Horti: differenze tra le versioni

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Con il termine [[lingua latina|latino]] '''hortus''' (pl. '''''horti''''') gli antichi Romani indicavano di solito il piccolo appezzamento di terreno dove venivano coltivati gli ortaggi destinati a soddisfare le necessità alimentari della famiglia. Hortus poteva essere anche quello che noi oggi chiamiamo podere con un più o meno esteso impianto di vigne e/o di frutteti a scopodestinazione commerciale.
Solo nell'età di [[Marco Terenzio Varrone]] ([[116 a.C.]]–[[27 a.C.]]) lo scopo esclusivamente pratico dell'hortus viene superato riservando una parte del terreno alla coltivazione di fiori per il culto degli dei e per le tombe degli antenati <ref>Marcus Terentius Varro, ''Opere di M. Terenzio Varrone con tr. e note'', dalla tip. di G. Antonelli, 1846 p.658 </ref>
Nell'età di [[Lucio Cornelio Silla]] ([[138 a.C.]]-[[78 a.C.]]) cominciano a differenziarsi per le accresciute condizioni economiche le ville rustiche posizionate nel suburbio o nelle campagne (chiamate ''Hortus'' o ''villa'') dalle dimore signorili della città (''Horti'') che raggruppavano un insieme di edifici e di giardini <ref>L. Guerrini, ''Enciclopedia dell'Arte Antica' (1960) ed. Treccani, alla parola "Giardino"</ref>
 
La ricostruzione odierna degli antichi giardini romani è stata resa possibile dai resti delle radici delle piante e soprattutto dalle pitture dei giardini dove si può osservare come lo schema del giardino di solito aveva al centro una piazzola con una fontana al centro da dove si diramavano dei viali in linea retta con ai lati filari di rosmarino e mirto potati in modo da lasciare libero lo sguardo sulla campagna circostante: agli incroci dei viali venivano collocate erme o statue in marmo e sedili con intorno vasi di piante odorose.
L'hortus diviene così il giardino che contornava la villa del signore per abbellirlo e arricchirlo con siepi, boschetti, statue, fontane ecc. seguendo le preferenze del proprietario ma anche secondo uno stile e una moda che si andarono affermando nel tempo. I giardinieri romani infatti nei loro progetti di giardini privati o pubblici non si limitavano a curare la crescita delle piante ma cercavano di trasformare il loro aspetto naturale potandole e dando loro la forma di particolari e strani oggetti o animali. <ref>[https://www.gruppocarige.it/gruppo/html/ita/arte-cultura/la-casana/2006_3/pdf/60_63.pdf Maria Luigia Ronco Valenti, ''L'arte dei giardini nell'antica Roma]</ref>
 
L'uso di adornare la villa divenne più frequente verso la fine della Repubblica ad opera soprattutto di Lucullo, con la sua sontuosa villa sul Pincio, la prima ad apparire in Roma e Sallustio con i suoi giardini vicini al Quirinale.
 
L'hortus diviene così il giardino che contornava la villa del signore per abbellirlo e arricchirlo con siepi, boschetti, statue, fontane ecc. seguendo le preferenze del proprietario ma anche secondo uno stile e una moda che si andarono affermando nel tempo. I giardinieri romani infatti nei loro progetti di giardini privati o pubblici non si limitavano a curare la crescita delle piante ma cercavano di trasformare il loro aspetto naturale potandole e dando loro la forma di particolari e strani oggetti o animali. <ref>[https://www.gruppocarige.it/gruppo/html/ita/arte-cultura/la-casana/2006_3/pdf/60_63.pdf Maria Luigia Ronco Valenti, ''L'arte dei giardini nell'antica Roma]</ref> [[Plinio il Vecchio]] ci ha lasciato nei suoi libri la memoria di questo uso delle piante che venne considerato una vera e propria arte chiamata ''opus topiarium'' o ''ars topiaria''.
 
[[File:Ricostruzione del giardino della casa dei pittori al lavoro di pompei (mostra al giardino di boboli, 2007) 01.JPG|thumb|Ricostruzione del giardino della casa dei pittori al lavoro di [[Pompei]].]]