Notte dei fuochi: differenze tra le versioni

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|nazione=ITA
|luogo= presso [[Bolzano]] e [[Selva dei Molini]]
|data= [[11 giugno|11]] -[[12 giugno]] [[1961]]
|obiettivo=
|ora=
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Con l'espressione '''Notte dei fuochi''' (in [[lingua tedesca|tedesco]] '''''Feuernacht''''') si indica la notte tra l'[[11 giugno|11]] e il [[12 giugno]] [[1961]] quando un gruppo di terroristi [[Provincia autonoma di Bolzano|altoatesini]] di [[lingua tedesca]], aderenti al ''[[Befreiungsausschuss Südtirol]]'', compirono numerosi [[Attentato|attentati]] dinamitardi. In Alto Adige, tale notte vengono solitamente accesi i cosiddetti ''[[fuochi del Sacro Cuore]]'' in ricordo della vittoria di [[Andreas Hofer]] contro le truppe francesi napoleoniche.
 
==Cenni storici==
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Successive indagini consentirono di portare in giudizio davanti alla [[Corte d'assise]] di [[Milano]] ben 91 persone: 22 in stato di detenzione, 46 a piede libero e 23 latitanti.<br/>
La sentenza n. 57/64 del [[9 novembre]] [[1964]] inflisse pesanti condanne. Quelle oltre i 15 anni di reclusione furono irrogate a:
* [[Luis Amplatz]] (25 anni e 6 mesi)
* [[Kurt Welser]] (23 anni e 10 mesi)
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==Risvolti politici==
Sull'importanza degli attentati terroristici rispetto al raggiungimento dell'[[Provincia autonoma di Bolzano#Autonomia|autonomia territoriale]] della [[Provincia di Bolzano]] - che avverrà solo nel [[1972]] - è, da tempo, in atto una controversia storiografica<ref>Cfr. le rispettive prese di posizione di [[Carlo Romeo]], Rolf Steininger, [[Leopold Steurer]] e [[Hans Karl Peterlini]] in ''Faschismus an den Grenzen - Fascismo di confine'', a cura di Giorgio Mezzalira e Hannes Obermair, Innsbruck-Vienna-Bolzano, Studienverlag, 2012 ([[Geschichte und Region/Storia e regione]], 20, 1). ISBN 978-3-7065-5069-7</ref>. Bisogna sottolineare che gli attentatori erano orientati verso la [[secessione]] della Provincia di Bolzano dall'Italia e non miravano a un'autonomia che avrebbe comunque preservato il potere statale italiano sull'area. Inoltre l'opinione pubblica locale non era completamente a favore dell'uso della violenza considerandola controproducente.
 
Anche la ''[[Südtiroler Volkspartei]]'' (il maggior partito locale), la [[Diocesi di Bolzano-Bressanone|diocesi cattolica locale]] e il più importante organo di stampa di lingua tedesca, il quotidiano locale ''[[Dolomiten]]'', condannarono fin dall'inizio l'uso delle bombe, pur riconoscendo il profondo disagio nel quale le popolazioni austriache e [[Lingua ladina|ladine]] dell'Alto Adige versavano a causa della politica oppressiva delle istanze nazionali anche dopo la fine del [[Ventennio]] fascista.<ref>Cfr. Leopold Steurer, ''Aspekte des Südtirolproblems 1945-1985'', in "Politische Bildung", 2,8, 1986, pp. 131-139.</ref><ref>Cfr. Rolf Steininger, ''South Tyrol - a minority conflict of the Twentieth Century'', New Brunswick, NJ, Transaction Publishers, 2003, pp. 87ss. ISBN 0-7658-0800-5</ref>