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Tra i rifugiati di Guam ce ne furono circa 1 600 che chiesero il rimpatrio in Vietnam. Molti di loro erano militari dell'esercito o della marina sudvietnamiti. La marina vietnamita aveva stipato di gente le sue navi durante l'evacuazione ed aveva preso il largo, raggiungendo Guam. Con le famiglie spesso rimaste in patria, soldati e marinai richiesero — ad un certo punto pretesero — di essere autorizzati a tornare in Vietnam.
 
L'[[Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati]] ('''UNHCR''') inizialmente assunse la responsabilità del rimpatrio. Il governo vietnamita esigette che per ciascun potenziale rimpatriato si compilasse un lungo questionario. L'UNHCR compilò i questionari e li presentò, ma dal Vietnam non si manifestò alcuna risposta. Nel frattempo i rifugiati si facevano sempre più insistenti nelle loro pretese di rientro, anche inscenando manifestazioni e minacciando atti di violenza e suicidi. Nel settembre 1975 Julia Taft consigliò che ai Vietnamiti fosse dato il mercantile ''Tuong Tin'' per andarsene da Guam in Vietnam. La [[US Navy]] ripristinò la nave per il viaggio verso il Vietnam.<ref>''U.S. Marines in Vietnam -- The Bitter End, 1973-1975'', p. 225-227 http://ehistory.osu.edu/vietnam/books/end/0226.cfm; Thompson, pp 69-71</ref>
 
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