Mimesi: differenze tra le versioni

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==Aristotele==
Aristotele non aderisce alla condanna platonica dell'imitazione ma la rivaluta concependola come una tecnica produttiva che contiene valori tali da formare una copia che pur materiale corrisponde tuttavia allo spirito dell'artista. Nella Poetica La m. pertanto può assumere tre gradi di intensità, secondo Aristotele (Poet., 1460 b): o si imitano le cose come sono (1° grado); o si imitano come sembra che siano (2° grado); o si imitano come debbono essere (3° grado). distingue la mimesi diretta operata nella tragedia e nella commedia da quella narrativa che è alla base dell'epica ma nella imitazione egli annovera anche arti diverse da quelle contenenti un valore essenzialmente estetico di bellezza come ad esempio l'arte culinaria che con la cottura dei cibi favorisce la loro digestione intendendo in questo modo che la mimesi non va ridotta alla rappresentazione delle cose naturali ma come un utile operare simile a quello effettuato dalla natura stessa. A questa teoria che amplia il concetto di mimesi aderirà tutta l'estetica occidentale sino al secolo XIXXVIII. <ref>''Enciclopedia Garzanti di Filosofia'', ''op. cit.''</ref>
 
==La crisi del concetto di mimesi==
Il concetto antico di mimesi comincia ad essere messo in discussione a partire dal '700 con la scuola empiristica inglese di Edmund Burke che rifiuta che la mimesi possa riguardare la poesia che si riferisce ai sentimenti e alle emozioni. Per Rousseau tutta l'arte va ricondotta nell'ambito dei sentimenti e delle passioni. Nella letteratura tedesca da F.G. Klopstock e Novalis a E.T.A. Hoffmannla la forza della poesia si basa essenzialmente sull'immaginazione. Kant infine anticipa le tesi romantiche elaborate dai fratelli Schlegel fino a W. von Humboldt e a J.G. Fichte, svalutando nella Critica del giudizio del tutto il concetto di mimesi perché nell'"arte bella" non ci sono regole e imitatori poiché il genio è la felice sintesi di immaginazione e intelletto, di spontaneità e regole non scritte, per cui l'artista gode di un'assoluta libertà creativa dove l'intelletto è presente ma non più come costrizione razionale, come avviene nel campo della conoscenza, ma come capacità di realizzare l'opera secondo il proprio naturale gusto estetico.
 
Nel XX secolo sul principio dell'imitazione sono state composte importanti opere tra cui quelle di E. Auerbach, sulla mimesi in letteratura, e di R. Arnheim, E.H. Gombrich e N. Goodman, sulla mimesi nelle arti figurative.
 
==Note==