Indice cefalico: differenze tra le versioni
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Boas sosteneva che se essendo le caratteristiche craniofacciali così malleabili in una singola generazione, allora l'indice cefalico aveva un'utilità molto scarsa per definire razze e mappare popolazioni ancestrali. Studiosi come [[Earnest A. Hooton]] continuarono tuttavia a sostenere che sia l'ambiente che la genetica erano coinvolti. Boas da parte sua non sostenne mai che la forma del cranio fosse totalmente condizionata dall'ambiente.
Nel [[2002]], uno studio di Sparks e Jantz effetuato utilizzando nuove tecniche statistiche rivalutò alcune delle conclusioni di Boas dimostrando che esiste una "relativamente alta componente genetica" coinvolta nello sviluppo della forma del cranio.<ref>{{
Nel [[2003]], gli antropologi Clarence C. Gravlee, H. Russell Bernard, and William R. Leonard rianalizzarono i dati di Boas conclusero che la maggior parte delle sue conclusioni erano corrette. Inoltre, applicando nuove tecniche statistiche al computer scopriono nuove evidenze a supporto della plasticità del cranio <ref>http://www.gravlee.org/files/pdfs/gravlee03a.pdf</ref>. In una pubblicazione successiva Gravlee, Bernard and Leonard rivisitarono anche l'analisi di Sparks e Jantz. I tre sostennero che Sparks e Jantz malinterpretarono Boas e che il loro stesso studio dava ragione a Boas. Per esempio essi sottolineano che Sparks e Jantz interpretano i cambiamenti nelle dimensioni del cranio in relazione a quanto tempo un individuo è stato negli Stati Uniti, al fine di testare l'influenza dell'ambiente. Boas, tuttavia, esaminò i cambiamenti nella dimensione cranica rispetto a quanto tempo la madre era negli Stati Uniti. Essi sostengono che il metodo Boas è più utile, perché l'ambiente prenatale è un fattore di sviluppo fondamentale<ref>http://www.gravlee.org/files/pdfs/gravlee03b.pdf</ref>.
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