Leotichida: differenze tra le versioni

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==Biografia==
Nato a Sparta attorno al [[545 a.C.]], Leotichida apparteneva alla casa reale degli Euripontidi (attraverso Menamo, Agesilao, Ippocratida, Leotichida, Anassilao, [[Archidamo I]], [[Anassandrida I]] e [[Teopompo (re di Sparta)|Teopompo]]) e salì al trono nel [[491 a.C.]] coll'aiuto del re [[Agìadi|Agiade]] [[Cleomene I]], che aveva costretto il precedente re Euripontide [[Demarato di Sparta|Demarato]] alla rinuncia al trono, dopo averne contestato la legittimità.<ref>{{cita|Erodoto|VI, 65|Erodoto, ''Storie''|harv=sVI, 65|Erodoto}}.</ref><ref>{{cita|Pausania|III, 4|Pausania, ''Periegesi della Grecia''|harv=sIII, 4|Pausania}}.</ref>
 
Lo stesso anno della sua elezione, Leotichida accompagnò Cleomene nella seconda spedizione ad [[Egina (isola)|Egina]], dove furono catturati e consegnati ad [[Atene]] dieci ostaggi. Dopo la morte di Cleomene ([[488 a.C.]]), Leotichida fu però quasi sul punto di arrendersi agli Egineti.<ref>{{cita|Aristotele|II, 9|Aristotele, ''Costituzione degli Ateniesi|harv=sII, 9|Aristotele}}.</ref>
 
Nella primavera del [[479 a.C.]], l'anno successivo allo scoppio della [[seconda guerra persiana]] e alla morte dell'altro re [[Leonida I]] alle [[battaglia delle Termopili|Termopili]], Leotichida guidò una flotta di 110 navi alleate prima ad Egina poi a [[Delo]], sostenendo la rivolta delle isole di [[Chio (isola)|Chio]] e di [[Samo (isola)|Samo]] contro la [[Impero achemenide|Persia]].
 
Nell'estate dello stesso anno, Leotichida sconfisse l'esercito e la flotta persiana nella [[Battaglia di Micale]], l'ultima e decisiva battaglia della seconda guerra persiana, che segnò la sconfitta definitiva di [[Serse I]], già duramente battuto a [[battaglia di Platea|Platea]] dall'esercito alleato guidato da [[Pausania (generale)|Pausania]], reggente del trono [[Agìadi|Agiade]] di Sparta in nome del giovane figlio di Leonida, [[Plistarco]].<ref>{{cita|Erodoto, ''Storie''|VIII, 131-132|Erodoto, ''Storie''|harv=s}}.</ref><ref>{{cita|Pausania|III, 7|Pausania, ''Periegesi della Grecia''|harv=sIII, 7|Pausania}}.</ref><ref>{{cita|Diodoro|XI, 34|Diodoro, ''Bibliotheca historica''|harv=sXI, 34|Diodoro}}.</ref>
 
Nel [[476 a.C.]], Leotichida guidò una spedizione in [[Tessaglia]] contro la famiglia degli [[Aleuadi]] per aver collaborato coi Persiani, ma si ritirò dopo essere stato corrotto da questa famiglia. Dopo il suo ritorno a Sparta fu processato coll'accusa di corruzione, perciò si rifugiò come supplice al tempio di [[Atena]] Alea di [[Tegea]]; condannato all'esilio, la sua casa fu incendiata e suo nipote [[Archidamo II]], figlio di suo figlio [[Zeussidamo (figlio di Leotichida)|Zeussidamo]] (chiamato da molti Spartani Cinisco, morto durante la vita del padre) divenne re di Sparta. Leotichida ebbe anche una figlia, Lampito, che andò in sposa ad Archidamo II.<ref name=E71-72>{{cita|Erodoto, ''Storie''|VI, 71-72|Erodoto, ''Storie''|harv=s}}.</ref>
 
Leotichida morì pochi anni dopo, attorno al [[469 a.C.]], in esilio a [[Tegea]].<ref name=E71-72/> [[Plutarco]] riporta negli ''[[Apoftegmi spartani]]'' diversi aforismi attribuiti a questo re.<ref name=Plutarco>{{cita|Plutarco|Plutarco, ''Apoftegmi spartani''|harv=s}}.</ref>