Battaglia di Tunisi (255 a.C.): differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
ValterVBot (discussione | contributi)
m Bot: Elimino interlinks
mNessun oggetto della modifica
Riga 23:
 
== Situazione ==
Con la [[battaglia di Adys]] i Romani avevano sferrato un colpo decisivo alla resistenza di Cartagine. Il [[console romano]] [[Marco Atilio Regolo]], secondo gli ordini di Roma, era rimasto in [[Africa]] per portare avanti la campagna di invasione. Il collega [[Lucio Manlio Vulsone Longo]] era rientrato in patria e vi aveva celebrato il [[trionfo]] per la [[battaglia di Capo Ecnomo|vittoria al largo di Capo Ecnomo]]. Per di più stava per scadere il mandato annuale concesso ai consoli: Regolo - che era ''[[consul suffectus]]'' - supplente - per la morte in carica di [[Quinto Cedicio]] - sarebbe stato sostituito da un nuovo collega e costretto a rientrare a Roma senza aver concluso la guerra, o senza una vittoria clamorosa, e quindi senza il diritto al trionfo.

La soluzione che per Regolo era quella di concludere la pace approfittando della debolezza di Cartagine. Il senato cartaginese non era contrario e mandò i suoi ambasciatori. Le condizioni poste da Regolo erano però talmente dure che gli ambasciatori non solo non le accettarono ma quasi si rifiutarono di ascoltare. Comunque, riportarono le condizioni al loro Senato.
{{quote|Il Senato dei Cartaginesi, dopo aver ascoltato le proposte del console romano, benché avesse quasi perduto le speranze di salvezza, si comportò con tanta fermezza e nobiltà d'animo da scegliere di sopportare tutto e tentare ogni mezzo e ogni opportunità, pur di non accettare nulla di ignobile e di indegno del proprio passato. |[[Polibio]], ''Storie'', I, 31, BUR. Milano, 2001. trad.: M. Mari.}}
Abbastanza inusuale che un generale (e politico), pur sapendo di avere la necessità "politica" di chiudere la guerra, non abbia cercato di raggiungere un accordo. Regolo era il classico "uomo tutto d'un pezzo" (come dimostrerà qualche anno dopo) ma forse, ebbero un peso anche le richieste che giungevano da Roma e che lasciavano al console poco spazio per la trattativa. [[Gaetano De Sanctis|De Sanctis]] sottolinea come Roma volesse il totale controllo della Sicilia; Cartagine voleva mantenere alcune basi come [[Lilibeo]] e [[Palermo]]. A queste condizioni, la pace poteva essere stipulata solo a seguito di una vittoria definitiva.
 
== Santippo ==
In questa situazione di stallo, ritornò a Cartagine un reclutatore di mercenari che era stato mandato in [[Grecia]]. Con lui moltissimi soldati e un certo [[Santippo]], uno spartano che aveva ricevuto un'educazione militare degna della fama di quella città. Santippo analizzando le battaglie di Cartagine si accorse velocemente che la responsabilità non era delle truppe ma dei comandanti che non avevano saputo sfruttare appieno quelle forze che erano state messe a loro disposizione. I Cartaginesi, per dirla con Polibio, "non erano stati sconfitti dai Romani ma da sé stessi". I maggiorenti della città, venuti a sapere di queste dichiarazioni convocarono lo [[stratego]] e Santippo dimostrò che se le operazioni fossero state svolte in pianura Cartagine avrebbe potuto facilmente resistere e anche vincere. L'esercito cartaginese fu messo sotto la sua guida e lo spartano rialzò il morale delle truppe e dei cittadini con manovre fuori dalle mura. I risultati furono incoraggianti e, rincuorate, le truppe cartaginesi partirono per la controffensiva. Erano circa 12.000 fanti, 4.000 cavalieri e 100 elefanti.
 
L'esercito cartaginese fu messo sotto la sua guida e lo spartano rialzò il morale delle truppe e dei cittadini con manovre fuori dalle mura. I risultati furono incoraggianti e, rincuorate, le truppe cartaginesi partirono per la controffensiva. Erano circa 12.000 fanti, 4.000 cavalieri e 100 elefanti. I Romani, quando videro che i nemici si avvicinavano sul terreno pianeggiante, pur perplessi per la novità non rifuggirono dal contatto. Si accamparono a circa 10 stadi (meno di 2 km).
 
== La battaglia ==