Universale: differenze tra le versioni

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'''Universale''', dal latino ''universalem'' (in greco ''kathólou'' <ref> Ivan Gobri, ''Vocabolario greco della filosofia'', Pearson Italia, 2004, p.153</ref>) composto da ''universum'', l'universo, il tutto, l'interezza e dal suffisso ''–alem'', usato per indicare 'che appartiene' <ref> [http://www.etimo.it/?term=universale Cfr. ''Dizionario etimologico'']</ref>, è una parola che sta a significare nel senso più generale:
*''ciò che appartiene in comune agli esseri di un insieme omogeneo'', o più specificatamente:
*il [[Genere (tassonomia)|genere]] - ''ghenos'' - (ad esempio mammifero) rispetto alla specie (per esempio: uomo, cavallo, cane, ecc.)
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Aristotele pensava di risolvere il problema affermando che l'universale (o [[concetto]]) è ciò che si attribuisce, si predica ''per natura'' nei confronti di una pluralità di [[essenza (filosofia)|enti]]; per natura, nel senso che la caratteristica dell'universalità deve necessariamente coincidere con l<nowiki>'</nowiki>''essenza'' degli enti che si considerano e non con qualche loro caratteristica contingente, che può esserci o non esserci.
 
Ad esempio il fatto che la somma degli angoli interni di un triangolo sia equivalente a 180 gradi, a due angoli retti, noi lo riscontreremo in tutti i triangoli perché questa caratteristica appartiene ''per natura'' all'essenza (''ousia'') stessa del triangolo, se cioè la figura geometrica non realizzasse questa caratteristica (angoli interni uguale a due retti) il triangolo non esisterebbe. <ref>Aristotele, ''Analitici posteriori'', 73''b'' 31</ref></br>
Quindi, poiché questa (degli angoli interni, ecc.) è una determinazione ''universale'' che coincide con l<nowiki>'</nowiki>''essenza'' stessa (del triangolo) allora noi possiamo applicarla ad ogni altro ente particolare (ai più diversi triangoli). Tutti i più diversi triangoli avranno come ''universale'' la caratteristica che gli angoli interni equivalgono a due retti. <ref>Aristotele, ''Op. cit.'' 74''a'' 25 sgg.</ref>
 
Per Aristotele allora la [[scienza]] è sempre scienza dell'universale, essa non considera i particolari ma solo le caratteristiche universali che si rifanno all'essenza-[[sostanza (filosofia)|sostanza]]<ref>Per semplicità qui si parla indifferentemente di sostanza ed essenza in Aristotele che in effetti egli sottilmente distingue in quattro diverse particolarità che sono:
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==== L'universale nostra ''produzione'' o realtà ontologica? ====
Quindi appartiene all'attività dell'[[intelletto]] la capacità ''logica'' di cogliere l'universale che a questo punto sarebbe solo una realizzazione logica. Ma, e qui risalta l'ambiguità del pensiero aristotelico, se noi possiamo elaborare, ''produrre'' l'universale questo è possibile perché tutti i concetti, gli universali che noi ricaviamo dall'esperienza sensibile, nella quale questi sono contenuti in potenza, sono già presenti ''ab aeterno'', da sempre, e in atto nella mente di Dio. <ref>Aristotele, ''De anima'', 430 a 10-25.</ref>
 
Quella forma geometrica del triangolo che io ricavo dagli oggetti triangolari con un passaggio dalla conoscenza potenziale a conoscenza in atto, è già in atto, è una verità realizzata già nella mente di Dio.<ref>Questo risponde alla regola generale aristotelica per cui ogni passaggio dalla potenza (dall'uovo) all'atto (alla gallina) presuppone un essere già in atto (la gallina che fa le uova).</ref> Allora l'universale è una nostra produzione intellettuale o una realtà nella mente di Dio?
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L'universale, il concetto quindi avrebbe la caratteristica di essere [[trascendenza|trascendente]] la realtà essendo ''[[a priori]]'', precedente la realtà e nello stesso tempo [[immanenza|immanente]], in quanto diviene vivo e operante solo entrando nella realtà [[fenomeno|fenomenica]].
 
Rimane, a detta dei critici della filosofia, però la sostanziale formalità e astrattezza dell'universale kantiano che si ''applica'' ai dati materiali ma questi gli preesistono, esistono per loro conto. Si potrebbe in questo senso inquadrare la soluzione kantiana nell'ambito del nominalismo scolastico per cui l'universale è un astratto operare del nostro intelletto, un puro e semplice nome negando l'oggettività dello spazio e del tempo. <ref>Armando Fumagalli, ''Il reale nel linguaggio: indicalità e realismo nella semiotica di Peirce'', Vita e Pensiero, 1995 p.100</ref>
 
 
== L'idealismo hegeliano ==
Nella soluzione [[hegel]]iana il termine universale viene sostituito da quello dell<nowiki>'</nowiki>[[assoluto]], espressione di un pensiero che pensa e crea. Il pensiero è cioè un'attività progressiva e infinita che nel produrre se stessa produce anche l'universale, il concetto (''Enciclopedia delle scienze filosofiche'', par. 20) che non è una mera astrazione dell'intelletto ma è l'attività di una ragione reale (o [[spirito (filosofia)|spirito]] infinito) che vive e fa tutt'uno con la realtà dialettica. ''Tutto ciò che è reale è razionale e tutto ciò che è razionale è reale''.
 
[[James Hutchison Stirling|J. H. Stirling]] riferendosi ad Hegel parlò di ''universale concreto'': «''Come Aristotele, aiutato da Platone, ha reso esplicito l'universale astratto che era implicito in Socrate, così Hegel, aiutato da [[Johann Gottlieb Fichte|Fichte]] e [[Friedrich Schelling|Schelling]], ha reso esplicito l'universale concreto che era implicito in Kant''» <ref>J. H. Stirling, ''[[Il segreto di Hegel]]'', Prefazione</ref>.
 
== Neoidealismo ==
L<nowiki>'</nowiki>''universale concreto'' è stato ripreso da [[Benedetto Croce]] che lo ha storicizzato, considerandolo nella concretezza storica: l'universale, lo spirito vive, opera e progredisce nella realtà storica. Al contrario quelli che la scienza ritiene siano universali, concetti non sono altro che falsi, [[pseudoconcetto|pseudoconcetti]] validi tutt'al più come classificazioni utilitaristiche <ref>B. Croce,''Logica'', I, 3</ref>.
 
Quasi sullo stesso piano la concezione di [[Giovanni Gentile]] per il quale l'universale non è una mera astrazione nei confronti dei concreti particolari ma è «''quella universalità concreta che è unità di parte e tutto: la parte nel tutto e il tutto nella parte.''» <ref>G. Gentile, ''[[Sistema di logica come teoria del conoscere|Sistema di Logica]]'', par. 6</ref>.</br>
Questa unità la realizza il pensiero stesso che rende vivo ogni concreto contenuto riattualizzandolo al suo interno come una sua proprietà ideale, come un proprio ''pensato''.
 
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* [[Nominalismo]]
* [[Concettualismo]]
* [[Realismo (filosofia)|Realismo]]
* [[Scolastica (filosofia)|Scolastica]]
* [[Disputa sugli universali]]