Gioviano: differenze tra le versioni

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Il [[26 giugno]] [[363]], l'imperatore Giuliano rimase ucciso in seguito alle ferite riportate in una battaglia contro i [[Sasanidi]]. Gioviano, generale dell'esercito di Giuliano, venne acclamato imperatore dai suoi soldati.
 
Una volta ottenuto il potere, Gioviano concluse con l'[[impero persiano]] una pace svantaggiosa per [[Roma]], abbandonando i territori conquistati dai suoi predecessori in [[Mesopotamia]] e lasciando di fatto l'[[Armenia]] sotto il controllo dell'Impero persiano, il quale poté insediarvi un sovrano vassallo. Tale scelta fu aspramente criticata dallo storico del tempo Ammiano che definì tale accordo "vergognosissimo" e "ignobile", a cui sarebbe stato preferibile "affrontare dieci battaglie" (''Rerum gestarum libri'', XXV, 7,10). Abrogò i decreti del suo predecessore contrari alla [[chiesa]] [[Cristianesimo|cristiana]] (era egli stesso un cristiano), pur mantenendo una politica di tolleranza verso tutte le religioni, attirandosi l'odio e il sospetto didello stesso [[Ammiano Marcellino]], lo storico più famoso del tempo, (pagano, noto per l'appoggio dato a Giuliano), e che lo definisce un debole, succube del [[Cristianesimo]] e incapace politicamente.
 
Gioviano morì il [[17 febbraio]] [[364]], dopo soli otto mesi di regno probabilmente avvelenato casualmente dalle esalazioni di un braciere che teneva nella sua stanza a Dadastana in [[Bitinia]] mentre tornava con l'esercito dalla disastrosa spedizione militare contro l'Impero persiano; tra l'altro Ammiano Marcellino riporta (XXV, 10, 13) che l'opinione prevalente fu che l'imperatore fosse morto per indigestione.