Assurdo: differenze tra le versioni

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L'assurdo non implica la non esistenza: infatti può rappresentare una realtà costituita da riflessioni e sentimenti che incidono pesantemente sul senso del vivere e della realtà, così come è stato evidenziato dalle cosiddette "filosofie dell'assurdo" che criticano la caoticità e l'assenza di senso e quindi l'irrazionalità della vita stessa.<ref>Maurizio Pancaldi,Mario Trombino,Maurizio Villani, ''Atlante della filosofia: gli autori e le scuole, le parole, le opere'', Hoepli editore, 2006, p.461</ref>
 
La considerazione dell'assurdo costituisce l'argomento fondamentale dell'[[irrazionalismo]] [[ontologia|ontologico]] che va distinto da quello [[gnoseologia|gnoseologico]]: questo infatti giudica la complessità della realtà tale da sfuggire alla conoscenza razionale per cui bisogna affidarsi all'[[intuizione]] o alla [[fede]] o ad altre forme immediate, dirette, di conoscenza; quello ontologico, invece, considera la realtà stessa nella sua essenza irrazionale e la vita dell'uomo dominata dal [[caso]] e, dall'imprevedibilità rendendo chiaro cosìda quell'assurdo che è espressione della crisi del mondo attuale.
 
L'accettazione dell'assurdo dell'esistenza ha comportato pesanti conseguenze nel pensiero del secolo XX:
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*la ricerca di nuovi valori da sostituire ai precedenti.<ref>Ubaldo Nicola, ''Atlante illustrato di Filosofia'', Giunti Editore, 1999, pp.460-461</ref>
 
Un irrazionalismo ontologico, che coinvolge anche la gnoseologia <ref>Per esempio Giuseppe Rensi ha sostenuto che siccome la filosofia ha una storia che si snoda nel tempo, ciò significa che un pensiero vero e unico non può esistere e che perciò nel suo procedere ed evolvere essala speculazione filosofica nega continuamente sé stessa (In [http://www.filosofico.net/rensi.htm Filosofico.net])</ref>, è quello della "filosofia dell'assurdo" di [[Giuseppe Rensi]] <ref>[http://www.liberliber.it/mediateca/libri/r/rensi/la_filosofia_dell_assurdo/pdf/rensi_la_filosofia_dell_assurdo.pdf G.Rensi, ''La filosofia dell'assurdo'',ed. Adelphi, Milano 1991] </ref> che partendo da una sua personale convinzione «che è insieme assunto teorico e doloroso precipitato della sua esperienza personale: la persuasione amarissima e al tempo stesso sbandierata e assaporata con acido compiacimento che il mondo e la realtà siano intrinsecamente dis-ordinati, costitutivamente sconvolti e stravolti, infettati ''radicitus'' da un male che è anzitutto irrazionalità e quasi derisoria assurdità.» <ref>Marco Fortunato in G. Rensi, ''Frammenti di una filosofia dell'errore e del dolore, del male e della morte'', Orthotes editrice, 2011, p.10</ref>
 
==Nella letteratura==