Guillaume-Thomas François Raynal: differenze tra le versioni

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Nella lettera all’Abbé Raynal (1782) <ref>Cfr. ''A letter addressed to the Abbe Raynal: on the affairs of North-America. In which the mistakes in the Abbe's account of the revolution of America are corrected and cleared up. By Thomas Paine, Philadelphia, printed: London, reprinted, for C. Dilly, 1783</ref> Paine invece sostiene che i principi ideali della pace universale e della libertà erano già presenti nella rivoluzione americana che doveva dunque essere considerata come un primo avvio della rivoluzione francese. Paine contrasta inoltre l'idea conservatrice di Raynal che la rivoluzione, come quella dei pianeti, non fosse altro che un moto circolare che iniziando come sviluppo e progresso civile poi ritorna sulle posizioni conservatrici di partenza. Paine al contrario sostiene che la rivoluzione americava abbia segnato un punto di non ritorno travolgendo una volta per tutte un sistema di potere politico. <ref>Paine del resto era così convinto della necessità di esportare la rivoluziome americana in Europa che nel [[1787]] si recò a Parigi e partecipò attivamente alla rivoluzione divenendo membro della [[Convenzione nazionale]] e battendosi contro la condanna a morte di [[Luigi XVI]]. Il che gli valse l'accusa di tradimento, la prigione e il rischio della condanna a morte sulla ghigliottina da cui si salvò solo per il riconoscimento della sua cittadinanza americana.</ref>
Rifugiatosi in [[Svizzera]] nel [[1781]], Raynal fapropone di erigere un monumento alla Libertàlibertà a Grütli, sul lago di Uri, <ref>Un luogo «della memoria patriottica soprattutto per le popolazioni della Svizzera primitiva, che qui si riunirono in varie occasioni... Dalla fine del XVIII secolo, illuministi e liberali associarono a questo luogo le idee di libertà e identità nazionale.» (In [http://www.hls-dhs-dss.ch/textes/i/I8794.php ''Dizionario storico della Svizzera'']</ref> La statua non venne realizzata per le esitazioni del governo urano. <ref>Margrit Wyder: [http://www.nzz.ch/2002/11/09/li/article8HS2B.html ''«Ich hoffe, es soll nicht zu Stande kommen». Das kurze Leben eines Schweizer Freiheitsdenkmals''] (allem.) In: [[Neue Zürcher Zeitung|NZZ]], 9.&nbsp;November 2002.</ref> Di là si sposta in [[Prussia]] nella corte di [[Federico II di Prussia|Federico II]] che lo accoglie con ammirazione,<ref>Salvatore Bono, ''Lumi e corsari: Europa e Maghreb nel Settecento'', Morlacchi Editore, 2005, p. 165.</ref> e poi in [[Russia]] in quella di [[Caterina II]]. È autorizzato a rientrare in [[Francia]] nel [[1784]] ma col divieto di soggiornare a Parigi. Si stabilisce a [[Tolone]], poi a [[Marsiglia]] e diventa fondatore di premi [[Accademia|accademici]] e di [[beneficenza]] che prolungheranno il successo della sua opera nelle grandi accademie europee. Rifiuta di sedere negli [[Stati Generali]] del [[1789]] adducendo come pretesto l'età avanzata.
 
Due anni più tardi egli denuncerà gli eccessi e l'indirizzo violento preso dalla [[Rivoluzione francese|Rivoluzione]] ai rivoluzionari che vedevano in lui un padre fondatore. Nella sua lettera all'Assemblea del [[31 maggio]] [[1791]] scrive: