Palazzo Recalcati: differenze tra le versioni

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L'edificio presenta un corpo interno più storico, risalente al [[XVI secolo]], ampliato fra il [[XVII secolo|XVII]] e il [[XVIII secolo]] con l'aggiunta di un corpo di fabbrica chiuso sulla ''via Amedei''. Del nucleo più storico sopravvive oggi il cortile d'onore, col porticato sui quattro lati (caratterizzato da colonne con ghiere in cotto e tondi sui pennacchi). La successiva addizione ha dato origine a un secondo cortiletto, connesso con quello più interno da una loggia a sei colonne. All'interno un raffinato scalone con parapetto in ferro battuto conduce al piano nobile, in cui erano collocati gli appartamenti padronali, adornati di stucchi e decorazioni parietali. La facciata settecentesca era originariamente in mattoni grezzi, solo in seguito intonacata; l'accesso all'edificio è garantito da un elegante portone ad arco, sovrastato da un pregevole balconcino barocco in ferro battuto. Alla fine del [[Settecento]] andarono persi gli stemmi gentilizi riportati sui medaglioni in cotto presenti nei pennacchi delle arcate, scalpellati via dai partigiani della [[Repubblica Cisalpina]]. I capitelli pensili invece, secondo il [[Paolo Mezzanotte|Mezzanotte]]<ref>[[Paolo Mezzanotte]], [[Giacomo Carlo Bascapé]], ''Milano, nell'arte e nella storia'', Bestetti, Milano, 1968 (1948) - p. 92</ref>, mostrerebbero una forte somiglianza con quelli asportati dal chiostro grande del [[Monastero di Santa Maria del Lentasio]].
 
Il palazzo appartenne nel primo [[Settecento]] ai [[Litta (famiglia)|Litta]], passando in seguito ai [[Recalcati]] e ai [[Prinetti]]. Ancora agli inizi dell'[[Ottocento]] si hanno notizie relative ai vasti giardini che si estendevano alle spalle del palazzo, andati perduti. Il palazzo è stato restaurato nel corso del Dopoguerra.
 
==Note==