Cultura di massa: differenze tra le versioni

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== «Cultura di massa» e «cultura popolare» ==
Benché l'espressione «cultura di massa» venga resa nel mondo anglosassone come «''popular culture''», non si deve confondere la cultura di massa con la «cultura popolare» nel senso di «tradizione popolare», concetto che in italiano è assimilabile al termine [[folclore]]: infatti, mentre "la cultura popolare delle società tradizionali era una produzione spontanea e perciò autentica delle classi subalterne, la cultura di massa, tipica delle società che sono entrate nella fase del [[consumo di massa]], si presenta come un prodotto artificiale, costruito in un laboratorio da tutti coloro che gestiscono i potenti strumenti dell'[[industria culturale]] [...] quelli che [[Vance Packard]] ha definito i "persuasori occulti",<ref>Danilo Campanella, ''Individuo e persona nella società di massa'', in ''L'informazione di massa, studio e applicazioni della tecnologia nella politica moderna'', Carmelina Editrice, Ferrara, 2012;</ref>, veri e propri manipolatori di professione, dominati da una preoccupazione assorbente: vendere il prodotto da loro confezionato a una massa di acquirenti la più vasta possibile".<ref name="Enc. Sc. Soc. Treccani">[[Luciano Pellicani]], [http://www.treccani.it/enciclopedia/societa-di-massa_(Enciclopedia-delle-scienze-sociali)/ «Società di massa»], ''Enciclopedia delle scienze sociali'' (1998), [[Istituto dell'Enciclopedia italiana Treccani]]</ref>
 
Nella letteratura scientifica si confrontano due correnti sul concetto di cultura popolare:
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== Produzione e cultura nella società della comunicazione ==
L'espressione «cultura di massa» è divenuta centrale in ambito culturale nel corso del [[Novecento]], in particolare nel [[secondo dopoguerra]], ed è strettamente connessa ad una visione della cultura popolare contemporanea determinata dai [[mass media]], in primis nelle forme principali di espressione del [[cinema]] e della [[televisione]]: "Nella tarda (o [[Postmodernità|post]]) [[modernità]] si verifica un ulteriore mutamento di prospettiva. La [[Industria culturale|produzione industriale]] di immagini e gli straripanti flussi della loro diffusione tramite i mass-media mettono a disposizione una quantità senza precedenti di simboli culturalmente significativi, spendibili nella dimensione del dramma sociale".<ref>{{cita libro|Fabio | Dei | Beethoven e le mondine. Ripensare la cultura popolare|2007|Meltemi Editore srl|Roma|pagine=126-127|isbn=88-8353-559-6|}}</ref>. In questo senso, grande impatto hanno avuto le teorizzazioni di [[Theodor W. Adorno]] e degli altri filosofi della [[Scuola di Francoforte]], che riprendendo il concetto [[Antonio Gramsci|gramsciano]] di "[[egemonia culturale]]" vedevano nella cultura industriale che diviene cultura di massa lo strumento principale della perpetuazione dell'[[egemonia culturale]] delle classi superiori. Anche in relazione a queste considerazioni gli elementi culturali classificabili come elementi di cultura di massa sono spesso oggetto di pesanti critiche, che li etichettano come superficiali, consumistici, sensazionalistici o vuoti di contenuti. Altri approcci teorici, come ad esempio quelli dei [[cultural studies]], criticano invece la visione della cultura di massa come diffusione unidirezionale di contenuti culturali omologati, mettendo l'accento sulla rielaborazione attiva e creativa effettuata dai fruitori.
== Note ==