Ruth Benedict: differenze tra le versioni

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Nella sua opera più celebre, ''Modelli di cultura'' ([[1934]]), la Benedict ha messo a confronto tre civiltà primitive: i Pueblos del Nuovo Messico, i Dobu della Nuova Guinea e gli Indiani della costa nord-occidentale d'America (principalmente i Kwakiutl). Influenzata forse dalla sua formazione letteraria, secondo cui le culture – come le poesie – vanno viste nella loro interezza, comprendendone le “forze dominanti”, la Benedict ha rintracciato in ognuna di queste culture una categoria derivata dalla psicopatologica (paranoici, megalomani, introversi) applicandovi inoltre la distinzione di [[Friedrich Nietzsche|Nietzsche]] tra cultura apollinea e dionisiaca. La cultura in questo senso sarebbe quindi una sorta di personalità su vasta scala comune a tutti gli individui facenti parte di un determinato gruppo sociale. Il concetto di “modello di cultura” sta dunque a indicare l’insieme dei tratti e delle peculiarità che caratterizzano una determinata cultura, sancendone l’individualità rispetto a ogni altra. I tratti di per sé possono far parte di più culture, ma è la particolare configurazione di questi tratti a rendere unica ogni cultura. Le culture sarebbero come dei "complessi integrati", cioè insiemi coerenti di pensieri e di azioni caratterizzati da certi scopi caratteristici che sono propri e non condivisi da nessun altro tipo di società.
 
Nel [[1944]] la Benedict utilizzò questo approccio nel suo studio sugli immigrati giapponesi che vivevano negli Stati Uniti durante la [[Seconda guerra mondiale]], commissionato dal Servizio Informazioni Militari interessato a saperne di più sulla mentalità del nemico che stavano combattendo. L’alterità estrema che il [[Giappone]] ha sempre costituito agli occhi dell’[[Civiltà occidentale|Occidente]] fu in parte attenuata dalle ricerche della Benedict, che studiò appunto i modelli culturali che regolano l’esistenza dei giapponesi. Risultato di questo lavoro fu la sua celebre opera ''Il crisantemo e la spada'' ([[1946]]) dove per prima utilizzò la categoria "[[cultura di vergogna]]" (shame culture).
 
== Opere ==