Mare di Laptev: differenze tra le versioni

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Il mare di Laptev è stato, per il più antico dei popoli Baltici, quello [[lituani|Lituano]], luogo di deportazione.
Quasi un terzo della popolazione attiva lituana, soprattutto letterati, storici, musicisti, professori e maestri scolastici, con le loro famiglie venne deportata a partire dal 14 giugno 1941 sul Mar di Laptev, alla foce della [[Lena]].
Secondo i dati del "Centro studi sul Genocidio e sulla resistenza degli abitanti della Lituania" soltanto nei primi tre giorni di deportazione furono deportati 15000 Lituani, donne e bambini (anche neonati) compresi, di cui 8000 eliminati nei tre anni successivi. Nei successivi 10 anni furono 130.000 i deportati, mentre altri 150.000 vennero rinchiusi nei campi di concentramento. {[{cn|Le deportazioni continuarono fino al 1991}}. Chi veniva deportato al Mar di Laptev doveva "lavorare" come [[tagliaboschi]], [[pescatori]], [[cacciatori]], [[conciatori]], costruttori di strade, nelle miniere, per 300 g di pane al giorno. Bastava essere in grado di alzare una pala ed essere più vecchi di 6 anni.
Anche [[Finlandesi]], [[Lettoni]], [[Estoni]] e russi dissidenti furono oggetto di deportazione al Mar di Laptev.
"I Lituani al Mar di Laptev" di Dalia Grinkeviciute descrive diffusamente le angherie, i soprusi, le violenze che i deportati subirono giornalmente. La stessa autrice, secondogenita di una famiglia di intellettuali, venne deportata sulle rive del Mar di Laptev all'età di 14 anni. I manoscritti originali, conservati al [[Museo Nazionale Lituano]], raccolgono le memorie delle due deportazioni subite da Dalia Grinkeviciute, dal 1941 al 1974.