Abraham Constantin: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
ValterVBot (discussione | contributi)
m Bot: Elimino interlinks
mNessun oggetto della modifica
Riga 19:
Nonostante i genitori, Jacob ed Élisabeth Rival, fossero commercianti con scarsa propensione per il mondo dell'arte, si formò alla Scuola di disegno di Calabri della Società delle arti e poi come [[apprendista]] presso la bottega degli smaltatori Michel ed Henry L’Evêque, che decoravano le [[tabacchiera|tabacchiere]] per Richard e Soutter. Durante l'apprendistato, continuò a frequentare [[Constant Vaucher]], suo maestro alla scuola di disegno, che lo iniziò alle opere di [[Raffaello]], [[Michelangelo]] e [[Nicolas Poussin]].
 
Fu però nel [[1807]], quando Constantin aveva 21 anni, che iniziò la sua carriera di pittore: trasferitosi a [[Parigi]] e qui protetto dal barone Desnoyer e da François Gérard, fu presentato alla corte di [[Napoleone Bonaparte]], e in particolare alla moglie [[Giuseppina Bonaparte|Giuseppina]]. Dopo avere realizzato una copia della ''[[Madonna della seggiola]]'' di Raffaello fu scelto come ritrattista su smalto per la famiglia imperiale, un incarico che mantenne fino alla [[campagna di Russia]], nel [[1812]], quando le scarse fortune del suo committente lo indussero a cercare altri incarichi. Dal [[1813]] Constantin prese così a decorare porcellane per la [[Manufacture nationale de Sèvres]], che gli commissionò dapprima ritratti e [[Pittura di genere|scene di vita quotidiana]], poi copie di quadri celebri. Fu proprio grazie a quest'attività, e alle medaglie d'oro ottenute nelle mostre del [[1811]] e del [[1819]], che la sua notorietà come copista crebbe, arrivando a raggiungere la fama internazionale. La ''Manufacture nationale'', così, lo promosse primo pittore e lo inviò a [[Firenze]] fra il [[1820]] e il [[1825]]: nella città [[italia]]na il pittore ginevrino si dedicò a pieno ritmo alle copie di [[Raffaello]] e iniziò a frequentare [[Jean-Auguste-Dominique Ingres]].
 
Nel [[1826]] tornò a Parigi e trovò nuove commesse a corte, diventando il pittore su porcellana di [[Carlo X di Francia|Carlo X]]. Due anni dopo divenne il direttore della Scuola di pittura su porcellana nata nel [[1827]] e ottenne la [[Legion d'onore]] per aver realizzato una copia su porcellana dell<nowiki>'</nowiki>''Ingresso trionfale [[Enrico IV di Francia|Enrico IV]] a Parigi'' di [[François Gérard]]. In questo periodo il principe [[Carlo Alberto di Savoia]] acquistò per 120 mila franchi 13 sue opere, che prima di essere recapitate a [[Torino]] furono esposte a Ginevra, Parigi e [[Londra]]. Fra queste opere, oggi conservate nella [[Galleria Sabauda]] di [[Torino]], al ''Musée de l'Ariana'' di Ginevra e al ''Musée national de céramique'' di [[Sèvres]], vi erano la ''Madonna della Seggiola'' di [[Raffaello]] realizzata nel [[1820]] e la ''Venere coricata'' di [[Tiziano Vecellio|Tiziano]] ([[1821]]). La collezione fu ulteriormente ampliata con quattro copie di autoritratti (rispettivamente di Raffaello, Tiziano, [[Annibale Carracci]] e [[Pieter Paul Rubens]]), un suo ''Autoritratto'' ([[1824]])<ref>Facchin, 2011, 650-652.</ref> e il dipinto che raffigurava Carlo Alberto alla [[Battaglia del Trocadero]], donato nel [[1831]] da Carlo X di Francia alla famiglia reale sabauda.
 
I suoi legami con l'Italia, del resto, furono rafforzati anche dai viaggi compiuti negli anni parigini: fra il [[1830]] e il [[1844]] fece la spola fra la [[Francia]] e [[Roma]], dove fece amicizia con [[Stendhal]], con il quale scrisse ''Idées italiennes sur quelques tableaux célèbres'', una guida alla Città eterna pubblicata nel [[1840]]. Fu poi a [[Dresda]], invitato dal principe di [[Sassonia]], e infine tornò a [[Ginevra]].
Riga 27:
==Note==
<references/>
 
==Bibliografia==
*Laura Facchin, ''Opere di artisti svizzeri alla Galleria Sabauda. Una prima indagine'', in Giorgio Mollisi (a cura di), Svizzeri a Torino nella storia, nell'arte, nella cultura, nell'economia dal Cinquecento ad oggi, «Arte&Storia», anno 11, numero 52, ottobre 2011, Edizioni Ticino Management, Lugano 2011, 651.