Design italiano: differenze tra le versioni

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Ma realizzare buoni prodotti non bastava più: diventò necessario spettacolarizzare l'immagine aziendale. È così che nascono cataloghi e pubblicità che spesso tentano di trasformarsi in veri e propri [[periodico (stampa)|magazine]] sul modello di ''[[Colors]]'' di [[Benetton]] curata da [[Oliviero Toscani]].
 
Nel [[1985]] [[Enrico Baleri]] introduce il designer [[parigi]]no [[Philippe Starck]] (il più noto designer di fine millennio) ad aziende come [[Driade (azienda)|Driade]], [[Flos]] e [[Kartell]]. E [[Driade (azienda)|Driade]] sarà tra le prime aziende italiane del ''forniture design'', insieme a [[Baleri Italia]], a darsi un carattere internazionale<ref>{{cita|Vercelloni, 2008|p. 141}}</ref> grazieai contributi di designer di tutto il mondo. Sono di Starck la lampada ''Ara'' del [[1988]] disegnata per [[Flos]] e lo spazzolino per [[Fluorcaril]] del [[1989]].
 
Altri architetti internazionali impegnati in questo periodo nel ''made in Italy'' sono [[Borek Sipek]], [[Jasper Morrison]], [[Toshiyuki Kita]], [[Hannes Wettstein]], [[Hans Hollein]], [[Patricia Urquiola]], i fratelli Campana e le cosiddette "[[archistar]]" [[Zaha Hadid]] e [[Jean Nouvel]] per [[Alessi]] e [[Sawaya & Moroni]], [[Frank Gehry]], [[Michael Graves]] e [[Bob Venturi]] sempre per [[Alessi]], [[Mario Botta]] per [[Artemide (azienda)|Artemide]] e [[Alias (azienda)|Alias]], [[Herzog & de Meuron]] per [[Artemide (azienda)|Artemide]].