Forma Urbis Severiana: differenze tra le versioni

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[[File:Mapancientformaurbisromae.jpg|thumb|Frammento della ''Forma Urbis Severiana'' con il [[teatro di Pompeo]]]]
 
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Attualmente si conservano 1.186 frammenti delle lastre, che coprono circa il 10-15% del totale della superficie. Furono rinvenuti a più riprese, a partire dal primo ritrovamento del [[1562]], talvolta anche in luoghi non corrispondenti all'originaria collocazione. Alcuni dei frammenti ritrovati nel [[XVI secolo]] andarono perduti prima del loro trasferimento ai [[Musei Capitolini]], tuttavia di alcuni di essi possediamo vari disegni rinascimentali.
 
Nel [[2002]] la [[Stanford University]] ([[San Francisco]], [[California]]) ha curato un progetto basato sulla creazione di un data-base on-line dei frammenti esistenti per la ricostruzione della pianta con l'ausilio di tecnologie informatiche, il cui risultato è stato il posizionamento di quattro ulteriori frammenti. Molti studiosi si sono occupati dell'identificazione degli edifici raffigurati sui frammenti ed hanno proposto nuove localizzazioni e interpretazioni: [[Lucos Cozza]], [[Emilio Rodríguez Almeida]], Claudia Cecamore, [[Filippo Coarelli]], [[Daniele Manacorda]], Domenico Palombi, Luigi Pedroni, David West Reynolds e Pier Luigi Tucci.
 
Uno dei contributi più recenti allo studio della Forma Urbis permette di stimare il contenuto metrico della pianta marmorea tramite l'analisi del rapporto tra le strutture riprodotte sulla Forma Urbis e la topografia reale utilizzando tecniche geomatiche per verficare la posizione relativa dei frammenti. Dallo studio si confermano le ipotesi di una scala globale unica in tutte le direzioni (~246) ma di una diversa dimensione di rappresentazione degli edifici maggiori; nel caso del Teatro di Marcello, l'applicazione del metodo proposto ha portato alla formulazione di una ipotesi di ri-collocazione di alcuni frammenti al fine di ricostruire una scala uniforme sulla relativa lastra<ref>M. Crespi, U. Fabiani, P. Carafa, M.T. D’Alessio, L'utilizzo delle tecnologie geomatiche e la Forma Urbis: un nuovo approccio, in BullCom 111, 2012, pp. 119-142.
 
(raggiungibile qui: http://www.academia.edu/3888891/Utilizzo_tecnologie_geomatiche_e_la_Forma_Urbis_un_nuovo_approccio)
</ref>.
 
Nel corso del tempo, molti studiosi si sono occupati dell'identificazione degli edifici raffigurati sui frammenti ed hanno proposto nuove localizzazioni e interpretazioni: [[Lucos Cozza]], [[Emilio Rodríguez Almeida]], Claudia Cecamore, [[Filippo Coarelli]], [[Daniele Manacorda]], Domenico Palombi, Luigi Pedroni, David West Reynolds e Pier Luigi Tucci.
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File:Frammenti della forma urbis con portico di ottavia, 180-220 dc ca, da antiquarium comunale roma.JPG|Frammenti della ''forma urbis'' con [[Portico d'Ottavia]].