Arciprete: differenze tra le versioni
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Gradualmente, specialmente durante il [[Carlo Magno|periodo carolingio]], molti ''tituli minores'' divennero chiese parrocchiali indipendenti, dove si potevano celebrare tutte le cerimonie religiose, inclusa la Messa domenicale ed i battesimi; in questo modo il numero delle parrocchie aumentò notevolmente. Successe anche che, se una [[diocesi]] era molto estesa, l'intera diocesi veniva ad essere divisa in distretti (chiamati "arcipresbiterati", "decanati", o ''christianitates'') ed ognuno di questi distretti era retto da un presbitero decano o arciprete. Sebbene il confine dei nuovi distretti non corrisponda necessariamente con i limiti delle parrocchie originali, l'uso del termine "arcipresbiterato" per questi distretti diocesani prova che le prime grandi parrocchie costituirono la base di questa suddivisione. In molti casi furono creati interi distretti ecclesiastici ''ex novo'', e qualche volta vennero uniti molti dei primi arcipresbiterati. Qualche volta si tenne conto anche delle suddivisioni civili del territorio in questione.
La totalità del clero del distretto costituiva il ''[[Capitolo (canonici)|
Nel corso del tempo l'ufficio di decano o arciprete subì molti mutamenti. Questi sviluppi non furono uguali in tutti i paesi e grazie a questo fatto sono rintracciabili molte differenze locali. Il [[Concilio di Trento]] si limitò a stabilire il regolamento sulle visite dei decani alle parrocchie. [[Carlo Borromeo|San Carlo Borromeo]], nella sua diocesi, abolì l'ufficio di decano e lo sostituì con quello di "vicario rurale", o "vicario foraneo", un ufficio sempre revocabile. In [[Francia]], ed in quei territori confinanti interessati dalla riorganizzazione ecclesiastica seguita alla [[Rivoluzione francese]], ognuna delle nuove diocesi fu suddivisa in ''decanerie'' i cui limiti vennero calcolati in modo da corrispondere alle suddivisioni civili. In ogni distretto il curato della chiesa principale era, di solito, il decano.
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