Epigravettiano: differenze tra le versioni

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== L'epigravettiano [[Italia preistorica e protostorica|italico]] ==
[[File:Lamina Graffita,jpg.jpg|thumb|Lamina calcarea graffita e decorata in ocra, Epigravettiano finale (Paleolitico sup. 11-10 mila anni fa), da Grotta San Pellegrino (Laterza). Foto, V. Stasolla.]]
Nelle regioni mediterranee, la tradizione gravettiana si sviluppa per tutto il II Pleniglaciale e per il [[tardiglaciale]], determinando la formazione dei complessi epigravettiani. Questi non sono altro che un prolungamento del Gravettiano, di cui ripropongono i processi di sfruttamento dei materiali litici, la morfologia dei supporti, la tipologia di strumenti e armature, tra i quali compare qualche elemento alloctono. Mentre nella Penisola iberica penetrarono il Solutreano e il Maddaleniano occidentali, determinando la formazione di un complesso solutreano, di complessi detti “Solutreo-Gravettiano”, e del Maddaleniano dell'area pirenaica-cantabrica, le influenze occidentali-atlantiche verso est si arrestarono alla Valle del [[Rodano (fiume)|Rodano]].
 
Nella sequenza epigravettiana italica possiamo distinguere una fase antica, di età pleniglaciale, e una fase recente, di età tardiglaciale. L'epigravettiano antico si articola in due livelli caratterizzati rispettivamente dalle punte a faccia piana e dalle punte a ''cran''. Le punte a faccia piana somigliano alle punte a faccia piana solutreane: sono ricavate da lame mediante ritocco piatto o semplice, invadente o più raramente coprente la faccia dorsale, talora esteso anche a parte della faccia ventrale, e presentano una cuspide. Le punte a ''cran'' presentano una tacca basale, ottenuta mediante ritocco erto, ed una cuspide ritoccata; la loro analisi funzionale ha dimostrato che si tratta di punte di armi da getto. Questi elementi caratteristici dell'epigravettiano antico compaiono precocemente nei siti settentrionali, più tardivamente nei siti meridionali della Penisola: si tratta di tipi alloctoni, importati da altre regioni.