Sociologia del diritto: differenze tra le versioni

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Secondo tale indirizzo di studio del diritto, l’efficacia delle norme giuridiche non viene necessariamente garantita dai tipici strumenti della [[coercizione giuridica]], come la [[pena]] e l’[[esecuzione forzata]], ma dipende piuttosto dalla pressione sociale esercitata sul singolo dagli altri membri del gruppo; un altro importante fattore di efficacia del diritto è il prestigio sociale dell’autore della norma (in particolare per quanto riguarda il diritto giurisprudenziale).
 
Altrettanto, secondo i fautori della sociologia del diritto, può dirsi per quanto riguarda il diritto statale, il quale, pur avendo la funzione di ordinare i rapporti fra i vari gruppi, è reso efficace da quegli strumenti di pressione sociale usati dagli stessi piccoli gruppi; lo Stato, inoltre, è considerato come un semplice organo della [[Società (sociologia)|società]], per cui se in qualche parte di esso dovesse manifestarsi una resistenza nei confronti della società, o un tentativo di agire contro di essa, questa avrebbe sicuramente la meglio.
 
Per quanto riguarda la figura del giurista, questi viene tendenzialmente considerato un organo della giustizia sociale e la sua attività intesa come immune da valutazioni individuali e portavoce degli indirizzi valutativi predominanti nella società.
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A [[Max Weber]] (1864-1920) si deve il riconoscimento del processo della razionalizzazione come carattere fondamentale dello sviluppo della moderna società europea. In ''Economia e società'' Weber sostiene che tale processo, che raggiunge la sua espressione più caratteristica nel capitalismo della civiltà occidentale, è volto ad organizzare la vita sociale in modo prevedibile e orientato al raggiungimento dei fini desiderati. Per quanto concerne il diritto, esso conduce ad una sua ristrutturazione da insieme di contenuti eticamente stabiliti ad insieme di concetti formali astratti e utilizzabili nei procedimenti. Questa trasformazione avviene attraverso quattro stadi: il primo riguarda la creazione carismatica di norme da parte degli anziani del gruppo o dei sacerdoti, ovvero dei c.d. profeti giuridici; il secondo concerne la produzione empirica di regole ad opera dei notabili giuridici; il terzo si concretizza nell’imposizione del diritto da parte di un imperium secolare o di un potere teocratico; infine l’ultimo è relativo alla statuizione sistematica del diritto e all’amministrazione della giustizia specializzata ad opera di giuristi di professione.
 
Alla teoria funzionalista si deve infine il superamento dei limiti, al contempo, del realismo normativo durkheimiano e del soggettivismo del senso weberiano. Come afferma [[Niklas Luhmann|Luhmann]], [[Talcott Parsons]] (1902-1979) ha il pregio di riferire l’oggettività dell’insieme delle norme sociali alla contingenza dell’agire soggettivo. Nel contesto della sua teoria, il diritto ha come primaria funzione l’integrazione del sistema. Esso è quindi volto a coordinare e regolare le relazioni tra i vari attori e le varie unità del sistema al fine di garantirne il buon funzionamento, ovvero a mantenerne l’equilibrio: istituzioni legali e tribunali soddisfano questa necessità, rendendo effettive le norme e intervenendo in caso di devianza per riportare i comportamenti in linea con le aspettative e ristabilire l’equilibrio sociale. Nell’evoluzione successiva della teoria, in particolare nell’opera di Niklas Luhmann (1927-1998), ad essere posta al centro dell’analisi è soprattutto la positività del diritto che caratterizza la moderna società industriale, ovvero la possibilità del tutto nuova, a partire dal XIX secolo, del mutamento del diritto tramite legislazione, e quindi della concezione del diritto come mutabile. Ciò permette al diritto che si confronta con un’elevata complessità e variabilità sociale di essere compatibile con un numero sempre maggiore di situazioni ed eventi. Nel suo testo ''La differenziazione del diritto'', Luhmann indica quali precondizioni sociali della completa positivizzazione del diritto il primato dell’economia sul sottosistema politico e lo sviluppo del concetto di [[democrazia]]. È proprio l’accrescimento della complessità sociale a rendere necessari questi passaggi. Per quanto riguarda il primo aspetto si tratta del primato del sistema economico alla guida della società: l’Autore sottolinea come il meccanismo monetario del sistema economico sia infatti in grado di assicurare un livello di complessità infinitamente più elevato di quanto non possa il meccanismo di potere del sistema politico. La supremazia dell’economico consente di riscattare il diritto dai vincoli immanenti e invariabili che lo legavano a strutture sociali già esistenti: attraverso il riconoscimento della libertà contrattuale e della capacità giuridica a tutti i cittadini vengono eliminati i limiti impliciti nei vecchi ordinamenti di status. Allo stesso tempo, anche lo sviluppo del concetto di democrazia è funzionale ad una maggior variabilità e ad un più facile adeguamento del diritto in riferimento alla società: il sostegno politico, non più riferito ad istituzioni etiche stabili o ancorato ad ordinamenti di status, può essere tematizzato e problematizzato caso per caso, adattandosi alle esigenze della società. Con la completa positivizzazione del diritto, conclude Luhmann, la fissità delle norme di diritto naturale lascia il posto alla predisposizione di una variabilità controllata proceduralmente.