Speranza: differenze tra le versioni

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==La speranza tra ragione e sentimento==
Appaiono chiare nella stessa definizione della speranza alcune caratteristiche che sono ad essa connesse come l'attesa del futuro, il desiderio, il timore.
 
La speranza è tipica dell'uomo <ref>«Se un albero che non riceve la luce piega il suo tronco in direzione del sole non possiamo sostenere che l'albero ''spera'', perché la speranza in un uomo è legata ai sentimenti e alla coscienza che l'albero non ha. (In [[Erich Fromm]], ''La rivoluzione della speranza. Per costruire una società più umana. Milano,Bompiani, 2002, p.19)</ref> che, come afferma [[Edmund Husserl]], «è un essere che progetta il suo futuro» <ref>In Antonio Poliseno, ''La speranza. Tra ragione e sentimento'', Armando Editore, 2003 p.7 e sgg.</ref> poiché è mosso dal desiderio di una vita più felice di quella che vive nel presente e quindi esplora «con il pensiero e l'immaginazione le strade per arrivarci...Noi pensiamo al possibile perché speriamo di poterlo realizzare. La speranza è il fondamento del pensiero. <ref>[[Francesco Alberoni]], ''La speranza'', Milano Rizzoli, 2002, p.31</ref>» Ma la realizzazione del progetto da esplicare secondo ragione <ref>[[Alfred North Whitehead]], ''The Function of Reason'', Boston, Beacon Press, 1958, p.4</ref>, mettendo da parte l'[[pulsione|impulso]] e l'[[istinto]], si scontra con il [[sentimento]] dell'indeterminatezza del futuro che genera il timore.<ref>[[Ernst Bloch]], ''Philosophy of the Future'', New York, 1970</ref>
 
==La speranza nella storia del pensiero==
===Mitologia greca===
[[File:Vas grec de figures roges.JPG|thumb|L'episodio di Pandora su un vaso greco del [[IV secolo a.C.]]]]
Nella [[mitologia greca]], Elpìs ([[Greco antico]] ελπίς, ελπίδος) era la personificazione dello spirito della speranza. Nell'opera del [[poeta]] [[greco antico]] [[Esiodo]], ''[[Le opere e i giorni]]'', essa è tra i doni che erano custoditi nel vaso regalato a [[Pandora]] (πάν δόρον "tutti i doni"), donna creata da [[Efesto]].
 
Il mito narra infatti che Pandora avesse con sé un vaso che non doveva aprire, ma che aprì spinta dalla curiosità infliggendo all'umanità tutti i mali ai quali rimase come rimedio ultimo quello della speranza, chiamata "Timor del futuro".
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</poem></blockquote>
 
Nei versi 90-105 delle ''Opere e giorni'' Esiodo descrive la conclusione della vicenda umana attraverso il mito del "vaso di Pandora". Questa giara (πίθος ''pithos'') che dovrebbe contenere il grano (βίος ''bios''), contiene invece i "mali" che affliggono l'uomo e che sono fino a quel momento separati da lui, ma Pandora apre il vaso e li disperde ovunque facendo sì che l'esistenza umana venga da quel momento da questi afflitta. Solo ''Elpis'' (ελπίς), la Speranza, «l'attesa o il pensiero del presente-futuro che resta nel "pithos"; riparo al male schiacciante o dominante, ''in primis'' quello delle Chere <ref>''Era la dea del destino, colei che nel campo di battaglia simboleggiava la morte violenta che colpiva i guerrieri [N.d.R.]''</ref> di morte» <ref>Esiodo, ''Le opere e i giorni'', Milano, Bompiani, 2009, a cura di Cesare Cassanmagnago, p. 952.</ref> rimane nel vaso per volere di Zeus.
 
Da quel momento i "mali" si presentano come "beni" e quando l'uomo li riconosce come "mali", questi ormai lo hanno raggiunto. Per poter raccogliere il ''bios'', il nutrimento, e riempire la giara di "beni" l'uomo deve affrontare la fatica e la sofferenze ormai diffuse ovunque. Solo il lavoro, la costanza e la diligenza possono riempire di beni la giara della vita e nutrirla di buone speranze, regalando così all'esistenza umana momenti di serenità in mezzo ai mali diffusi da Pandora in ottemperanza alla punizione di Zeus.
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{{Vedi anche|Speranza (divinità)}}
{{Citazione|La speranza è fortemente preziosa per la vita degli uomini che senza di essa conducono una vita meschina||Valde in vita homnium pretiosa spes est, sine spe homines misere vitam agunt|lingua=la}}
Nella [[mitologia romana]], l'equivalente dell'Elpis è la [[Speranza (divinità)|''Spes'']] che viene onorata come una dea sin dai tempi più antichi <ref>Liv., II, 51, 2 (In W. Koehler, ''Enciclopedia dell' Arte Antica Treccani (1966)'' alla voce "spes"</ref>. Soprattutto nel periodo dell'[[Impero Romano|Impero]] il culto della dea assume un valore politico rappresentando l'attesa di una felice successione imperiale. A cominciare da [[Claudio]], che fa raffigurare la dea sulle monete in occasione della nascita del figlio [[Britannico]], la spes viene quindi caratterizzata nelle [[epigrafe|epigrafi]] con le epiteti di «''Augusta'', ''Augusti'', ''Augustorum'' o anche '''publica'' e ''p(opuli)R(omani)'', a cui si aggiungono, sotto i [[Severi]], ''perpetua'' e ''firma''. <ref>W. Koehler, ''op.cit. ibidem''</ref>
 
Con [[Antonino Pio]] la spes assume un valore religioso nella riproduzione della defunta moglie [[Faustina]] in una serie di monete che la raffigurano come la diva Spes: una giovane donna che incede, sollevando l'orlo della veste con un bocciolo di fiore nella mano destra.
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Il tema della speranza è presente nello [[stoicismo]] con la sua visione di un Cosmo retto dalla Ragione universale dove vive l'uomo partecipe del lógos e portatore di una "scintilla" di fuoco eterno. L'essere umano è infatti l'unica creatura, fra tutti i viventi, nel quale il Lògos si rispecchia perfettamente: egli è pertanto un [[microcosmo]], una totalità nel quale tutto l'universo è riprodotto.
 
L'uomo deve dunque adeguarsi all'ordine razionale (ομολογία) con l'annullamento delle sue passioni (''apatheia'') se vuole raggiungere la saggezza, garanzia di una vita serena. E tra le passioni da mettere da parte vi è in primo luogo la speranza poiché «il saggio è colui che sa vivere senza speranza e senza paura» <ref>[[Seneca]], ''La fermezza del saggio'', 9, 2</ref>
 
Avendo fiducia di come tutto sia regolato necessariamente dal Λόγος, il saggio è tale in quanto abbandona il punto di vista relativo dell’io individuale per assumere un punto di vista [[assoluto]], una visione della realtà ''sub specie aeternitatis''. Al punto culminante del suo complesso itinerario spirituale, reso possibile dalla filosofia, egli approda così ad un'unione [[mistica]] e [[ascesi|ascetica]] con il tutto.<ref>Arnim, ''SVF'', III, frr. 544-656.</ref>
 
Ma il tutto rimane in un ambito terreno e privo di [[trascendenza]]: il divino rimane immanente all'universo e all'uomo in una concezione [[panteismo|panteistica]] che ritroveremo secoli dopo in [[Baruch Spinoza]] dove «la speranza è un difetto di conoscenza e un'impotenza della mente» per cui «quanto più ci sforziamo di vivere sotto la guida della ragione, tanto più dobbiamo sforzarci di dipendere il meno possibile dalla speranza» <ref>Spinoza, ''Etica'', 4, prop. 47, scolio</ref>.
 
===La speranza cristiana===
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====I padri della Chiesa====
[[File:Jacques Du Brœucq - L'Espérance.JPG|150px|thumb|L'àncora simbolo della speranza cristiana]]
Mentre quindi l'uomo può alimentare la speranza con timore, invece, sperando in Dio, ha quasi certezza poiché è Dio, che non può mentire, che ha promesso il bene. Dice [[Agostino d'Ippona|S. Agostino]]: «È perché hai promesso che mi hai fatto sperare» <ref>S. Agostino, ''Commento ai Salmi'', 118, 15, 1</ref> ed aggiunge:
{{Citazione|La nostra speranza è così certa che è come se già fosse divenuta realtà. Non abbiamo infatti alcun timore, poiché a promettere è stata la Verità, e la Verità non può ingannarsi né ingannare. <ref>S. Agostino, ''op.cit.'' 123, 2</ref>}}
 
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La speranza centrata sull’uomo e sulle sue conquiste [[tecnologia|tecnologiche]] è una falsa speranza. La vera Speranza, quella che salva, viene invece presentata come un dono della fede che proviene direttamente da Dio attraverso Cristo.
 
In quest'ottica la ragione non può sovrastare la ''Spes'', come invece sostenuto da alcuni filosofi e alcune correnti [[ideologia|ideologiche]], e l’uomo non è in grado di salvarsi da solo senza un intervento che vada oltre la sua umanità, senza una Speranza che superi le sue speranze terrene che, per la loro stessa natura, una volta raggiunte siano già superate e non riescano quindi a dare quella gioia che può venire solo da Dio.
 
====La speranza questa sconosciuta====
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[[File:Blaise Pascal Versailles-cropped.jpg|125px|thumb|Blaise Pascal]]
{{Citazione|Ti salutiamo, Croce santa, nostra unica speranza||Ave Crux Spes Unica<ref>Santa Teresa Benedetta della Croce (Edith Stein), ''Vita. Dottrina. Testi inediti'', Roma, p. 127</ref>|lingua=la }}
Per l'incertezza del finale giudizio divino secondo [[Blaise Pascal]] «La speranza dei cristiani di possedere un giorno un bene infinito è commista di gioia effettiva e di timore.» <ref>Pascal, ''Pensèes'', n.663</ref> ma di fronte a quel bene infinito vale la pena di scommettere e rischiare per guadagnarsi un premio così grande. L'incertezza che attraversa tutta la nostra vita ci suggerisce il consiglio stoico di guardare al presente più che al futuro e di ricorrere alla conoscenza non perché essa come pensava Spinoza possa farci superare la paura connessa alla speranza ma come strumento per calcolare meglio le probabilità di vincere la scommessa della felicità ultramondana.
 
===Esistenzialismo===
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Ne ''Il principio speranza'', Bloch mostra come la capacità dell'uomo di anticipare i progetti più alti mettendo in moto il reale sviluppo storico, si manifesti sia nelle piccole forme immaginative che caratterizzano la vita quotidiana, le [[favola|favole]], i racconti fantastici dei [[film]] e degli spettacoli [[teatro|teatrali]] sia nelle grandi concezioni religiose, filosofiche.
 
In tutte queste forme della capacità anticipante dell'uomo, l'elemento fondamentale è la speranza, la quale non è solo qualcosa di puramente [[soggetto (filosofia)|soggettivo]] ma anche aspetto reale dello sviluppo concreto dell'[[essere (filosofia)|essere]] che non è infatti [[ontologia|ontologicamente]] definibile nella sua immediata staticità e cristallizzazione ma il vero, vitale essere è ''il non-essere-ancora'' ben rappresentato dalla speranza intesa come concreta forza di voler costruire, con precisione razionale, la realtà.
 
Tuttavia, già nell'''Introduzione'' alla traduzione italiana di quest'opera principale di Bloch, [[Remo Bodei]] ricorda che non tutti i miti e i filosofi hanno considerato la speranza una virtù <ref>[http://www.emsf.rai.it/interviste/interviste.asp?d=510 Si veda quest'intervista dello stesso Bodei - compresa nell'Enciclopedia multimediale delle scienze filosofiche - che chiarisce meglio il concetto di speranza in Bloch.]</ref>.
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==Bibliografia==
*Esiodo, ''Le opere e i giorni'', Milano, Bompiani, 2009, a cura di Cesare Cassanmagnago
*S. Bartina Gassiot, ''La esperanza en la Biblia'' XXX Semana Biblica Espanola. Madrid, 1972
*E. Bloch, ''Il principio speranza'', Garzanti libri, Milano 2005
*J. Moltmann, ''Teologia della speranza'', Queriniana, Brescia 1970