Occupazione tedesca della Cecoslovacchia: differenze tra le versioni

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== Richieste di autonomia nei Sudeti ==
[[File:Bundesarchiv Bild 183-R69173, Münchener Abkommen, Staatschefs.jpg|thumb|Da sinistra a destra: [[Neville Chamberlain|Chamberlain]], [[Édouard Daladier|Daladier]], [[Adolf Hitler|Hitler]], [[Benito Mussolini|Mussolini]], e [[Galeazzo Ciano|Ciano]] ritratti prima della firma degli [[Accordi di Monaco]], che assegnarono i Sudeti alla Germania.]]
Il leader dei tedeschi dei Sudeti, [[Konrad Henlein]], offrì il Partito dei [[Tedeschi dei Sudeti]] (SdP) come agente per la campagna di Hitler. Henlein si incontrò con Hitler a [[Berlino]] il 28 marzo [[1938]], dove gli fu ordinato di effettuare richieste inaccettabili al governo cecoslovacco, diretto dal [[Presidente della Cecoslovacchia|Presidente]] [[Edvard Beneš]]. Il 24 aprile, al Congresso dell'SdP che si teneva a [[Karlovy Vary]], Henlein pronunciò un discorso in cui richiedeva da parte cecoslovacca l'accettazione di otto punti, con richieste durissime e appositamente vaghe per poterne ampliare la portata.<ref> Jaroslav Koutek, Quinta colonna all'est. I nazisti in Cecoslovacchia 1933-1938, Roma 1964, p. 128 </ref>
 
== Gli Accordi di Monaco ==
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[[File:Edvard Beneš.jpg|thumb|upright|[[Edvard Beneš]], secondo [[Presidente della Cecoslovacchia]] e leader del [[governo cecoslovacco in esilio]].]]
 
Nel frattempo, il governo britannico chiese a Beneš di trattare attraverso un mediatore; dato che egli non desiderava peggiorare i legami del suo governo con l'[[Europa occidentale]], Beneš accettò riluttante. Gli inglesi nominarono [[Walter Runciman|Lord Runciman]] e gli diedero istruzioni di persuadere Beneš a trovare un accordo accettabile per i Tedeschi dei Sudeti, anche perché ormai il partito di Henlein raccoglieva la quasi totalità del consenso fra i Tedeschi di Cecoslovacchia; alle elezioni comunali tenutesi a maggio, l'SDP aveva ottenuto l'85% del voto etnico tedesco.<ref> J Rothschild, East Central Europe between the two World Wars, Londra 1977, p. 129 </ref> Il 2 settembre Beneš firmò il Quarto Piano, accettando quasi tutte le richieste dei Decreti di Carlsbad. Deciso ad ostruire la conciliazione, tuttavia, il SdP tenne delle manifestazioni che provocarono le azioni della polizia ad [[Ostrava]] il 7 settembre. I tedeschi dei Sudeti ruppero i negoziati il 13 settembre, e da lì partirono le violenze e le distruzioni. Quando le truppe cecoslovacche cercarono di ristabilire l'ordine, Henlein volò in [[Germania]] e il 15 settembre emise un proclama, che chiedeva l'annessione dei Sudeti da parte della Germania.
 
Nello stesso giorno, Hitler si incontrò con Chamberlain e richiese l'annessione dei Sudeti al [[Terzo Reich]], sotto minaccia di guerra. I cechi, come sosteneva Hitler, stavano deridendo i tedeschi dei Sudeti. Chamberlain riferì le richieste ai governi inglese e francese, ed entrambi accettarono. Il governo cecoslovacco resistette, obiettando che la proposta di Hitler avrebbe rovinato l'economia della nazione ed avrebbe portato infine al controllo tedesco su tutta la Cecoslovacchia. Il Regno Unito e la Francia emisero un ultimatum e il 21 settembre la Cecoslovacchia capitolò. Il giorno successivo, Hitler aggiunse tuttavia nuove richieste, insistendo sul fatto che fossero soddisfatte le richieste dei tedeschi in [[Polonia]] e [[Ungheria]].
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All'inizio del novembre [[1938]], con il [[primo arbitrato di Vienna]], che fu una conseguenza degli Accordi di Monaco, la [[Cecoslovacchia]] (e in seguito la [[Slovacchia]]), dopo che non furono riuscite a giungere ad un compromesso con Ungheria e Polonia, furono obbligate da Germania e Italia a cedere la Slovacchia meridionale (un terzo del territorio slovacco) all'Ungheria, e la Polonia, poco dopo, ottenne alcuni piccoli territori.
 
Di conseguenza, [[Boemia]] e [[Moravia]] persero circa il 38% della loro area a favore della Germania, con circa 3,2 milioni di abitanti tedeschi e 750.000 cechi. L'Ungheria, ricevette 11.882 [[km²]] della Slovacchia meridionale e della [[Rutenia]] meridionale; secondo un [[censimento]] del [[1941]], circa l'86,5% della popolazione di questi territori era ungherese. La Polonia acquisì la città di [[Český Těšín]] con l'area circostante (circa 960 &nbsp;km², con 250.000 abitanti, principalmente polacchi) e due piccole aree di confine della Slovacchia del nord, più precisamente nelle regioni di [[Spiš]] e di [[Orava]]. (226 &nbsp;km², 4.280 abitanti, solo per lo 0,3% polacchi).
 
Poco dopo gli Accordi di Monaco, 115.000 cechi e 30.000 tedeschi scapparono nella parte restante della Cecoslovacchia. Secondo l'Istituto di Assistenza ai Rifugiati, il conteggio effettivo al 1 marzo [[1939]] era di quasi 150.000 persone<ref>[http://www.radio.cz/en/article/46238 Spostamento forzato della popolazione ceca durante il periodo nazista dal 1938 al 1943], Radio Praga</ref>.
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* i collaboratori di Beneš, guidati da Prokop Drtina, che crearono il Centro Politico (Politické ústředí, PÚ). Il PÚ fu quasi distrutto dagli arresti del novembre [[1939]], dopo i quali presero il controllo giovani politici;
* gli intellettuali social democratici e di sinistra, in associazione con gruppi come i sindacati e le istituzioni educative, che costituirono il Comitato per la Petizione "Noi Restiamo Fedeli" (Petiční výbor Věrni zůstaneme, PVVZ).
* il [[Partito Comunista Cecoslovacco]] (KSČ); esso era stato uno degli oltre venti partiti politici della [[Prima Repubblica cecoslovacca]] democratica, ma non aveva mai ottenuto voti sufficienti per destabilizzare il governo democratico. Dopo gli Accordi di Monaco, il partito fu dichiarato illegale e divenne un'organizzazione clandestina con sede a [[Mosca (Russia)|Mosca]]. Fino al [[1943]], tuttavia, la resistenza del KSČ fu debole; il [[patto Molotov-Ribbentrop]], di [[patto di non aggressione|non aggressione]] tra nazisti e sovietici, aveva lasciato il KSČ in secondo piano. Sempre fedele alla linea sovietica, il KSČ rimase però un fronte attivo contro i nazisti dopo l'[[Operazione Barbarossa|attacco della Germania contro l'URSS]] nel giugno [[1941]].
 
Fatto largamente non riconosciuto al giorno d'oggi, è che migliaia di truppe ceche combatterono con gli inglesi durante la guerra in aree come il [[Nord Africa]].
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Gli Accordi di Monaco erano stati precipitati dalle attività sovversive dei [[tedeschi dei Sudeti]]. Durante gli ultimi anni di guerra, Beneš lavorò per la risoluzione dei problemi della minoranza tedesca e ricevette il consenso degli Alleati per una soluzione basata sul trasferimento, dopo la guerra, della popolazione tedesca dei [[Sudeti]]. La Prima Repubblica si era basata su una politica occidentale, in materia di affari esteri, e gli Accordi di Monaco ne furono il risultato. Beneš cercò di rafforzare la sicurezza cecoslovacca contro una futura aggressione tedesca tramite alleanze con la [[Polonia]] e l'URSS; quest'ultima, tuttavia, non fu d'accordo ad un'intesa tripartita cecoslovacco-polacco-sovietica. Nel dicembre [[1943]] il governo di Beneš concluse un trattato solo con i sovietici.
 
L'interesse di [[Edvard Beneš]] nel mantenere relazioni amichevoli con gli USA fu motivato anche dal desiderio di non incoraggiare i sovietici ad un [[colpo di stato]] comunista post-bellico in [[Cecoslovacchia]]. Beneš operò per portare i comunisti cecoslovacchi esiliati nel Regno Unito in cooperazione con il suo governo, offrendo ampie concessioni, tra cui la [[nazionalizzazione]] dell'industria pesante e la creazione di comitati popolari locali al termine del conflitto. Nel marzo [[1945]], egli assegnò posizioni chiave del governo a comunisti cecoslovacchi esiliati a [[Mosca (Russia)|Mosca]].
 
== Fine della guerra ==
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Nell'ottobre [[1944]] l'[[Rutenia subcarpatica|Ucraina carpatica]] fu conquistata dai sovietici. Fu inviata una delegazione cecoslovacca, capeggiata da František Nemec, per mobilitare la popolazione locale per formare un esercito cecoslovacco e per preparare elezioni in cooperazione con i comitati nazionali da poco istituiti. L'attaccamento alla Cecoslovacchia era però molto debole nell'[[Ucraina]] carpatica; la proclamazione di [[Edvard Beneš]] dell'aprile 1944 escludeva gli ex collaborazionisti [[ungheresi]], [[tedeschi]] e i russofili [[ruteni]] seguaci di [[Andrej Brody]] e del Partito Fencik (che aveva collaborato con gli ungheresi) dalla partecipazione politica. Circa un terzo della popolazione fu quindi esclusa. Un altro terzo era composto da comunisti; rimaneva quindi un terzo della popolazione che era fedele alla repubblica cecoslovacca.
 
All'arrivo nell'Ucraina carpatica, la delegazione cecoslovacca pose i propri quartier generali a [[Chust (Ucraina)|Chust]], ed il 30 ottobre emise la proclamazione di mobilitazione. Le forze militari sovietiche impedirono la stampa e l'invio della proclamazione cecoslovacca e procedettero con l'organizzazione della popolazione locale; le proteste del governo di Beneš rimasero inascoltate. Le attività sovietiche portarono gran parte della popolazione locale a credere imminente l'annessione all'URSS. Alla delegazione cecoslovacca fu anche impedito di istituire relazioni cooperative con i comitati nazionali locali, promosso dai sovietici. Il 19 novembre, i comunisti si riunirono a [[Mukačeve]], ed emisero una risoluzione che richiedeva la separazione dell'Ucraina carpatica dalla Cecoslovacchia, e la sua incorporazione nella [[RSS Ucraina|Repubblica Socialista Sovietica Ucraina]]. Il 26 novembre il Congresso dei Comitati Nazionali accettò unanimemente la risoluzione dei comunisti; il congresso elesse il Consiglio Nazionale e inviò una delegazione a [[Mosca (Russia)|Mosca]] per discutere dell'unione. Fu chiesto alla delegazione cecoslovacca di lasciare l'Ucraina carpatica; seguirono poi i negoziati tra Cecoslovacchia e Mosca. I comunisti sia cechi che slovacchi incoraggiarono Beneš a cedere l'Ucraina carpatica; l'URSS acconsentì a ritardare l'annessione fino al periodo post-bellico, per evitare di compromettere la politica di Beneš, basata sulle frontiere precedenti agli Accordi di Monaco.
 
Il trattato che cedette l'[[Rutenia carpatica|Ucraina carpatica]] all'[[Unione Sovietica]] fu firmato nel giugno [[1945]]. I cechi e gli slovacchi che vivevano nella regione e gli [[ucraini]] (ruteni) che vivevano in Cecoslovacchia poterono scegliere se acquisire la cittadinanza cecoslovacca o sovietica.
 
=== Pulizia etnica e genocidio dei tedeschi dei Sudeti ===
Il governo di coalizione del Fronte Nazionale, costituito a [[Kosice]] nell'aprile 1945, emise dei decreti che prevedevano l'espulsione di tutti i [[tedeschi dei Sudeti]], con l'eccezione di coloro che avevano dimostrato lealtà alla repubblica. Le proprietà tedesche sarebbero state confiscate senza ricompensa. Non vennero perseguiti solo gli ufficiali del SdP, i nazisti dei Sudeti e i membri della Polizia di Sicurezza nazista, ma anche tedeschi innocenti, tra cui antifascisti, donne e bambini, che furono soggetti a brutalità e torture<ref name="Trier"> Die Sudetendeutschen, Prof. Dr. Gerard Radnitzky, Professore Emerito di Filosofia della Scienza all'Università di Trier, Germania http://www.radnitzky.de/ </ref>.
 
Nel maggio 1945, le truppe cecoslovacche presero possesso dei Sudeti. Fu istituita una commissione amministrativa cecoslovacca composta esclusivamente da cechi. I tedeschi dei Sudeti furono soggetti a misure restrittive e furono destinati a lavori obbligatori e, in alcune aree, ad indossare una ''N'' bianca (che stava per Němec, cioè "tedesco" in [[lingua ceca]]) sui vestiti. Il periodo dopo la guerra fu caratterizzato da atti individuali di crimini di guerra contro i tedeschi, come stupri e assassinii, oltre che espulsioni precipitose. Il 15 giugno, tuttavia, Beneš richiamò le autorità cecoslovacche all'ordine. Nel mese di luglio, i rappresentanti cecoslovacchi si appellarono alla [[Conferenza di Potsdam]] ([[Stati Uniti]], [[Regno Unito]] e [[Unione Sovietica]]) e presentarono i progetti per un "trasferimento umano e ordinato" della popolazione dei tedeschi dei Sudeti. In verità, il "trasferimento" causò una [[pulizia etnica]] di larga scala, e non fu condotto in condizioni umane e con ordine, ma con un picco di brutalità che portò a torture e [[genocidio]] di tedeschi<ref name="Zayas">de Zayas, Alfred-Maurice: A Terrible Revenge: The Ethnic Cleansing of the Eastern European Germans 1944-1950, New York: St. Martin's Press, 1994 </ref>
 
La pulizia etnica di 14 milioni di tedeschi dell'[[Europa orientale]] fu organizzata dagli [[Alleati della seconda guerra mondiale|Alleati]] alla [[Conferenza di Potsdam]] e causò il [[genocidio]] di 2 milioni di civili tedeschi, in gran parte madri, bambini e anziani<ref name="Trier"/>.