Giovanni Maria Vitelleschi: differenze tra le versioni

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Per venire ricompensato delle sue imprese il [[21 febbraio]] [[1435]] il Papa gli concesse il titolo, ormai puramente onorifico di [[Patriarcato di Alessandria|Patriarca di Alessandria]], ritenendo la diocesi di Recanati e il [[12 ottobre]] dello stesso anno divenne [[Arcidiocesi di Firenze|arcivescovo di Firenze]] (dopo [[Amerigo Corsini]]), senza rinunciare al titolo patriarcale. Conservò le due cariche contemporaneamente, ma di fatto non ebbe modo di dedicarvisi: a Firenze per esempio delegò le sue funzioni all'[[arcidiocesi di Pisa|arcivescovo di Pisa]], il [[diocesi di Fiesole|vescovo di Fiesole]] e messer [[Giuliano di Niccolò Davanzati]].
 
Nel [[1436]] ebbe, dal Papa, l'ordine di reprimere le turbolenze dei baroni romani, che avevano occupato [[Terracina]], dopo essersi ribellati a papa [[Eugenio IV]]. Radunati fanti e cavalli, il Vitelleschi si scontrò con le milizie avversarie presso [[Albano Laziale|Albano]], vinse il loro [[capitano]] [[Francesco Savelli]] ed occupò [[Palestrina]] e [[Zagarolo]], costringendo [[Renzo Colonna]] a fuggire. Attaccò poi [[Antonio da Pontedera]], lo sconfisse e lo fece impiccare, riuscendo infine a domare i baroni.
 
Fu nominato prefetto delle armi pontificie e cardinale nel concistoro del [[9 agosto]] [[1437]] da papa Eugenio IV e ricevette il [[titolo cardinalizio|titolo]] di [[San Lorenzo in Lucina (titolo cardinalizio)|Lorenzo in Lucina]]. In quell'occasione rininciò alla sede fiorentina, che passò a [[Ludovico Scarampi]], anche se spesso cominciò ed essere chiamato il "cardinale fiorentino". Ricevette però la diocesi di [[Traù]] ''in commendam'', che mantenne fino alla morte.