Vimalakīrti Nirdeśa Sūtra: differenze tra le versioni
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Il '''''Vimalakīrti Nirdeśa Sūtra''''' ([[lingua sanscrita|sanscrito]]: विमलकीर्ति-निर्देश-सूत् ; [[Lingua cinese|cinese]]: 維摩經 [[pinyin]]: ''Wéimó jīng'', [[Wade-Giles]] ''Wei-mo ching'', [[Lingua giapponese|giapponese]]: ''Yuima gyō'', [[Lingua tibetana|tibetano]]: '' 'Phags-pa dri-ma med-par'grags-pas bstan-pa'', [[Lingua coreana|coreano]] 유마경 ''Yuma kyōng'', [[Lingua vietnamita|vietnamita]] ''Duy ma kinh'', "Il sutra dell'insegnamento di Vimalakīrti") è uno dei più importanti e profondi sutra [[Mahāyāna]]. La sua stesura risale al I secolo, si compone di 14 capitoli nella versione cinese e di 12 in quella tibetana (le due versioni sono simili solo la suddivisione in capitoli risulta differente).
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Di seguito la versione del [[Canone cinese]] del ''Vimalakīrti Nirdeśa sūtra'' in quattordici capitoli secondo la traduzione operata da [[Kumārajīva]].
=== I capitolo ===
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Il Buddha avvia quindi la predicazione della dottrina profonda spiegando che ogni essere vivente (''sattva'') è di per sé la "terra dei Buddha" (''bhumi'') ricercata dai ''bodhisattva''. Questo perché i bodhisattva conquistano le "terre dei Buddha" per poter salvare gli [[Esseri senzienti (Buddhismo)|esseri senzienti]] dalle loro condizioni di sofferenza. Nel frattempo [[Śāriputra]], che nel testo rappresenta gli ''[[arhat]]'' del Buddhismo ''[[Hīnayāna]]'', si domanda come mai
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Lo [[Śākyamuni]] intuisce il dubbio di Śāriputra e gli chiede se il sole e la luna siano impuri quando un cieco non vede la loro purezza. L' ''[[arhat]]'' gli risponde che il difetto in questo caso risiede nella cecità. Analogamente, gli risponde il Buddha, non vedere puro il mondo è colpa della cecità di chi non vede la sua "gloria". Allorché interviene il ''[[Deva|dev]]'' [[Brahmā]] che sostiene di vedere la terra pura, ma Śāriputra insiste nell'affermare che questo "mondo è pieno di colline, montagne, burroni, rovi, pietre e terra, tutti impuri". Brahmā gli replica che è colpa della sua condizione, in quel momento il Buddha, premendo con la punta del piede destro la terra, la mostra nella sua totale purezza a Śāriputra, sostenendo che
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Grazie a questi accaduti e a questi insegnamenti i cinquecento figli degli anziani raggiunsero l' ''[[anutpattika-dharma-kṣānti]]'' (cin. 無生法忍 ''wúshēng fǎ rěn'', giapp. ''mushō bō nin'', itb. ''mi skye ba'i chos la bzod pa'') che consiste nella "paziente sopportazione basata sulla consapevolezza della [[vacuità]] dei fenomeni".
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