla crescita demografica umana e ad alcuni inverni particolarmente severi degli anni scorsi<ref>United Nations Disaster Management Team (UNDMT): National Civil Defence and State Emergency Commission Ulaanbaatar. 2000. DZUD 2000-Mongolia: An evolving ecological, social and economic disaster: A rapid needs assessment report. United Nations Disaster Management Team (UNDMT): National Civil Defence and State Emergency Commission Ulaanbaatar</ref>, il numero dei conflitti tra i [[pastore|mandriani]] e gli asini selvatici mongoli sembra essere aumentato.
 
Il bracconaggio a scopo alimentare sembra essere un problema crescente in Mongolia. Per alcuni ceti della popolazione locale la carne di asino selvatico e di altri animali selvaggi appare come una sostituta o perfino come un'economica alternativa alla carne degli animali domestici<ref>P. Kaczensky & O. Gambatar unpubl. Data</ref>. Nel 2005, un censimento nazionale basato su una serie di [[domanda|questionari]] ha riscontrato che ogni anno vengono uccisi dai bracconieri 4500 asini selvatici, circa il 20% dell'intera popolazione<ref>J. Wingard unpubl. data</ref>. Inoltre, i cambiamenti politici degli inizi degli anni '90 hanno permesso alla popolazione urbana di ritornare ad uno [[popoli nomadi|stile di vita nomade]], seguito da un grandissimo incremento in molte aree rurali della popolazione umana e del bestiame<ref>Fernandez-Gimenez, M. E. 1999. Sustaining the Steppes: A Geographical History of Pastoral Land Use in Mongolia. Geographical Revue, 89(3):315-342.</ref><ref>Bedunah, D. J. and S. M. Schmidt. 2004. Pastoralism and protected area management in Mongolia's Gobi Gurvansaikhan National Park. Development and Change, 35(1):167-191.</ref><ref>Mearns, R., D. Shombodon, G. Narangerel, U. Tuul, A. Enkhamgalan, B. Myagmarzhav, A. Bayanjargal, and B. Bekhsuren. 1994. Natural resource mapping and seasonal variations and stresses in Mongolia. RRA Notes, 20:95-105.</ref>.
 
I cambiamenti politici e sociali hanno distrutto il tradizionale utilizzo delle terre, indebolito le [[forze dell'ordine]] ed inoltre spinto la gente ad utilizzare le risorse naturali, ad esempio rendendo le specie selvatiche una risorsa «aperta a tutti»<ref>Pratt, D. G., D. C. MacMillan, and I. J. Gordon. 2004. Local community attitudes to wildlife utilisation in the changing economic and social context of Mongolia. ''Biodiversity and Conservation'', 13:591–613.</ref>. Si prevede che il ritorno dell'uomo e del suo bestiame provocherà un aumento delle interazioni uomini-animali, minacciando così la sopravvivenza delle rare specie animali del [[deserto del Gobi]].