Skopas: differenze tra le versioni

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Figlio forse dello scultore [[Aristandro]], della sua vita si hanno poche notizie, scarsissime se confrontate con la celebrità di cui godette nel mondo antico come precursore della [[scultura ellenistica]]. Attivo tra il [[375 a.C.|375]] e il [[330 a.C.]] lavorò essenzialmente con il marmo, una sola sua opera, l<nowiki>'</nowiki>''Afrodite Pandemos'' in [[Elide]], è definita bronzea dalle fonti ([[Pausania il Periegeta|Pausania]] VI, 25.1). Fu impegnato soprattutto nella produzione di statue di culto, particolarmente difficili da copiare dunque conosciute attraverso copie con numerose varianti. Nessuna delle sue opere originali sembra essere giunta ai giorni nostri e la sua opera, dal punto di vista stilistico, può essere studiata soprattutto a partire dai resti della decorazione frontonale del [[tempio di Atena Alea]] a [[Tegea]], la quale è tuttavia ritenuta opera di bottega. Restano solo poche descrizioni delle sue opere e praticamente nulla viene riferito dalle fonti riguardo al suo stile, a parte un frequente parallelismo tra lui e [[Prassitele]]. Per Skopas non è stato tramandato il nome di nessun maestro, né le fonti accennano ad eventuali suoi allievi.<ref>{{Cita|Stewart 1977|p. 2.|harv=s}}</ref>
 
Ogni tentativo di ricostruzione cronologica dell'attività di Skopas è stato effettuato a partire dalla data di costruzione del [[Mausoleo di Alicarnasso]] nel [[353 a.C.|353]]-[[351 a.C.]], del quale gli sono attribuite le figure del fregio sul lato orientale (''Amazzonomachia''). Per le somiglianze stilistiche tra le sculture di Tegea e alcune parti della decorazione scultorea del [[tempio di Asclepio (Epidauro)|tempio di Asclepio a Epidauro]], [[Andrew Stewart]] ha ipotizzato una prima formazione di Skopas in quest'ultimo cantiere, datato tra il [[380 a.C.|380]] e il [[375 a.C.]] Tra il [[370 a.C.|370]] e il [[360 a.C.]] dovette svolgersi un periodo di formazione ateniese, durante il quale Skopas entrò in contatto con le opere di [[Fidia]] e dei suoi discepoli, e dove perfezionò la propria tecnica. A questo periodo e alla tradizione attica è di solito riferita la statua detta ''Apollo Palatino'' ([[Gaio Plinio Secondo|Plinio]], ''Nat. hist.'', XXXVI, 25; [[Properzio]], II, 31), dal nome del tempio romano dove fu condotta da [[Augusto]] (il [[tempio di Apollo Palatino]]) e dove fu installata insieme all<nowiki>'</nowiki>''Artemide'' di [[Timoteo (scultore)|Timoteo]]; l'opera è nota da riproduzioni su monete imperiali romane, da alcune copie acefale e dal rilievo della ''Base di Augusto'' conservata a [[Sorrento]].<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Giulio Emanuele Rizzo|titolo=La base di Augusto|rivista=Bollettino della commissione archeologica comunale di Roma|volume=60|anno=1932|paginepp=pp. 67-71|idissn={{ISSN|1120-1061}}}}</ref>
 
Pausania riferisce di una statua di [[Eracle]] eretta nel ginnasio presso l'agorà di [[Sicione]] (Paus., II, 10.1) attribuendola a Skopas. L'opera, riferibile al [[360 a.C.]] circa è stata identificata nell<nowiki>'</nowiki>''Eracle Lansdowne''<ref>{{Cita web|autore=The J. Paul Getty Museum|titolo=The Lansdowne Herakles|url=http://www.getty.edu/art/gettyguide/artObjectDetails?artobj=7638|accesso=3 aprile 2013}}</ref> da [[Botho Graef]] e da [[Adolf Furtwängler]] e più tardi nell<nowiki>'</nowiki>''Eracle Hope'' ora al [[Los Angeles County Museum of Art]]. Nessuno dei due collegamenti è privo di incertezze; le teste di entrambe le tipologie sono state inoltre variamente collegate alla testa del tipo detto di [[Genzano di Roma|Genzano]], dal luogo di ritrovamento dell'erma conservata al [[British Museum]].<ref>{{Cita web|autore=The British Museum|titolo= Sculpture 1731|url=http://www.britishmuseum.org/research/search_the_collection_database/search_object_details.aspx?objectid=460033&partid=1&searchText=Genzano&numpages=10&orig=%2fresearch%2fsearch_the_collection_database.aspx&currentPage=1|accesso=3 aprile 2013}}</ref> L'impianto dell<nowiki>'</nowiki>''Eracle Lansdowne'' è policleteo, ma l'anatomia e l'espressione patetica del volto presentano una spiccata originalità.
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=== Menade di Dresda ===
{{Vedi anche|Menade danzante}}
La menade di Dresda (Staatliche Kunstsammlungen 133)<ref>{{Cita web|autore= Staatliche Kunstsammlungen Dresden|titolo=Statue einer tanzenden Mänade|url=http://skd-online-collection.skd.museum/en/contents/showSearch?id=166130|operasito=Online Collection|accesso=4 aprile 2013}}</ref> è solitamente ritenuta copia, in scala ridotta, di quella menade opera di Skopas descritta da [[Callistrato (sofista)|Callistrato]] nelle sue ''Ekphràseis''. L'identificazione è stata effettuata inizialmente da [[Georg Treu]] e [[Karl Anton Neugebauer]]. L'originale è generalmente datato all'ultimo periodo del lavoro di Skopas, verso il 330 a.C.; Stewart tuttavia, in base alle caratteristiche della modellazione del corpo e alla struttura della testa considera l'opera databile ad un periodo antecedente al Mausoleo di Alicarnasso. Il movimento della figura, costituito da una doppia torsione attorno ad un asse centrale, è teso ad esprimere la frenesia della danza bacchica con realismo ma senza oltrepassare i confini del linguaggio classico. La spirale completa è stata evitata dando luogo ad una tridimensionalità indotta nella mente dell'osservatore piuttosto che esplicita. L'opera inoltre sembra destinata ad essere osservata prevalentemente dal lato sinistro e potrebbe essere stata originariamente collegata ad una parete di fondo. Il tipo di torsione messo in atto nella menade è molto simile a quello della figura del guerriero ferito all'angolo destro del frontone occidentale del tempio di Asclepio a Epidauro ed è possibile che a Epidauro sia nato l'interesse di Skopas per le possibilità offerte da questo tipo di movimento.<ref>{{Cita|Stewart 1977|pp. 91-93.|harv=s}}</ref>
 
=== Tiaso marino ===
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== Bibliografia ==
* {{Cita libro|cognome=Stewart|nome=Andrew F.|titolo=Skopas of Paros|editore= Noyes Press|città=Park Ridge, N.J.|anno=1977|capitolo=|ISBN= ISBN 08155505100-8155-5051-0|cid=Stewart 1977|accesso=22 marzo 2013|url=http://www.questia.com/read/88043492}}<small>(via Questia - è richiesta l'iscrizione)</small>
* {{Cita libro|cognome=Pollitt|nome=Jerry Jordan|titolo=The art of ancient Greece : sources and documents|città=Cambridge|editore=Cambridge University Press|anno=1990|ISBN= ISBN 05212736680-521-27366-8|pagine=pp. =94-98}}
* {{Cita libro|autore=Wilfred Geominy|capitolo=Skopas|url_capitolo=http://www.treccani.it/enciclopedia/skopas_(Enciclopedia-dell'-Arte-Antica-II-Supplemento)/|anno=1997|volume=|titolo=Enciclopedia dell'arte antica classica e orientale : Secondo supplemento|editore=Istituto della enciclopedia italiana|città=Roma|cid=Geominy 1997}}
* Antonio Giuliano, ''Storia dell'arte greca'', Carocci, Roma, 1998. ISBN 88-430-1096-4
* Pierluigi De Vecchi ed Elda Cerchiari, ''I tempi dell'arte'', volume 1, Bompiani, Milano 1999. ISBN 88-451-7107-8