Arturo Labriola: differenze tra le versioni

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Laureato in [[giurisprudenza]], militò sin dal 1895 tra le file del [[socialismo]] napoletano. Condannato per la sua partecipazione ai [[Moti popolari del 1898|moti del 1898]], dovette espatriare per evitare l'arresto, dapprima in [[Svizzera]] (dove prese contatto con [[Maffeo Pantaleoni]] e [[Vilfredo Pareto]]), poi in [[Francia]]. In esilio conobbe le idee di [[Georges Sorel]] che in seguito sostenne sul suo giornale.
 
All'inizio del [[XX secolo|Novecento]] rientrò in Italia e avviò assieme alla sezione napoletana la battaglia contro la politica di apertura liberale della direzione socialista di [[Filippo Turati]]. Alla fine del 1902 lasciò Napoli e fondò a [[Milano]], assieme a [[Walter Mocchi]], il giornale ''[[Avanguardia socialista]]'' diventando il principale esponente della corrente rivoluzionaria, indi sindacalista rivoluzionaria, in seno al partito socialista. Riuscirà, nel 1904, a sconfiggere la linea riformista turatiana e divenire segretario del partito, carica che tenne fino al 1906. Fu con-direttore, con [[Angelo Oliviero Olivetti]], della rivista sindacalista rivoluzionaria ''[[Pagine Libere]]'', edita a [[Lugano]] dal 1906 al 1911. Tornato a Napoli dove insegnava come libero docente, non approvò la scissione sindacalista dal partito socialista, decisa a [[Ferrara]] nel 1907, perché giudicata prematura. Nel 1911 fu favorevole all'[[Guerra italo-turca|intervento dell'Italia in Libia]] (il che gli valse accuse di [[sciovinismo]] da parte di [[Lenin]])<ref>Lenin, ''Imperialismo e socialismo in Italia'', in "Kommunist", n. 1-2, 1915.</ref>, ma finì poi col criticare il modo di fare la guerra.
 
Staccatosi dal [[sindacalismo rivoluzionario]], nel 1913 entrò in [[parlamento]] come socialista indipendente. Nel 1915 fu favorevole all'intervento dell'Italia nella [[prima guerra mondiale]]. Nel 1917 effettuò un viaggio in [[Russia]] per incitare a proseguire la guerra. Nel 1918 fu pro-sindaco di [[Napoli]] (non poteva essere sindaco per incompatibilità con la carica di [[Camera dei deputati del Regno d'Italia|deputato]]). Eletto deputato sulle liste dell'[[Unione Socialista Italiana]], dal 1920 al 1921 fu ministro del lavoro nell'[[Governo Giolitti V|ultimo gabinetto Giolitti]]. Negli [[Anni 1920|anni venti]] collaborò a "[[Quarto Stato]]".