Enrico Martini (patriota): differenze tra le versioni

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|GiornoMeseNascita = 18 aprile
|AnnoNascita = 1818
|LuogoMorte = Crema
|GiornoMeseMorte = 24 aprile
|AnnoMorte = 1869
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===I primi anni e l'inizio dell'impegno patriottico===
 
Il [[conte]] '''Giovanni Giuseppe Enrico Martini Giovio della Torre''' nacque a [[san Bernardino (Crema)|san Bernardino]] di Crema, figlio di Francesco Martini di Crema e della contessa Virginia Giovio della Torre di [[Milano]], che [[Francesco Hayez]] ritrasse in alcuni suoi dipinti, tra cui ''[[I vespri siciliani]]''. Nel 1837 divenne Ufficiale [[Guardiamarina]] all'Imperial Regio Collegio Marittimo di [[Venezia]].
 
Nel 1837 divenne Ufficiale [[Guardiamarina]] all'Imperial Regio Collegio Marittimo di [[Venezia]].
 
Negli anni successivi cominciò a trascorrere lunghi periodi a [[Londra]], a [[Parigi]], dove strinse amicizie e relazioni con [[Adolphe Thiers]], [[François Guizot]] e [[Alphonse de Lamartine]], e a Milano, dove entrò nell'ambiente politico del capoluogo lombardo e iniziò ad intrattenere stretti rapporti personali con [[Vincenzo Gioberti]] e [[Terenzio Mamiani]].
 
Nel 1847 sposò Deidamia Manara, sorella di [[Luciano Manara]], la quale morì però dopo soli otto mesi di matrimonio. Nel febbraio del 1848 si recò di nuovo a Parigi in occasione della [[Rivoluzione francese del 1848|rivoluzione repubblicana]].
 
Nel febbraio del 1848 si recò di nuovo a Parigi in occasione della [[Rivoluzione francese del 1848|rivoluzione repubblicana]].
 
===Dal 1848 al 1851===
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Di lì a poco, si scontrò con [[Carlo Cattaneo (patriota)|Carlo Cattaneo]], il quale era contrario alla costituzione del Governo provvisorio; prevalse Martini, il Governo venne costituito ed egli ne fu il tramite verso il Piemonte. Con Carlo Alberto definì tempi e modalità dell'intervento sabaudo, nonché la la fusione di Lombardia, Veneto e Piemonte, operazione da Martini fortemente voluta.
 
Il Governo provvisorio e l'allontanamento degli austriaci dalla Lombardia ebbero vita breve: il 9 agosto del 1848, a seguito dell'[[armistizio di Salasco]], terminò negativamente la [[prima guerra d'indipendenza]], ma il rapporto con Carlo Alberto, ormai sempre più stretto, procurò a Martini la cittadinanza piemontese e la nomina a [[Capitano di Fregata]], a [[Commendatore]] dell'[[Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro]] e ad [[Ambasciatore]], incarico per il quale fu inviato presso [[Pio IX]] alla ricerca di un'alleanza. La missione diplomatica fallì e Martini tornò a Torino, dove si diede alla politica interna. Fu eletto [[Deputato]] nella [[IV Legislatura del Regno di Sardegna]] per il collegio di [[Genova]]. Da lì si infittirono anche i rapporti con Cavour, ormai protagonista della politica piemontese.
 
Da Deputato, Martini si occupò di alcuni progetti di riforme. Si segnalò inoltre per la sua spiccata posizione [[Anticlericalismo|anti-clericale]], in particolare per la sua fermezza nel sostenere la confisca dei beni degli [[ordini religiosi]]. Nel 1851 sposò in seconde nozze Maria Canera di Salasco, figlia del [[Generale]] già [[Capo di Stato Maggiore]] di Carlo Alberto [[Carlo Canera di Salasco]], colui che sottoscrisse per Carlo Alberto e da cui prese il nome l'armistizio del 1848<ref>Sulla figura di Maria Martini Giovio della Torre vedi Marina Greco, ''Le donne di Garibaldi/3. L'altra metà delle camicie rosse'' ([http://www.9colonne.it/adon.pl?act=doc&doc=30840#.UtQdP9LuKCU consultabile online]).</ref>. Anche questo episodio della sua vita personale testimonia il connubio strettissimo fra Martini e la [[Casa Savoia]]. Da lei ebbe l'unica figlia, Virginia.
La missione diplomatica fallì e Martini tornò a Torino, dove si diede alla politica interna. Fu eletto [[Deputato]] nella [[IV Legislatura del Regno di Sardegna]] per il collegio di [[Genova]]. Da lì si infittirono anche i rapporti con Cavour, ormai protagonista della politica piemontese.
 
Da Deputato, Martini si occupò di alcuni progetti di riforme. Si segnalò inoltre per la sua spiccata posizione [[Anticlericalismo|anti-clericale]], in particolare per la sua fermezza nel sostenere la confisca dei beni degli [[ordini religiosi]].
 
Nel 1851 sposò in seconde nozze Maria Canera di Salasco, figlia del [[Generale]] già [[Capo di Stato Maggiore]] di Carlo Alberto [[Carlo Canera di Salasco]], colui che sottoscrisse per Carlo Alberto e da cui prese il nome l'armistizio del 1848<ref>Sulla figura di Maria Martini Giovio della Torre vedi Marina Greco, ''Le donne di Garibaldi/3. L'altra metà delle camicie rosse'' ([http://www.9colonne.it/adon.pl?act=doc&doc=30840#.UtQdP9LuKCU consultabile online]).</ref>. Anche questo episodio della sua vita personale testimonia il connubio strettissimo fra Martini e la [[Casa Savoia]]. Da lei ebbe l'unica figlia, Virginia.
 
===Il declino personale e politico===
 
Nel 1853 il suo secondo marimonio venne [[Dichiarazione di nullità del sacramento del matrimonio|annullato]] dalle autorità ecclesiastiche. Nello stesso anno l'[[Impero austro-ungarico|Austria]], rientrata in possesso della Lombardia (dove Martini, cremasco, aveva i suoi possedimenti), dichiarò la confisca per intero del suo vasto patrimonio.
 
Nello stesso anno l'[[Impero austro-ungarico|Austria]], rientrata in possesso della Lombardia (dove Martini, cremasco, aveva i suoi possedimenti), dichiarò la confisca per intero del suo vasto patrimonio.
Egli ottenne quindi l'autorizzazione a rientrare a Crema, accettando la sudditanza all'Austria, atteggiamento che contribuì ad annullare il provvedimento. Questa vicenda segnò molto la reputazione patriottica di Martini, il quale rimase a Crema per alcuni anni dedicandosi alla gestione dei propri possedimenti agrari. In quel periodo sperimentò alcune nuove tecniche di coltivazione dei terreni. In particolare fu tra i primi ad introdurre le ''[[marcite]]'' nel territorio [[cremasco]].
 
===La rinascita politica, l'entrata in Parlamento e la morte===
 
In quegli anni di apparente allontanamento dalla politica, Martini continuò comunque a mantenere contatti sia con Carlo Alberto che con Cavour, dai quali ebbe informazioni confidenziali circa gli sviluppi della situazione politica internazionale che portarono alla [[seconda guerra di indipendenza]]. Grazie a queste informazioni seppe preparare una base di consenso a Crema tale da poterlo rilanciare sulla scena politica lombarda, una volta allontanati di nuovo gli austriaci. Venne infatti eletto nel 1860 nella [[VII Legislatura del Regno di Sardegna]] per il collegio di Crema. Alle elezioni del 1861 ([[VIII Legislatura del Regno d'Italia|VIII legislatura]], la prima del [[Regno d'Italia]]), venne sconfitto da [[Faustino Sanseverino]], anch'egli di Crema, a causa di una pesante campagna scatenatagli contro.
 
Ribaltò il risultato alle elezioni per la [[IX Legislatura del Regno d'Italia|IX]] e per la [[X Legislatura del Regno d'Italia|X legislatura]] (1865 e 1867). I conservatori e i clericali lo accusarono di brogli elettorali, ma la Commissione ministeriale istituita per far luce sui fatti lo scagionò senza riserve di alcun tipo. Intanto cresceva il suo prestigio tra gli esponenti della [[Destra storica]]; la sua rinascita politica si interruppe il 24 aprile 1869, giorno in cui morì a soli 51 anni.
Venne infatti eletto nel 1860 nella [[VII Legislatura del Regno di Sardegna]] per il collegio di Crema.
Alle elezioni del 1861 ([[VIII Legislatura del Regno d'Italia|VIII legislatura]], la prima del [[Regno d'Italia]]), venne sconfitto da [[Faustino Sanseverino]], anch'egli di Crema, a causa di una pesante campagna scatenatagli contro.
Ribaltò il risultato alle elezioni per la [[IX Legislatura del Regno d'Italia|IX]] e per la [[X Legislatura del Regno d'Italia|X legislatura]] (1865 e 1867). I conservatori e i clericali lo accusarono di brogli elettorali, ma la Commissione ministeriale istituita per far luce sui fatti lo scagionò senza riserve di alcun tipo.
 
Intanto cresceva il suo prestigio tra gli esponenti della [[Destra storica]].
 
La sua rinascita politica si interruppe il 24 aprile 1869, giorno in cui morì a soli 51 anni.
 
==Memoria==
A san Bernardino di Crema rimane la villa a lui appartenuta, nella via a lui ora intitolata. Gli sono inoltre vie dedicate a [[Roma]] e a Milano. Martini lasciò delle ''Memorie'' e una serie di documenti e lettere, raccolte in un archivio conservato presso il [[Museo del Risorgimento di Milano]]<ref>[http://www.societanazionale.it/pagine.php?page=Liv2&id_scheda=287&prod=Personaggi Descrizione dell'archivio] dal sito della Società Nazionale.</ref>. Al Museo civico di Crema e del cremasco è conservato un quadro del pittore russo [[Karl Pavlovic Brjullov]] dal titolo ''Diplomatico in Russia'', o ''Nobile con calesse'', raffigurante Enrico Martini<ref>[http://www.lombardiabeniculturali.it/opere-arte/schede/U0070-00136/ Scheda dell'opera] sul sito Lombardia Beni Culturali.</ref>.
A san Bernardino di Crema rimane la villa a lui appartenuta, nella via a lui ora intitolata. Gli sono inoltre vie dedicate a [[Roma]] e a Milano.
 
Martini lasciò delle ''Memorie'' e una serie di documenti e lettere, raccolte in un archivio conservato presso il [[Museo del Risorgimento di Milano]]<ref>[http://www.societanazionale.it/pagine.php?page=Liv2&id_scheda=287&prod=Personaggi Descrizione dell'archivio] dal sito della Società Nazionale.</ref>.
 
Al Museo civico di Crema e del cremasco è conservato un quadro del pittore russo [[Karl Pavlovic Brjullov]] dal titolo ''Diplomatico in Russia'', o ''Nobile con calesse'', raffigurante Enrico Martini<ref>[http://www.lombardiabeniculturali.it/opere-arte/schede/U0070-00136/ Scheda dell'opera] sul sito Lombardia Beni Culturali.</ref>.
 
==Note==